Chiara di Assisi e Maria di Nazaret

Due donne, così lontane, così vicine

Da Chiara a Maria, la Donna assunta in cielo. Mi sto chiedendo che cosa unisce due figure di donne così lontane e per certi versi così vicine… Lucia

La vergine Maria e santa Chiara sono due donne molto lontane nel tempo, cara Lucia, eppure molto vicine: entrambe, infatti, hanno generato, prima di tutto nella fede, il Signore Gesù e lo hanno donato ai fratelli. Maria è per Chiara il modello ispiratrice della propria vita evangelica. Non per nulla Chiara è anche chiamata “l’Altra Maria”: guardando alla Vergine di Nazareth e ponendosi alla scuola di san Francesco, ella scopre la sua vocazione di “figlia e ancella dell’altissimo Re, il Padre celeste, madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo e sposa dello Spirito Santo”, attributi che san Francesco riserbava alla Madre di Dio. 

Chiara, lo sguardo sempre rivolto a Maria

Dagli albori al compimento, Maria ha sempre accompagnato la vocazione evangelica di Chiara: è proprio nella chiesetta di santa Maria degli angeli alla Porziuncola che Francesco consacra a Dio la giovane assisana, ed è ancora Lei che la accompagna nel suo ultimo transito dalla terra al cielo. Racconta la “Legenda” che in prossimità della morte di Chiara, una sorella, accanto al suo capezzale, ebbe una beatificante visione: 

«Entra una schiera di vergini in bianche vesti e tutte hanno ghirlande d’oro sul capo. Si avanza tra loro una più splendente delle altre, dalla cui corona, che appare alla sommità come un turibolo traforato, s’irradia un tale splendore da mutare in luce del giorno l’oscurità della notte tra le pareti della casa. Si avvicina al lettuccio, dove giace la Sposa del Figlio e, chinandosi su di lei con tenerissimo amore, le dona un dolcissimo abbraccio. Le vergini distendono un pallio di meravigliosa bellezza e, tutte a gara servendo, rivestono il corpo di Chiara e ne adornano il talamo».

L’intera spiritualità di santa Chiara è intessuta di atteggiamenti mariani. Nella terza lettera a santa Agnese di Praga, ad es., la nostra santa invita Agnese a portare Cristo nel suo grembo, come la Vergine delle vergini lo portò materialmente:

«A qual modo, dunque, che la gloriosa Vergine delle vergini portò Cristo materialmente nel suo grembo, tu pure, seguendo le sue vestigia, specialmente dell’umiltà e povertà di Lui, puoi sempre, senza alcun dubbio, portarlo spiritualmente nel corpo casto e verginale. E conterrai in te Colui dal quale tu e tutte le creature sono contenute, e possederai ciò che è bene più duraturo e definitivo anche a paragone di tutti gli altri possessi transeunti di questo mondo».

Chiara, inoltre, indica ad Agnese il “Figlio dell’Altissimo, che la Vergine ha partorito, senza cessare di essere vergine” e la invita a stringersi “alla sua dolcissima Madre, la quale generò un Figlio tale che i cieli non lo potevano contenere, eppure ella lo raccolse nel piccolo chiostro del suo santo seno e lo portò nel suo grembo verginale”. 

Una spiccata sensibilità femminile

Le immagini sono particolarmente forti ed evocano una spiccata sensibilità femminile e una vocazione alla maternità. Come Maria, anche Chiara e le sue sorelle generano Cristo nel prendersi amorevole cura le une le altre, in povertà e umiltà. Anche ai piedi della croce, la nostra santa sta con l’atteggiamento amoroso e forte della Madre Addolorata: lasciandosi conquistare “dall’ineffabile carità per la quale il Figlio di Dio volle patire sul legno della croce e su di essa morire della morte più infamante”, (4° Lett.), considera “i dolori della Madre ritta ai piedi della croce” (Lett. ad Ermentrude). 

La “pianticella” di Francesco (così è chiamata santa Chiara) è donna protesa al cielo, a quella “vita beata ed eterna dove il Re stesso la unirà a sé nell’etereo talamo” (cfr. Lettere). Ella contempla, nel Crocifisso povero, il Signore della gloria che siede glorioso su un trono di stelle, al cui profumo i morti risorgono e la gloriosa visione di lui formerà la felicità dei cittadini della Gerusalemme celeste. 

È Lui che la introdurrà, come Maria, nella sua gloria e la coronerà con la corona della vita.

L’itinerario percorso da Chiara non è riservato a poche “anime elette”, ma ad ogni cristiano che, per il battesimo, è divenuto dimora della Trinità santissima; lo evidenzia in una sua lettera:

“Sì, è ormai chiaro che l’anima dell’uomo fedele, che è la più degna di tutte le creature, è resa dalla grazia di Dio più grande del cielo. Mentre, infatti, i cieli con tutte le altre cose create non possono contenere il Creatore, l’anima fedele invece, ed essa sola, è sua dimora e soggiorno, e ciò soltanto a motivo della carità, di cui gli empi sono privi. È la stessa Verità che lo afferma: «Colui che mi ama, sarà amato dal Padre mio, e io pure lo amerò; e noi verremo a lui e porremo in lui la nostra dimora»” (3° Lett.).