Più che la morte ci mette ansia il dopo morte

La morte inevitabile rende necessario pensare a cosa ci aspetta dopo

Mi riesce sempre più difficile pensare non tanto alla morte, ma al dopo morte. Il corpo senza l’anima e l’anima senza il corpo proprio non riesco immaginarli. E la mia fede traballa. Beppe

È veramente difficile pensare al dopo morte, caro Beppe! Dall’aldilà nessuno è tornato a riferirci qualcosa, anche se alcune persone, dopo istanti più o meno lunghi di “morte”, hanno raccontato di essersi separate dal proprio corpo continuando, tuttavia, a percepirsi nella propria specifica identità.

Quelle cose che occhio non vide

Che significa? Concretamente non ci è possibile descriverlo. Sappiamo però che dopo la morte continueremo a vivere nella nostra unicità, sperimentando, dalla nostra prospettiva molto limitata, una pienezza di vita inimmaginabile, come scrive san Paolo: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano» (1Corinzi 2,9). 

Sappiamo bene che, dopo la nostra morte, 

il nostro corpo, fatto di terra, verrà riaffidato alla terra dalla quale è stato tratto 

ma siamo altrettanto certi che, secondo la nostra fede, alla risurrezione dei morti, ci verrà ridonato glorioso, spendente della luce di Cristo Risorto. Lo proclamiamo ogni domenica nella recita del Credo: «Aspetto la risurrezione dei morti», e nel simbolo apostolico: «Credo la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen». 

“La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio”

Ma c’è di più! Alla fine dei tempi, infatti, anche tutta la creazione parteciperà della gloria di Cristo; niente andrà perduto di quanto è uscito dalle mani creatrici di Dio; tutto sarà ricapitolato in Cristo, archetipo della creazione. È ancora l’apostolo che scrive ai Romani: «La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio (Rom. 8,19-21).

«E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più» (Ap.21,1) scrive san Giovani nell’Apocalisse!

Un cielo nuovo e una terra nuova, una creazione nuova, concreta, reale, fatta di cielo e di terra

ma riscattata per sempre dal potere del male, trasfigurata dalla luce della gloria di Cristo, inserita pienamente nell’eternità di Dio e nella sua comunione trinitaria.

Anche il corpo

Materia, terra, anima e spirito… Non voglio entrare in merito a speculazioni filosofiche o teologiche. Sappiamo con certezza che la divisione tra anima e corpo appartiene alla cultura greca; per l’uomo biblico, infatti, la persona umana è percepita nella sua unità. E a ragione! Non siamo, infatti, solo spirito, ma anche corpo, psiche, intelligenza, emozioni, affetti, desideri, speranze. Non è umano, né tanto meno cristiano, considerare la nostra persona, il nostro essere, la nostra identità divisa in compartimenti stagni. La frantumazione e la divisione interiore sono una conseguenza del peccato, ma la vocazione di ogni uomo è quella di unificare la propria esistenza attorno a Cristo, cuore del mondo. Da persone unificate entreremo nella comunione piena con Dio e tali saremo in relazione a tutti i nostri fratelli e alla creazione. 

È, tuttavia, comprensibile che la morte e il “post mortem” incutano un certo timore! La morte è il nemico più temibile dell’uomo. Ciò nonostante, la promessa del Signore ci aiuta ad affrontare questo passo doloroso e “scandaloso”, 

con la speranza certa che la vita non ci verrà tolta, ma trasformata

come prega la Chiesa durante la celebrazione eucarestia funebre: «In Cristo tuo Figlio, nostro salvatore, rifulge a noi la speranza della beata risurrezione, e se ci rattrista la certezza di dover morire, ci consola la promessa dell’immortalità futura. Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo» (prefazio messa dei defunti I).

Siano queste certezze a riempire di speranza i nostri giorni e a dischiudere i nostri sguardi a orizzonti infiniti.