Covid 19 e cambiamenti climatici: “La pandemia mostra quanto sia fragile l’equilibrio della Terra”

“La corsa per salvaguardare la vita nella Terra ha bisogno di partire adesso”, spiega Greta Thunberg nella lettera indirizzata ai leader dell’Unione Europea. “Non dobbiamo agire fra qualche anno ma adesso”. Fra i firmatari Malala Yousafzai, Leonardo DiCaprio, Priyanka Chopra, Opal Tometi, Jane Fonda, Shawn Mendes, Coldplay, Mark Ruffalo, Margaret Atwood e molti altri ancora.

La giovane attivista svedese ha lanciato un appello ai leader europei, sottoscritto da molte celebrità e altrettanti scienziati, con sette misure da attuare subito a favore del clima per combattere in modo efficace la crisi climatica di questi anni.

Abbiamo intervistato la “Green Influencer” Federica Gasbarro, che milita nel movimento “Fridays For Future”, dove ha condiviso con Greta Thunberg diverse iniziative, ed è autrice dell’ebook “Covid-19. La lotta contro il riscaldamento globale al tempo dell’epidemia”. Questo ebook fa parte della Collana “Molecole” (Piemme 2020, 2,99 euro), che lancia uno sguardo sul difficile presente per meglio comprendere il futuro, mai apparso così incerto. Il breve saggio contiene le riflessioni della giovane attivista, nata a Roma nel 1995, studentessa di Scienze biologiche all’Università romana di “Tor Vergata”.

“Da attivista contro il cambiamento climatico – dichiara l’autrice -, non ho potuto fare a meno di chiedermi anche come stesse il nostro pianeta. Di analizzare cosa fosse accaduto ai livelli di inquinamento, ora che la maggioranza di noi è rintanata in casa, la gran parte dei servizi commerciali è chiusa e le attività aggregative sono sospese”.

Federica, com’è iniziato il Suo impegno ambientalista? 
«In piazza più di un anno fa. Premetto che la mia famiglia è sempre stata attenta alle dinamiche ambientali, inoltre gli studi universitari in scienze biologiche mi hanno portata ad avere un grande interesse per l’ambiente in generale. Più concretamente sono scesa in piazza nel febbraio dello scorso anno, quando ho saputo che il movimento di Greta Thunberg “Fridays For Future” avrebbe manifestato per il clima nella mia città, a Roma in Piazza del Popolo. Anch’io come gli altri ragazzi intervenuti, volevo far sentire la mia voce e la mia intenzione era di dare una mano, grazie alle conoscenze che avevo. E così è iniziato il mio impegno ambientalista». 

C’è una correlazione fra pandemia e riscaldamento globale? 
«Per il caso specifico del Covid-19 si stanno facendo ancora molte analisi e tanti studi, però questa pandemia ha dimostrato quanto siano fragili le fondamenta ecologiche del nostro Pianeta. Per altri virus molto simili al Covid-19, quali la febbre gialla o la SARS, è stato comprovato che si è trattato proprio di un uso improprio della Terra, in qualche modo. Per esempio il disboscamento selvaggio è causa di migrazioni di animali e non solo di popolazioni, se pensiamo che gli animali sono vettori di queste malattie, nel momento in cui vengono a contatto con l’uomo, perché costretti a lasciare il loro habitat naturale, ecco come può accadere, che un determinato virus, come pare sia accaduto con il Covid-19, possa fare il famigerato salto di specie, (in inglese spillover) processo naturale per cui un patogeno degli animali evolve e diventa in grado di infettare, riprodursi e trasmettersi all’interno della specie umana. Nel caso invece della Lombardia, una delle regioni che più soffre l’inquinamento atmosferico e una delle regioni più colpite dal Coronavirus, stanno facendo delle ricerche per capire se effettivamente il particolato di PM10, l’inquinante più frequente nelle aree urbane, possa fungere da vettore».

È vero che l’emergenza Coronavirus può insegnarci molto su come affrontare le minacce ambientali? 
«Assolutamente sì, perché, come dice anche Greta: “Una crisi deve essere trattata come una crisi”. Abbiamo visto che siamo in grado di far fronte a un’emergenza, dovremmo imparare a percepire come emergenza anche quella climatica, come ripetiamo noi giovani nelle piazze di tutto il mondo. Il cambiamento climatico a lungo termine può essere causa di morte e di sofferenza». 

Cambiamenti climatici e inquinamento dell’aria e del mare sono i timori maggiormente avvertiti dalla popolazione italiana, però d’altro canto nessuno vuole fare sacrifici. Come incentivare il comportamento virtuoso degli italiani? 

«Dico sempre: “Le parole insegnano, ma gli esempi trascinano”, quindi anche con l’esempio si può riuscire a far cambiare il comportamento meno “virtuoso” della nostra vicina di casa, della nostra amica un po’ pigra o di quel signore che getta il sacchetto dell’immondizia accanto al bidone, perché strapieno». 

Lei era stata scelta per partecipare come unica rappresentante italiana al vertice sul clima organizzato dalle Nazioni Unite a New York lo scorso settembre 2019. Che cosa ricorda di quell’esperienza? 

«Sono stata scelta per andare a New York, perché è piaciuto un progetto scientifico che ho presentato, e all’epoca era più un’idea che un progetto. Studiando Biologia conoscevo l’esistenza di questi fotobioreattori a microalghe che purificano l’aria, quindi ho proposto di adottare questa tecnologia in fase sperimentale e magari di investire in questo e portarlo in una fase successiva di sperimentazione. Quando sono tornata in Italia la Fondazione Mike Bongiorno mi ha offerto una borsa di studio a supporto di questo progetto. Ed è stato lì, supportata dalla professoressa del Dipartimento di Biologia, che il progetto ha preso forma. Per la mia tesi costruirò questo piccolo prototipo, cercando di capire come ottimizzarlo. Tornando all’esperienza newyorkese, all’inizio mi sentivo intimorita, perché pensavo a tutti quei leader del Pianeta, che avevano frequentato il Palazzo di Vetro, però provavo anche molta soddisfazione, perché finalmente noi giovani avevamo trovato un posto sulla scena globale, dove le nostre istanze venivano ascoltate. Se poi queste istanze sono messe in pratica o meno, su questo ci sarebbe da dire, ma l’ascolto è già qualcosa. Ho incontrato di nuovo Greta che avevo conosciuto a Roma nell’aprile del 2019. Ho notato che Greta quando si relaziona con i suoi coetanei appare più rilassata e tranquilla. Quando deve far valere le sue ragioni invece Greta assume un’espressione determinata. Il Coronavirus ha privato Fridays For Future di qualcosa di fondamentale, cioè degli spazi di aggregazione e della piazza, che, insieme al fatto di essere composto da giovani e giovanissimi, è l’elemento che più ha contraddistinto il movimento fin da quando Greta se ne stava seduta da sola davanti al Parlamento svedese, rendendolo ciò che è, ovvero il movimento pacifico più dirompente degli ultimi anni. Per ora ci ritroviamo su “piazze virtuali”, in attesa di ritrovarci presto nelle piazze reali, assemblarci era l’anima del movimento, pensiamo a quei bellissimi mega assembramenti di 200mila persone… Chissà quando sarà nuovamente possibile, speriamo presto!».