Le Vie di Francesco: in cammino a piedi tra Firenze, Assisi e Roma

Nell’estate post Covid–19, già che si è ripreso a viaggiare riscoprendo il Belpaese, inaugurando così il turismo di prossimità, quale migliore occasione percorrere la via suggerita da Ardito, uno dei più noti descrittori dei cammini d’Europa, per persone allenate a camminare, magari in montagna come i bergamaschi, un cammino nel cuore italico spirituale e fisico. Un percorso di 450km, da effettuare in 24 giorni di cammino complessivi, che conducono attraverso le Foreste Casentinesi, la valle del Tevere, il Subasio, la cascata delle Marmore, la Valle Santa di Rieti e la Sabina fino alle porte della Città Eterna, incontrando paesaggi meravigliosi impreziositi dai luoghi di preghiera creati dal santo di Assisi. 

Ne parliamo con Fabrizio Ardito, giornalista e fotografo romano, che più di 15 anni fa ha iniziato a percorrere i lunghi cammini d’Europa rimanendo affascinato dall’atmosfera, dai luoghi,  e dai compagni di viaggio e ha scritto il volume“Le Vie di Francesco” (Ediciclo Editore 2020, Collana “A passo d’uomo”, Prefazione di Matteo Maria Zuppi, pp. 201, 16,00 euro) nel quale indica “Un cammino di spirito e natura tra Firenze, Assisi e Roma” ripercorrendo le orme del Poverello, Patrono d’Italia. 

“Sarà un lungo viaggio, pieno di sorprese e d’incontri…”. 

“Un passo alla volta, senza fretta, con il vento che soffia sulla strada”. Fabrizio, nell’estate 2020 dove gli italiani hanno riscoperto il turismo lento, il Suo libro appare particolarmente attuale. Cosa ne pensa? 

«Sì, penso che il turismo lento e soprattutto quello dei cammini sia una risposta saggia a tutti i problemi legati alla crisi del turismo. Il cammino è un tipo di viaggio in cui il distanziamento fisico (preferisco usare questo termine al posto di “sociale”) è automatico. È facile da mantenere. È una buona idea decidere di andare in vacanza facendo un cammino, ma questa idea va usata con buon senso. Il problema sui cammini è quello della ricettività. Come accade nei rifugi alpini, non sono praticabili nelle forme consuete, a causa dell’emergenza Covid–19, ostelli, rifugi, cioè posti dove si dorme in camerate, si mangia tutti insieme. È impossibile garantire le misure di sicurezza. Con un minimo di organizzazione si può camminare tranquillamente, prenotando da dormire in luoghi che offrono normali garanzie di sicurezza, come per esempio dormire da soli in una camera di un agriturismo. Camminare vuol dire non dover prendere aerei, non doversi stipare nei pullman, evitando possibili situazioni critiche». 

Paesaggi quasi incontaminati da Firenze ad Assisi, fino a Roma, attraverso meraviglie naturali e storiche del centro del nostro Paese. Qual è stato il luogo che più l’ha colpito? 

«Lungo il cammino di Francesco ci sono molti luoghi emozionanti come la Basilica di Assisi, la chiesina di Santa Maria della Vittorina a Gubbio, dove Francesco incontrò e ammansì un lupo che uccideva animali e uomini. Vi sono altri luoghi diciamo “minori”, in linea con un cammino di questo tipo. Ne cito due, invece di uno. Il primo è l’Eremo di Montecasale che si trova tra San Sepolcro e Città di Castello. La tradizione francescana racconta una storia bellissima. Quando il Poverello d’Assisi giunse all’eremo, i frati erano preoccupati, perché in zona si aggiravano i briganti, che gli stessi frati avevano allontanato. San Francesco, da vero rivoluzionario qual era, disse ai frati che avevano sbagliato, i briganti non dovevano essere cacciati, ma accolti nell’eremo. Immaginiamo la scena: Francesco e i fraticelli si caricano una tovaglia piena di viveri, si recano nel bosco, organizzando il pranzo per i briganti, che restano senza parole. Subito però i briganti diventano amichevoli, infatti nell’Eremo una lapide ricorda che di questi briganti, tre divennero frati, trascorrendo lì tutta la lorovita. L’eremo è un luogo molto bello in mezzo alle foreste e da una terrazzina, dove c’è una statua di Francesco, si può ammirare il panorama infinito di foreste. Questo è un posto quasi unico ed è un privilegio poter trascorrere un’oretta a guardare il panorama che si ha di fronte, il fondovalle, con tutti i gatti che girano intorno. Un altro luogo particolare è l’Eremo di San Pietro in Vigneto che si trova quasi a metà strada tra Gubbio e Assisi. Probabilmente l’eremo già esisteva all’epoca di Francesco, perché era un punto di sosta per chi andava da un borgo ad un altro. Per molti anni qui ha vissuto un eremita “moderno”, che aveva restaurato il cancello e la costruzione del 1100. La cosa divertente è che questo eremita fuori aveva installato un citofono. Mi aveva fatto sorridere l’idea di un eremita, chepossedeva un citofono… Quando l’eremita è andato via, l’eremo è diventato un luogo di accoglienza sulla Via di Francesco, che ha la sua chiesa e il suo piccolo ostello. Ecco, anche in questo luogo si può assaporare il piacere di fare un viaggio di questo tipo». 

Possiamo dire che la Valnerina è un mondo a parte nel panorama della verde Umbria?

«Sì, mentre il paesaggio umbro è quello della grande valle con degli ulivi con i borghi arroccati come Spoleto, Trevi e Spello, la Valnerina ha un paesaggio completamente diverso. È una valle molto profonda, molto chiusa e poco solare, che è costellata di chiesette, abbazie, fortezze, perché la Valnerina rappresentava una via di transito fondamentale, una delle poche vie praticabili tra l’Adriatico e il Tirreno. Nella Valnerina il cammino è completamente diverso, innanzitutto non si sale e non si scende per alcuni giorni, ma si cammina in piano lungo il fiume. Qui il clima è diverso: c’è acqua dappertutto, il fiume è pieno di trote, c’è la Cascata delle Marmore, c’è la gente che va in canoa. Nulla a che vedere con la valle degli ulivi, che si associa all’Umbria e a San Francesco. Un’altra differenza importante è che in Valnerina c’è molto meno turismo, il terremoto ha colpito la parte alta della Valnerina, la via di Francesco non è stata praticamente toccata. Solo andando più a nord, verso Norcia, si notano i danni del sisma». 

Quali sono le maggiori differenze fra la Via di Francesco e il Cammino di Santiago di Compostela? 

«Secondo me le differenze sono due. Il Cammino di Santiago è un percorso storico, cioè chi va a Santiago oggi sta percorrendo un itinerario che è stato codificato secoli fa, lungo il quale sono passati milioni di pellegrini e per questo sono nate una serie di strutture per loro, quali chiese, ostelli, ospedali. Il Cammino è una vera e propria autostrada e il Cammino moderno ha semplicemente riscoperto una via antica, che l’ha attrezzata per come la percorriamo noi. La Via di Francesco è un’invenzione che è nata da varie entità, l’idea era quella di creare un itinerario di cammino, che toccasse una serie di luoghi fondamentali nella vicenda di San Francesco. Quindi non è un itinerario che ha un attendibilità storica, ma Francesco in quei luoghi ci è passato. Un cammino “inventato”. L’altra differenza è che quando si percorre il Cammino di Santiago, che resta la pietra di paragone di tutti i cammini perché il più noto, si sta percorrendo quel che resta di una antica via storica però lungo il cammino quelle strutture, dove vivevano i frati sono diventate altro. Non c’è più quella presenza, che c’era all’epoca d’oro del pellegrinaggio. Sulla Via di Francesco, invece, la presenza del ricordo di Francesco e dei francescani, prosegue finora. I conventi che sono stati fondati da Francesco sono ancora lì, non sono diventati alberghi di lusso come è accaduto nel Cammino di Santiago, in Umbria la presenza di Francesco si è mantenuta nel corso dei secoli».

Quali sono gli elementi fondamentali che spiegano come quello di Francesco sia uno dei cammini europei di maggiore suggestione e successo? 

«Il primo motivo è la figura stessa di Francesco, credo che sia il Santo più amato e più conosciuto al mondo. Inoltre oggi Francesco è un Santo in sintonia con i nostri tempi, pensiamo al suo amore per la natura e per l’ambiente, alla fratellanza che il Poverello predicava. Inoltre Bergoglio quando è stato eletto Papa ha scelto di chiamarsi Francesco. Assisi è pace, è incontro tra diverse religioni, è dialogo e apertura tra fedi diverse. Il secondo motivo è il seguente. Ho fatto molti cammini, come quello della Via Francigena, ma solo nella Via di Francesco ho trovato quell’insieme di paesaggi storici che si incontrano in 23 giorni lungo la Via di Francesco che sono decine e decine. Ed ognuno di questi luoghi per chi non li conosce è una sorpresa».