Paolo Valoti, presidente Cai di Bergamo: “La montagna cura le nostre ferite”

«La montagna per i bergamaschi è una questione di appartenenza, una caratteristica identitaria. L’impossibilità, durante il doveroso lockdown, di andare in quota è stata dura, ma ora siamo pronti a ripartire. La montagna aiuta a curare le profonde ferite che il Covid-19 ci ha lasciato addosso, la natura a ritrovare un equilibrio. E il nostro territorio, per sua conformazione, è naturalmente predisposto alle attività all’aria aperta, al distanziamento fisico, alla riscoperta di un benessere interiore». Paolo Valoti, presidente dell’Unione Bergamasca CAI, non ha dubbi: in bergamasca, la ripartenza post-Covid sta passando anche dalla montagna.

Ritorno in montagna nel post-Covid

Non può che essere così, spiega, per una provincia per tre quarti montana il cui spirito è da sempre iscritto in altura, solcata da cinque valli diverse e da una rete di oltre 450 sentieri e il cui Vescovo ha scelto proprio l’alta quota – la Cappella Savina in Presolana, a 2085 metri – per la celebrazione della messa in memoria delle vittime del Covid, lo scorso 5 luglio. «I bergamaschi hanno da sempre spirito di montanari, alpini e alpinisti – continua Valoti – e questo legame è stato riscoperto dopo la pandemia, favorendo la ripresa delle attività escursionistiche e anche economiche in quota». A dirlo sono anche i numeri: secondo Valoti , infatti, le presenze sui sentieri bergamaschi sono aumentate rispetto agli anni scorsi, creando un interessante mix tra appassionati storici e persone (anche giovani) che vi capitano per la prima volta, in virtù di un cambio di attitudine rispetto al viaggio che porta a valorizzare le mete “fuori casa”. «Con tutti i pro e i contro – commenta Valoti –, dal momento che spesso manca una reale consapevolezza di che cosa sia davvero la montagna: un territorio bellissimo ma delicato, da visitare con coscienza, rispetto e preparazione. Inoltre non tutti sono a conoscenza delle oggettive difficoltà della montagna, che spesso vengono sottovalutate o sottostimate. Qui entra in gioco il ruolo di sensibilizzazione, educazione e informazione del CAI, così che ci si possa avvicinare all’ambiente montano con maggiore attenzione».

Rifugi, presidio e volano per i territori montani

Fondamentale e significativo, in questa fase, è stato ed è secondo Valoti il lavoro dei rifugisti. Se infatti durante il lockdown dibattiti, confronti e scambi di idee si sono spostati online – riscoprendo anche l’importanza e la bellezza dello spirito di squadra e della cooperazione – non appena è stato possibile “riaprire” molti rifugi hanno iniziato a mettere in campo una serie di lavori di adeguamento alle nuove norme sanitarie: innovazioni apprezzatissime dagli escursionisti e che hanno testimoniato l’alto indice di consapevolezza e di professionalità da parte dei gestori dei rifugi, attentissimi a garantire sicurezza e tutela della salute in una fase così delicata. «I rifugi – spiega ancora Valoti – possono essere il volano per il rilancio delle economie locali e stanno riprendendo gradualmente il loro imprescindibile ruolo di presidio culturale montano. E con la ripresa e l’aumento dei flussi in montagna, abbiamo registrato un aumento soprattutto del momento conviviale del pasto in rifugio, più che del pernottamento. Un bello slancio, che fa ben sperare per l’intera stagione estiva». Sul territorio bergamasco, i rifugi sono in totale una trentina – di cui 17 del CAI e gli altri privati – e la rete di sentieri tra più noti e meno battuti è lunga oltre 2600 chilometri: il lavoro di sensibilizzazione del CAI, che ha diffuso anche un decalogo di suggerimenti per un escursionismo sicuro e consapevole, punta a far conoscere anche le tratte minori anziché affollare soltanto le “mete famose” e a diffondere una cultura della montagna pulita, attenta e rispettosa dei suoi equilibri delicati. «Quella in montagna – conclude Valoti – è un’esperienza essenziale. Ascoltare il silenzio, vedere un’alba o un tramonto in quota, osservare gli animali selvatici nel loro ambiente… Vi invitiamo a provarla, a vivere in sicurezza questa immersione autentica. È questo il vero spirito bergamasco».