La curiosità dei bambini tra incisioni rupestri e splendidi paesaggi

“Ma gli uomini delle caverne sapevano parlare?”. Tua figlia è di quelle bambine che le domande le tirano fuori dal cilindro così, a bruciapelo, passando da un argomento all’altro mentre il tuo cervello non ha fatto in tempo a voltar pagina. E così, mentre stai ancora pensando a quali siano esattamente i colori dell’arcobaleno, lei parte con una raffica di nuovi quesiti per i quali non accetta risposte superficiali.

“Beh, senza dubbio comunicavano, ma in modo diverso da oggi. E poi disegnavano, lasciavano incise graffiando la roccia scene di vita quotidiana. Tipo la caccia, i campi da coltivare, i villaggi”. A quel punto anche il fratello, grande appassionato di storia, dinosauri, fossili, mammut, si sente chiamato in causa. “Come facevano?”.

Ok, l’argomento affascina, la Val Camonica non è poi così lontana, Capo di Ponte te lo ricordi ancora dalle scuole elementari. Tanto vale provare. E così pronti via, si parte in cerca di risposte alla volta delle incisioni rupestri. Da Bergamo a Capo di Ponte (Naquane, per l’esattezza) il viaggio scorre velocemente, meno di un’ora e mezza, passata a immaginare ciò che verrà. “State attenti agli indizi, di certo ne troveremo”…”Ma usavano le rocce per incidere? Come facevano a fargli la punta? Il pittore era uno solo o tutti disegnavano a caso?”…”Sì va beh, ma intanto facciamo il gioco delle auto, vince chi ne vede una gialla”.

Tra un panino, una sosta e parecchie altre domande si giunge alla meta. Il parco è accessibile, anche se per rispettare le regole imposte dal Covid alcuni percorsi sono stati chiusi e occorre seguire un senso di percorrenza. Non c’è tanta gente, i bimbi spalancano gli occhi. E tu ritrovi, come ogni volta che vi vive “un’avventura”, la meraviglia del loro entusiasmo. “Il cervo! La casa! Il guerriero! Quella è una signora con la gonna?!”, tutto è una scoperta. Non sono poi tante le rocce sulle quali i disegni si osservano nitidi, la passeggiata va intervallata da momenti dedicati al paesaggio, alle foglie, alle formiche, alle corse.

Ma i tuoi figli ti sorprendono e accettano l’idea di andare anche al museo, addirittura sono disposti ad aspettare il proprio turno perché nelle sale non possono passare più di 14 persone alla volta. “Uuuhh qui sì che si vedono bene le incisioni, guarda che roba!”. Sì, il museo conquista anche i piccini.

La giornata vola, si torna a casa con qualche risposta in più. E mille nuove domande per mille nuove avventure.

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