Papa Francesco: “Dobbiamo rigenerare la società non tornare alla normalità ammalata di prima”

Papa Francesco, udienza generale. Foto Vatican Media - Sir

“Rigenerare la società e non ritornare alla cosiddetta ‘normalità’, che è una normalità ammalata, anzi ammalata prima della pandemia: la pandemia l’ha evidenziato”. È l’invito del Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata nel Cortile di San Damaso davanti a circa 500 persone.  “Adesso torniamo alla normalità, no questo non va!”, ha esclamato a braccio, “perché questa normalità era malata di ingiustizie, disuguaglianze e degrado ambientale”. “La normalità alla quale siamo chiamati è quella del Regno di Dio, dove i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo”, ha ricordato Francesco. “E nessuno ‘fa lo scemo’ guardando all’altra parte”, ha aggiunto a braccio: “E questo è quello che dobbiamo fare, per cambiare”.  “Nella normalità del Regno di Dio il pane arriva a tutti e ne avanza, l’organizzazione sociale si basa sul contribuire, condividere e distribuire con tenerezza, non sul possedere, escludere e accumulare”, il monito di Francesco: “Alla fine non ti porterai niente dall’altra parte”, ha spiegato ancora fuori testo.

“Un piccolo virus continua a causare ferite profonde e smaschera le nostre vulnerabilità fisiche, sociali e spirituali”. A denunciarlo è stato il Papa, che nella parte finale della catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata nel Cortile di San Damaso davanti a 500 persone, ha affermato che il Covid-19 “ha messo a nudo la grande disuguaglianza che regna del mondo: disuguaglianza di opportunità, di beni, di accesso alla sanità, alla tecnologia, all’educazione – milioni di bambini non possono andare a scuola – e così via”. “Queste ingiustizie non sono naturali né inevitabili”, ha tuonato Francesco: “Sono opera dell’uomo, provengono da un modello di crescita sganciato dai valori più profondi. Lo spreco del pasto che avanza, con quello spreco si può dar da mangiare a tutti. E ciò ha fatto perdere la speranza a molti ed ha aumentato l’incertezza e l’angoscia”. “Per uscire dalla pandemia, dobbiamo trovare la cura non solamente per il Coronavirus, che è importante, ma anche per i grandi virus umani e socioeconomici”, ha ribadito il Papa: “Non nasconderli, non fare una pennellata di vernice perché non si veda”, ha aggiunto a braccio.

“Certo non possiamo aspettarci che il modello economico che è alla base di uno sviluppo iniquo e insostenibile risolva i nostri problemi. Non l’ha fatto e non lo farà, perché non può farlo, anche se certi falsi profeti continuano a promettere ‘l’effetto a cascata’ che non arriva mai”. Al termine dell’udienza di oggi, pronunciata nel Cortile di San Damaso davanti a circa 500 fedeli, il Papa si è soffermato sul tema delle disuguaglianze e delle ingiustizie sociali spiegando, a braccio, quello che ha definito “il teorema del bicchiere”, che ha formulato così: “L’importante è che il bicchiere si riempia, e così poi cade sui poveri, sugli altri, che ricevono ricchezze”. “Ma c’è un fenomeno”, ha puntualizzato ancora fuori testo per contestare tale teorema: “Il bicchiere comincia a riempirsi e quando è quasi pieno cresce, cresce e cresce, e mai la cascata”. “Dobbiamo metterci a lavorare con urgenza per generare buone politiche, disegnare sistemi di organizzazione sociale in cui si premi la partecipazione, la cura e la generosità, piuttosto che l’indifferenza, lo sfruttamento e gli interessi particolari”, l’appello del Papa: “Dobbiamo andare avanti con tenerezza”, ha aggiunto a braccio. “Una società solidale ed equa è una società più sana. Una società partecipativa – dove gli ‘ultimi’ sono tenuti in considerazione come i ‘primi’ – rafforza la comunione”, ha assicurato Francesco: “Una società dove si rispetta la diversità è molto più resistente a qualsiasi tipo di virus”. “Dio ci conceda di ‘viralizzare’ l’amore e globalizzare la speranza alla luce della fede”, l’augurio finale. Il Regno di Dio, ha concluso il Papa, è “un Regno di luce in mezzo all’oscurità, di giustizia in mezzo a tanti oltraggi, di gioia in mezzo a tanti dolori”.