Don Dario Acquaroli direttore della casa del Patronato a Sorisole

Don Dario Acquaroli, 32 anni, attualmente collaboratore del Patronato San Vincenzo di Bergamo, nonché vicerettore della casa di Sorisole e responsabile nella stessa della comunità dei minori, è il nuovo direttore della casa del Patronato a Sorisole. Succede all’indimenticato don Fausto Resmini, scomparso per il covid il 23 marzo scorso. «L’Associazione preti del Patronato San Vincenzo e l’Opera diocesana Patronato San Vincenzo — si legge nel comunicato in cui si annuncia la nomina — hanno provveduto ad assegnare gli incarichi di don Fausto ad altri membri della comunità. In dettaglio, don Dario Acquaroli eserciterà la direzione di tutti i servizi della casa di Sorisole».

Don Acquaroli è nato il 22 maggio 1988 a Bergamo, ma è della parrocchia di Lallio. Dopo l’ordinazione sacerdotale (25 maggio 2013) è stato vicario parrocchiale di Santa Caterina in città (2013-2017). Poi ha chiesto e ottenuto dal vescovo Francesco Beschi di far parte della comunità dei preti del Patronato San Vincenzo, fondata da don Bepo Vavassori. Vi è entrato nel 2017. Dallo stesso anno è anche collaboratore pastorale di Gorlago. «Ringrazio di cuore per l’enorme fiducia che mi è stata data — scrive don Acquaroli sul suo sito Facebook —. Il vuoto creatosi con la scomparsa di don Fausto è incolmabile e la sua mancanza si sente molto. Sono sicuro che potremo continuare ogni cosa collaborando, mettendoci in ascolto di Dio e seguendo l’esempio di don Fausto. Chiedo un ricordo nella preghiera, perché insieme a tutti coloro che operano nella casa di Sorisole possa vivere il mio servizio seguendo le orme di don Fausto».

Il desiderio di entrare nella famiglia del Patronato è di lunga data in don Acquaroli. «È una richiesta che avevo comunicato già quando ero seminarista — aveva confidato al nostro sito alla vigilia di entrare nel Patronato —. Il superiore don Davide Rota mi manda nella casa di Sorisole come responsabile delle aree minori non accompagnati e minori con penale. So bene che è un compito molto delicato, ma mi sento chiamato a testimoniare il volto di Dio che si prende cura di ogni uomo, anche del fratello più rifiutato e abbandonato. Ho incontrato queste realtà già in Seminario frequentando il carcere e le iniziative di don Fausto. E il mio proposito è ancora più significativo, perché la famiglia del Patronato è espressione della Chiesa di Bergamo verso la gioventù e i poveri».