Premetto…
Premetto che sono un prete, che faccio spesso fatica a capire anche le “cose di Chiesa” e che non capisco nulla di economia, finanza ecc., nè sono competente in pubblica amministrazione. Accanto a queste evidenti criticità, che richiederebbero da parte mia il silenzio, ci tengo però a dire che voglio bene alla mia gente e ai miei ragazzi.
Non sono la persona più estroversa o coinvolgente, ma voglio bene alla mia gente. Per questo oso fare qualche riflessione, che sarà sbagliata, ma è frutto di un tentativo di lettura della realtà.
E dico: la chiusura di sport “di contatto” è sbagliata
Ora, per giungere subito al centro della questione… la chiusura delle attività sportive con sport “di contatto” (bah..), e, soprattutto, il ritorno alla didattica a distanza nelle scuole mi lascia perplesso. Se poi a questo si aggiungerà la chiusura di palestre , scuole ballo, oratori ecc., credo sarà una profonda ingiustizia. Perché? Perché non si risolve il problema e si colpisce chi, con fatica e onestà, sta facendo di tutto per andare avanti, limitando al massimo le possibilità che il virus circoli.
Se siamo onesti, diciamo con franchezza quali sono i luoghi più sicuri, in questo momento: le scuole, le palestre, le Chiese, gli oratori, i luoghi di lavoro e i locali, per chi lavora onestamente e nel rispetto dei protocolli!
Si, perché qui il controllo c’è, i protocolli vengono rispettati! Gli ambienti vengono igienizzati, i ragazzi controllati perché indossino le mascherine e tengano il distanziamento ecc. Non è qui il problema! Il problema non è la scuola, ma l’arrivare a scuola con autobus sui quali i ragazzi sono compressi come il tonno nella scatoletta!
Il pericolo viene dai trasporti. Ma perché non si usano bus privati di aziende che stanno fallendo?
Ci sono imprenditori del mondo del trasporto privato che piangono, vedendo andare in fumo aziende costruite per decenni con sacrifici enormi: perché con i soldi a disposizione dello Stato non si coinvolgono loro, che hanno autobus fermi e autisti a casa, perché portino i ragazzi presso gli istituti scolastici? Perché deve far tutto un servizio pubblico palesemente inadeguato? E poi, chiudiamo quei luoghi dove i ragazzi sono controllati… senza nemmeno pensare che loro si incontreranno comunque? Magari nei parchetti, senza distanze e senza mascherine? Perché invece non aiutiamo quegli enti che, facendo rispettare regole e protocolli, fanno un servizio sociale di straordinaria importanza? Sono solo alcune semplici riflessioni…
Avrò forse detto eresie e mi scuso con i competenti in economia e e amministrazione. Mi spinge solo il bene per la mia gente: non voglio che a pagarla sia chi sta facendo il bene, nel rispetto delle regole.
E non voglio che i ragazzi perdano quell’umanità e quelle relazioni umane che non sono meno importanti delle nozioni delle diverse discipline. Se siamo una comunità, dobbiamo dimostrarlo. Adesso.
Una preghiera per tutti.
Don Alberto, curato di campagna, incompetente in molto, appassionato di umanità.