Al via la settima edizione di Orlando, il festival della pluralità

Domani sera, martedì 4 agosto, prenderà il via la settima edizione di Orlando, il festival bergamasco che, attraverso la pluralità dell’arte, racconta la pluralità dell’identità di genere. Dopo la fiducia dimostrata dal Comune di Bergamo che, dallo scorso anno, ha deciso di sostenere il Festival attraverso una convenzione che ne permetterà una progettualità triennale, quest’anno sono le organizzatrici e gli organizzatori del Festival stesso a voler manifestare la propria fiducia verso ospiti e pubblico. «Quando, lo scorso marzo, la situazione italiana sembrava peggiorare quotidianamente e progressivamente, l’equipe di Orlando, potendo scegliendo se annullare l’edizione del 2020, posticiparla al 2021 o immaginare di riproporla soltanto con
qualche mese di ritardo, non senza esitazione, ma con il desiderio e il piacere di non contribuire
ulteriormente alla crisi della cultura e rispettare gli accordi presi con le e gli artisti, ha voluto sognare questa nuova edizione di Orlando come un’occasione» spiega Mauro Danesi, direttore artistico del Festival.

Orlando quest’anno si svolgerà in due atti: il primo, dal 4 all’8 agosto, dedicato principalmente alla performance; il secondo, dal 5 all’8 novembre, invece, alla cinematografia. Per caso o coincidenza, proprio in quest’anno che ha fatto tristemente conoscere a Bergamo l’assenza, la distanza e la sofferenza, Orlando mette al centro della propria riflessione, avviata ancora quando non si sapeva quello che sarebbe accaduto, il tema del piacere, e intrinsecamente del corpo. «La volontà di parlare di piacere è nata dal pensiero condiviso del gruppo di lavoro per cui troppo spesso il piacere, da intendersi come l’apprezzamento delle piccole cose, venga evitato. Il messaggio di Orlando è quello di riappropriarsi del piacere, che, dopo quanto accaduto a Bergamo, non può che essere necessario per un nuovo inizio. Proprio qui dove si è fatta esperienza di assenza e dolore, noi vorremmo riportare al centro e sulla scena corpi e piacere» – continua il direttore artistico, che, a proposito, accanto ai nomi più noti di Silvia Gribaudi, con gli spettacoli OveTour e Graces, Alessandro Sciarroni con la performance Save the last dance for me, e Cristina Donà e Daniele Ninarello con Perpendicolare, lascia spazio a Dance well, F e Amour Monstre.

Dance Well è il laboratorio proposto da Giovanna Garzotto e CSC Scena Contemporanea Bassano del Grappa, che, dopo la “prima” di sabato 8 agosto presso l’Accademia Carrara, a partire dall’autunno 2021 diventerà un laboratorio costante del museo: si tratta, infatti, di un’attività che va oltre la pratica dell’arte-terapia, ma che, pensata per persone affetta da morbo di Parkinson, ha come obiettivo quello di fare in modo che il corpo superi il proprio limite fisico e riscopra dignità e piacere fuori da sé, come parte di un spazio pubblico artistico.

Il riportare al centro il corpo e il piacere è anche l’obiettivo di F, una performance
partecipata di e per tutte le età attraverso la quale Valentina Pagliarani interroga le e i partecipanti sulla ricerca della felicità a partire dai confini, spesso limitanti, del corpo umano. Infine, ad accompagnare questo primo atto dell’edizione, è la mostra Amour Monstre di Sophie Hames, che occuperà un piccolo spazio con i piccoli mostri quotidiani, «e con i quali troppo spesso Bergamo ha dovuto convivere durante la sua storia più recente» – conclude Danesi, che possano però trasformare fragilità e paure in desideri.

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