Accademia Carrara: “L’arte, come la letteratura, la musica e la cultura in generale, può farsi balsamo per l’anima”

La vita nonostante la morte. È quel che, continuamente, ci suggerisce l’arte ed è quel che vuole ribadire l’Accademia Carrara che, il 22 maggio, ha riaperto le porte ai visitatori. «La pandemia causata da Covid 19 è stata una tragedia per l’umanità ed è anche stato un periodo difficilissimo per il settore culturale – afferma Maria Cristina Rodeschini, direttrice dell’Accademia Carrara –. La penalizzazione è stata fortissima: dall’oggi al domani, abbiamo dovuto chiudere un museo e una mostra in corso, che raccoglieva numerose opere da diverse parti del mondo e che era dedicata a Simone Peterzano, ovvero “Tiziano e Caravaggio in Peterzano”. È molto triste pensare come le regioni italiane più colpite dalla pandemia, Lombardia e Veneto, rappresentino, dopotutto, il cuore pulsante del patrimonio artistico espresso dal nostro museo. All’inizio è prevalso lo smarrimento, poiché non sapevamo cosa fare. Poi, le disposizioni governative si sono fatte man, mano, più precise e si è deciso, quindi, per la chiusura totale».

Ma le opere non sono state lasciate sole. «Quasi ogni giorno, io e il personale incaricato ci siamo preoccupati di compiere dei sopralluoghi nelle sale, per verificare che tutto fosse a posto – spiega Rodeschini –. Impensabile lasciar sole delle opere così preziose, seppur adeguatamente protette da un punto di vista della sicurezza e dell’equilibrio climatico. È stato doloroso e surreale aggirarsi per il museo senza che, al suo interno, ci fossero altri visitatori. Un museo senza pubblico, è un museo a metà: un luogo di conservazione di beni artistici, ma non di confronto e di formazione. Nonostante la straordinarietà di questa situazione, abbiamo impiegato poco per riprenderci d’animo e riallacciare il rapporto con il pubblico. Abbiamo infatti messo in atto una serie di strategie pronte da anni, in modo da rendere attivo il museo anche a distanza».

Strategie che hanno visto protagonisti la rete e i social network. «I social si sono rivelati fondamentali, del resto siamo il terzo museo in Italia per numero di follower su Instagram – afferma la direttrice –. I progetti da remoto si sono rivolti, soprattutto, ad un pubblico giovanile, attraverso progetti dedicati (laboratori e programmi ludici); quella dei giovani è infatti una categoria sensibile, che è stata particolarmente colpita dal lock down, nonostante la scuola abbia svolto al meglio il proprio ruolo. Quest’esperienza a distanza ci ha fatto riscoprire quanto davvero conti, per le persone, avere un dialogo sui temi riguardanti la cultura, quanto sia importante essere ascoltati e poter essere presi in considerazione. Quando abbiamo riaperto, siamo stati fra i primi musei, in Lombardia, a farlo. Per ora, l’accesso al pubblico è garantito il venerdì pomeriggio, il sabato e la domenica. Da settembre, estenderemo l’orario anche al venerdì mattina, mentre da ottobre verrà incluso pure il giovedì». Più di seicento ed esposte in 28 sale le opere del museo, alle quali si sommerà una novità: «Nella sala 19 del museo saranno esposti, fino al 30 agosto, “I musici” di Caravaggio – illustra Rodeschini –, un’opera estremamente significativa che il Metropolitan Museum of Art di New York ci ha permesso di esibire. Causa Covid, infatti, nessuno ha più potuto venire a ritirare il dipinto (che faceva parte della mostra su Peterzano): perché tenerlo chiuso in una cassa? Anche a causa degli ottimi rapporti che ci legano, il Metropolitan ha risposto con estrema positività alla nostra richiesta. Della mostra (chiusa in anticipo, ma che sarebbe dovuta terminare il 18 maggio) è rimasto il catalogo e una conferenza trasmessa, a distanza, nelle scuole. Presto, faremo anche un montaggio audio e video con un commento dei vari curatori: questo è per noi molto importante affinché della mostra non si ricordino solo i dati tecnici o scientifici ma anche quelli estetici. Durante il lock down, comunque, sono rimasta in contatto con i direttori di tanti altri musei: diversi mi hanno scritto, inviandomi messaggi di solidarietà, dalla Spagna, per esempio, ma anche dall’Inghilterra e dall’Austria. E proprio il Kunsthistorisches Museum di Vienna ci ha permesso di esporre un’altra opera rimasta chiusa nella cassa causa lock down, ovvero “Venere e Marte” di Tiziano: dal 4 settembre, sarà presente nella sala 18». Ma non è tutto: fino al 25 ottobre 2020, infatti, grazie al sostegno di Comune di Bergamo e Provincia di Bergamo, è stata pensata una promozione per i cittadini che hanno la residenza a Bergamo o in provincia: l’ingresso speciale a soli cinque euro. «La considero una bellissima opportunità per i visitatori, dato che la Carrara è un punto di riferimento culturale per tutto il territorio – dice Rodeschini –, un patrimonio talmente eccezionale che deve essere riconosciuto come pubblico, innanzitutto, dai cittadini del luogo e, poi, da quelli del mondo intero. Questa promozione mi sembra quindi giusta e doverosa. Temevamo, fra l’altro, la scarsa affluenza, soprattutto per l’assenza di turisti stranieri. Ma non è stato così: anche grazie a questa promozione, si è registrata una grande partecipazione, ad opera della gente del territorio. Ad ora, incominciamo a registrare visite pure dal resto della regione e i numeri parlano di più di 400 persone a settimana». Numeri che fan ben sperare nonostante l’incertezza dell’autunno. «Gli esperti dicono che con molta probabilità, la diffusione del Covid, durante l’autunno, possa tornare ad aumentare. Abbiamo però preso ogni misura di sicurezza per contrastare i contagi e siamo fiduciosi nelle persone e nella loro maggior consapevolezza. Ora sappiamo come comportarci». Una certezza, quella di Rodeschini, che si accompagna a una riflessione sull’arte e sulla cultura e sul ruolo salvifico e catartico che, durante l’isolamento forzato, hanno saputo incarnare: «L’arte, come la letteratura, la musica e la cultura in generale, può farsi balsamo per l’anima e credo che, durante il lock down, tutti noi abbiamo sentito la necessità di questo balsamo, trovando una risposta in esso, in modo, così, da superare il disagio che stavamo vivendo».

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