Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana: noi a cosa siamo aggrappati?

Sui banchi di scuola ai tempi della pandemia, impegnati a dare senso e speranza all'orizzonte: nessuna oscurità dura per sempre

professore, mascherina

Sam: «È come nelle grandi storie, padron Frodo, quelle che contano davvero, erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi sapere il finale, perché come poteva esserci un finale allegro, come poteva il mondo tornare com’era dopo che erano successe tante cose brutte; ma alla fine è solo una cosa passeggera, quest’ombra, anche l’oscurità deve passare, arriverà un nuovo giorno, e quando il sole splenderà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, anche se eri troppo piccolo per capire il perché, ma credo, padron Frodo, di capire ora, adesso so: le persone di quelle storie avevano molte occasioni di tornare indietro e non l’hanno fatto; andavano avanti, perché loro erano aggrappati a qualcosa». Frodo: «Noi a cosa siamo aggrappati Sam?». Sam: «C’è del buono in questo mondo, padron Frodo!».

J.R.R. Tolkien, Il Signore degli anelli – Le due Torri

Il primo giorno di scuola, quest’anno, aveva un sapore diverso dal solito, portava con sé un insieme di emozioni, desideri e paure nuovi. Un grande desiderio di ripartire, di tornare alla normalità, di tornare a tessere le relazioni non dietro ad uno schermo ma dentro a quelle dinamiche stupende e preziose di una classe, di un corridoio, di un banco.

Ma tutto poteva tornare ad essere come prima? Guardavo i ragazzi, da quell’osservatorio particolare che è una cattedra, seduti ognuno al loro banco e nei loro occhi mi sembrava di cogliere una domanda. Suonava un po’ come la domanda di Frodo a Sam: “Noi a cosa siamo aggrappati?”. Non potevo spiegare ciò che la mia materia richiedeva senza rispondere a quella domanda, senza tenere presente che il loro cuore anelava a quello. I ragazzi stavano (e forse stanno) chiedendo al mondo adulto qual è la certezza, se c’è, su cui fondare la propria “casa”, qual è la certezza per cui vale la pena vivere, quella che ti fa svegliare con il sorriso la mattina, che ti fa studiare, lavorare ed amare sicuro che tutto abbia un senso nonostante tutto. Una domanda che richiede adulti responsabili, adulti in cammino, adulti non preoccupati di salvare un’immagine ma più preoccupati di essere, adulti autentici.

“C’è del buono in questo mondo, padron Frodo!”. Non si possono nascondere le fatiche, non si possono cancellare le preoccupazioni o le ferite che il tempo che abbiamo attraversato ha lasciato e ancora lascia, ma qualunque ombra è passeggera, qualunque buio è limitato, qualunque croce destinata ad essere trasformata in oggetto e luogo di salvezza.

“Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio” è il tempo limitato in cui si fece buio su tutta la terra, sono le barriere temporali delle lacrime umane. Oltre questo tempo non è consentito sostare sul Golgota perché qualunque croce viene trasformata. L’augurio allora è che questo tempo di ripartenza non diventi un tempo in cui vivere pensando malinconicamente o lamentosamente ad un tempo che era e non può essere più, ma piuttosto come occasione per ritrovare continuamente quel Qualcuno che dà senso al nostro tempo ed esserne testimoni.