I consigli della psicologa: come gestire l’arrivo di un fratellino

E’ un tema delicato quello affrontato nel video che proponiamo: se la famiglia si allarga è sicuramente un’ottima notizia, ma forse può non esserlo, almeno all’inizio, per il primogenito, abituato ad essere figlio unico. Come possiamo aiutare allora il bambino ad accettare con serenità e senza sofferenze l’arrivo di un fratellino? L’abbiamo chiesto alla psicologa dell’età evolutiva Eleonora Tischer: “Potrebbe essere utile accompagnare gradualmente il primogenito all’idea del cambiamento che tutta la famiglia sta per vivere. Lo si può fare, ad esempio, facendogli prendere confidenza con il pancione della mamma che cresce, mostrandogli le ecografie descrivendo di che cosa si tratta, insomma avvicinarlo il più possibile al concetto del fratellino che sta arrivando. Attenzione a dargli delle aspettative molto lontane nel tempo: è controproducente assicurargli che avrà presto un compagno di giochi, perché il bambino si aspetterà, al momento del parto, un piccolo suo pari con il quale poter interagire, però noi sappiamo che, per diversi mesi, non sarà così e lui rimarrà deluso e si sentirà preso in giro.

Teniamo conto che per i bambini sotto i sei anni è tremendamente complesso comprendere il concetto di trascorrere del tempo: un anno, una settimana o un mese sono rappresentazioni mentali che non riesce a figurarsi. Può essere utile, invece, spiegargli che il piccolo in arrivo avrà una serie di esigenze: dovrà essere tenuto a lungo in braccio, nutrito e assistito in tutta una serie di esigenze che il fratello maggiore è già in grado di fare. Ricordiamoci però che lui è il fratello maggiore, ma che ciò non lo rende automaticamente “grande” nel giro di poche ore, ossia dal momento dell’arrivo del secondogenito. Attenzione quindi alle pretese che abbiamo su di lui, che rimane comunque un bambino di pochi anni”. A volte può capitare che il fratello maggiore “regredisca” negli stadi evolutivi, cercando più attenzioni da parte dei genitori. Come comportarsi? “Ciò che dobbiamo fare è aiutarlo a riappropriarsi di un ruolo che sia peculiarmente suo, per fargli capire che le attenzioni gli vengano dedicate sono calibrate per la sua età e le sue esigenze”.