Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana: settembre, tempo di ripartenza e vendemmia

“Settembre è il mese delle nozze tra la superficie terrestre e lo spazio di sopra acceso dalla luce. Sulle terrazze gradinate a viti i pescatori fanno i contadini e raccolgono i grappoli nei cesti fatti dalle donne. Prima ancora di spremerli, il giorno di vendemmia ubriaca gli scalzi tra i filari al sole e lo sciame delle vespe assetate”.

Erri De Luca, I pesci non chiudono gli occhi

Settembre. È il tempo della vendemmia: l’uva coltivata in vigna viene raccolta e trasportata in cantina, e da qui trasformata prima in mosto ed infine in vino.

Settembre. È il tempo della ripartenza: nelle nostre comunità è proprio del vino che c’è bisogno. Quel vino che nella Scrittura è un simbolo meraviglioso: il vino è festa, il vino è amore, il vino è relazione, il vino è gioia.

Perché quando l’amore, la comunione, la carità vengono meno, allora si sbilancia tutto sull’organizzazione, sulle norme, sui contratti, in altre parole sulla religione, su quei tentativi che l’uomo fa per salvarsi da solo, per aggiustarsi un po’ davanti a Dio.

In vista di ogni ripartenza facciamo di tutto per arrivare preparati, organizzati, per pianificare le risorse umane, economiche, le strutture. E, probabilmente, considerando la situazione particolare che stiamo vivendo, quest’anno ancora di più. Tutto questo è bellissimo, perché dice una cura, un’attenzione, un non voler lasciare le cose, e soprattutto le persone, al caso. Ma non dimentichiamoci il vino della gioia, perché l’acqua che purifica, quella del battesimo di Giovanni il Battista, quella delle giare di pietra a Cana di Galilea, non è sufficiente: serve lo Spirito, è fondamentale immergersi nell’amore, è necessario che l’acqua diventi vino, comunione, festa.

Per non rischiare di arrivare bravi, preparati, organizzati, efficienti, con tutti i compiti assolti e i doveri adempiuti, ma con la stessa tristezza in volto dei due sposi di Cana. Il terreno da cui germoglia la vita nuova, la vita cristiana, non è solo quello di una buona organizzazione, perché non è l’efficienza che converte, che fa venir voglia di dire “anch’io così” a chi guarda le nostre comunità, ma ciò che fa nascere il desiderio è la gioia, l’amore, il vino buono!