Famiglia, malati, anziani: è tempo di prendersi cura delle relazioni

«Servire la vita dove la vita accade»: è un tema forte, che prende avvio dalla crisi innescata dalla pandemia, ed è anche una rivoluzione. La lettera pastorale del vescovo monsignor Francesco Beschi quest’anno arriva senza il consueto corredo di sussidi e di approfondimenti per la riflessione. È un invito all’azione, all’incontro, all’attenzione. Torna all’essenziale, alla sobrietà anche nell’organizzazione di eventi e iniziative, al cuore dell’azione pastorale, alla vita delle comunità, e invita i fedeli a fare lo stesso.

Monsignor Beschi mette a fuoco lo stile e le scelte più importanti da adottare in un periodo delicato come questo, che ha innescato profonde trasformazioni e ha lasciato molte ferite aperte. Le indicazioni pastorali della lettera riguardano soprattutto la sfera delle relazioni, una dimensione che la pandemia ha pesantemente penalizzato: “È importante programmare meno riunioni e più incontri – ha detto il vescovo all’assemblea diocesana di apertura dell’anno, alla quale hanno partecipato laici, religiosi e sacerdoti delle Comunità ecclesiali territoriali (Cet) – e prendersi cura delle relazioni, senza lasciarsi vincere dallo scoraggiamento. Le Cet rappresentano un buon seme di Vangelo per questo mondo».

Il vescovo sollecita i sacerdoti, gli organismi ecclesiali, le comunità e i fedeli a prestare particolare attenzione ad alcuni aspetti fondamentali: “Prima di tutto la famiglia, che è stata colonna e cardine della società nel lungo e difficile periodo del lockdown. Poi la condizione di fragilità di malati e anziani, ancora soggetti a condizioni di solitudine e isolamento, e il valore della vita”, perché la società continui ad essere generativa.

Sarà importante, durante i prossimi mesi, promuovere approfondimenti che aiutino le “Terre esistenziali” che compongono le Cet a conoscere meglio il proprio ambito, chiedendo se occorre la guida di esperti. Ma viene indicato alle Pet anche un obiettivo concreto: elaborare tre proposte da sottoporre ai Comuni, alle parrocchie, alle istituzioni e alle associazioni del territorio. Queste proposte dovranno essere “espressione del dialogo tra Chiesa e mondo per affrontare insieme alcune istanze, alcune domande, sorte anche dopo la pandemia”.