Papa Francesco: possiamo guarire il mondo lavorando insieme per il bene comune

Foto Siciliani Gennari Sir

“La crisi che stiamo vivendo a causa della pandemia colpisce tutti; possiamo uscirne migliori se cerchiamo tutti insieme il bene comune. Al contrario, usciremo peggiori”. Ne è convinto il Papa, che nella catechesi dell’udienza generale di oggi, pronunciata in presenza di fedeli nel Cortile di San Damaso, ha fatto una precisa denuncia, riguardo all’emergenza sanitaria in corso: “Purtroppo, assistiamo all’emergere di interessi di parte. Per esempio, c’è chi vorrebbe appropriarsi di possibili soluzioni, come nel caso dei vaccini, e poi venderli agli altri. Alcuni approfittano della situazione per fomentare divisioni: per cercare vantaggi economici o politici, generando o aumentando conflitti. Altri semplicemente non si interessano della sofferenza altrui, passano oltre e vanno per la loro strada”. “Sono i devoti di Ponzio Pilato, se ne lavano le mani”, ha aggiunto a braccio. “La risposta cristiana alla pandemia e alle conseguenti crisi socio-economiche si basa sull’amore, anzitutto l’amore di Dio che sempre ci precede”, la ricetta di Francesco: “Lui ci ama per primo, lui sempre ci precede nell’amore e nelle soluzioni. Lui ci ama incondizionatamente, e quando accogliamo questo amore divino, allora possiamo rispondere in maniera simile. Amo non solo chi mi ama: la mia famiglia, i miei amici, il mio gruppo, ma anche quelli che non mi amano, amo anche quelli che non mi conoscono, amo anche quelli che sono stranieri, e anche quelli che mi fanno soffrire o che considero nemici”. “Questa è la saggezza cristiana, questo è l’insegnamento di Gesù”, il commento fuori testo: “Il punto più alto della santità è amare i nemici, e non è facile”.

Papa Francesco: politica “decisiva per affrontare ogni tipo di crisi”

“Amare tutti, compresi i nemici, è difficile, direi che è un’arte! Però un’arte che si può imparare e migliorare”. Ad assicurarlo è stato il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi, svoltasi per la seconda volta nel Cortile di San Damaso, alla presenza di circa 500 fedeli, ha ricordato che “l’amore vero, che ci rende fecondi e liberi, è sempre espansivo e inclusivo. Questo amore cura, guarisce e fa bene”. “Tante volte fa più bene una carezza di tanti argomenti”, ha aggiunto a braccio: “Una carezza di perdono, e non tanti argomenti per difendersi: è l’amore inclusivo che guarisce”. L’amore, ha spiegato infatti Francesco, “non si limita alle relazioni fra due o tre persone, o agli amici, o alla famiglia, va oltre. Comprende i rapporti civici e politici, incluso il rapporto con la natura. L’amore è inclusivo, tutto”. “Poiché siamo esseri sociali e politici, una delle più alte espressioni di amore è proprio quella sociale e politica, decisiva per lo sviluppo umano e per affrontare ogni tipo di crisi”, ha sottolineato il Papa: “Sappiamo che l’amore feconda le famiglie e le amicizie; ma è bene ricordare che feconda anche le relazioni sociali, culturali, economiche e politiche, permettendoci di costruire una ‘civiltà dell’amore’, come amava dire San Paolo VI, e, sulla sua scia, San Giovanni Paolo II”. “Senza questa ispirazione, prevale il contrario, cioè la cultura dell’egoismo, dell’indifferenza, dello scarto – ha proseguito a braccio – cioè scartare quello che non voglio bene, che non posso amare, o quelli che sembrano inutili nella società”. Poi il Papa ha raccontato un episodio avvenuto mentre salutava i fedeli prima dell’udienza, quando ha incontrato una coppia di sposi che gli ha detto: “Pregate per noi, perché noi abbiamo un figlio disabile”. “Tutta una vita dei genitori per quel figlio disabile, questo è amore”, il commento. “I nemici, gli avversari politici sembrano disabili politici”, ha proseguito Francesco ancora fuori testo: “Sembrano, ma solo Dio sa se lo sono o no: ma noi dobbiamo amarli, dobbiamo costruire questa società dell’amore, questa società politica, sociale. Al contrario le divisioni, le guerre: l’amore è sociale, è politico, più fare tutto”.

Papa Francesco: salute è “bene pubblico”, “virus non conosce barriere”. “Vero amore non conosce cultura dello scarto”

“La salute, oltre che individuale, è anche un bene pubblico. Una società sana è quella che si prende cura della salute di tutti”. Lo ha detto il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata nel Cortile di San Damaso davanti a circa 500 fedeli, ha affermato che “il coronavirus ci mostra che il vero bene per ciascuno è un bene comune e, viceversa, il bene comune è un vero bene per la persona”. “Se una persona cerca soltanto il proprio bene, è un egoista”, ha spiegato a braccio: “Invece una persona è più nobile quando il proprio bene lo apre a tutti, lo condivide”. “Un virus che non conosce barriere, frontiere o distinzioni culturali e politiche deve essere affrontato con un amore senza barriere, senza frontiere e senza distinzioni”, la proposta di Francesco, secondo il quale “questo amore può generare strutture sociali che ci incoraggiano a condividere piuttosto che a competere, che ci permettono di includere i più vulnerabili e non di scartarli, e che ci aiutano ad esprimere il meglio della nostra natura umana e non il peggio”. “Il vero amore non conosce la cultura dello scarto, non sa cos’è”, ha ribadito il Papa: “Infatti, quando amiamo e generiamo creatività, fiducia e solidarietà, è lì che emergono iniziative concrete per il bene comune. E questo vale sia a livello delle piccole e grandi comunità, sia a livello internazionale: quello che si fa in famiglia, quello che si fa nel quartiere, quello che si fa in un villaggio, nella grande città, internazionalmente. È lo stesso seme che cresce e dà frutto”. “Se tu in famiglia incominci con l’invidia, con la lotta, sarà la guerra alla fine”, l’esempio a braccio: “Invece se incominci con l’amore e il perdono, sarà l’amore e il perdono per tutti. Al contrario, se le soluzioni alla pandemia portano l’impronta dell’egoismo, sia esso di persone, imprese o nazioni, forse possiamo uscire dal coronavirus, ma certamente non dalla crisi umana e sociale che il virus ha evidenziato e accentuato”. “Quindi, state attenti a non costruire sulla sabbia!”, il monito.

Papa Francesco: udienza, “doverosa una buona politica”, “non tutti i politici sono cattivi”

“Per costruire una società sana, inclusiva, giusta e pacifica, dobbiamo farlo sopra la roccia del bene comune. Il bene comune è una roccia.  E questo è compito di tutti, non solo di qualche specialista”, perché “ogni cittadino è responsabile del bene comune. E per i cristiani è anche una missione”. Nella parte finale dell’udienza di oggi, il Papa ha lanciato un appello per una “buona politica”, definita “doverosa”. “Come insegna Sant’Ignazio di Loyola, orientare i nostri sforzi quotidiani verso il bene comune è un modo di ricevere e diffondere la gloria di Dio”, ha ricordato Francesco: “Purtroppo, la politica spesso non gode di buona fama”, l’analisi, ma “questo non vuol dire che tutti i politici sono cattivi”, la precisazione a braccio,  “Ma non bisogna rassegnarsi a questa visione negativa, bensì reagire dimostrando con i fatti che è possibile, anzi, doverosa una buona politica, quella che mette al centro la persona umana e il bene comune”, l’appello. “Se voi leggete la storia dell’umanità, troverete tanti politici santi che sono andati su questa strada”, il consiglio fuori testo. Una “buona politica”, per il Papa, “è possibile nella misura in cui ogni cittadino e, in modo particolare, chi assume impegni e incarichi sociali e politici, radica il proprio agire nei principi etici e lo anima con l’amore sociale e con amore politico. I cristiani, in modo particolare i fedeli laici, sono chiamati a dare buona testimonianza di questo e possono farlo grazie alla virtù della carità, coltivandone l’intrinseca dimensione sociale”. “È dunque tempo di accrescere il nostro amore sociale, contribuendo tutti, a partire dalla nostra piccolezza”, l’invito di Francesco, che ha ripetuto due volte il termine “amore sociale”: “Il bene comune richiede la partecipazione di tutti. Se ognuno ci mette del suo, e se nessuno viene lasciato fuori, potremo rigenerare relazioni buone a livello comunitario, nazionale, internazionale e anche in armonia con l’ambiente”. “Così nei nostri gesti, anche quelli più umili, si renderà visibile qualcosa dell’immagine di Dio che portiamo in noi, perché Dio è Trinità, Dio è amore”, ha assicurato il Papa: “questa è la più bella definizione di Dio che è nella Bibbia e ce la dà l’apostolo Giovanni, che tanto amava Gesù. Dio è amore. Con il suo aiuto, possiamo guarire il mondo lavorando tutti insieme per il bene comune. Non solo per il mio bene, per il bene comune di tutti”.