Il purgatorio. Cos’è?

Alcune verità dimenticate

Ho discusso con un amico sul purgatorio. Ho sempre sentito dire che il purgatorio “serve” per scontare le pene accumulate con i nostri peccati. In qualche modo Dio mi chiede il conto per il male che ho fatto. Ma ha senso parlare di un Dio che chiede il pagamento di un debito come se fosse un padrone severo? Daniele

Caro Daniele, la tua domanda esprime il volto di un Dio giudice, lontano da quello del Padre che Gesù ha mostrato con la sua vita e che il Vangelo ci ha narrato.

Il Dio Padre che Gesù ci ha narrato

Il Padre di Gesù è Dio di misericordia infinita che attende il figlio prodigo il quale ha scelto di allontanarsi da lui rifiutandola sua figliolanza e scegliendo la via dell’apparente libertà, e che fa festa per il suo ritorno.  È il Padre che dona il suo amatissimo Figlio, l’unico, per noi; accetta di perderlo sulla croce affinché noi possiamo essere salvati e vivere della sua stessa vita.

Rembrandt, Il figliol prodigo

Tu parli di un debito da pagare a un padrone severo, ma forse non ricordi che esso è stato già pagato dal Signore Gesù con la sua morte e resurrezione. Egli non è venuto per condannare il mondo, ma per salvarlo, Lui che ha promesso al ladrone pentito di entrare subito in paradiso accogliendolo nell’abbraccio della sua misericordia scaturita dalla croce.

L’ingresso nel Regno non è escluso a nessuno, se non a chi lo rifiuta: chi lo respinge e non accoglie la sua parola, ha chi lo condanna: la parola che ha annunziato. La perdizione non viene da Dio, ma dall’uomo che decide liberamente e responsabilmente di allontanarsi da lui respingendo il suo amore. Ogni persona, con le scelte della sua vita, decide se rimanere nell’Amore o scegliere un’altra via. Dio è il Dio dell’amore: chi rimane in Lui è già nella vita eterna, poiché è in Dio e noi, nella nostra vita presente decidiamo di quella futura.

Siamo amati. Non sappiamo amare

Purtroppo tanti credenti vivono la loro sequela solo come un insieme di norme, di leggi, di doveri da osservare, dimenticando che essa è una relazione viva con il Dio della vita, da costruire giorno dopo giorno. Essa nasce dalla certezza di essere amati in modo unico e irripetibile, chiamati per nome da Colui che continuamente ci cerca e attende, ci salva e ci perdona. In questa relazione, nutrita e approfondita dall’ascolto della sua Parola e dalla celebrazione dei Sacramenti, siamo chiamati a crescere sino a raggiungere la statura di Cristo.

Il crocifisso, segno di un amore senza limiti

Più ci avviciniamo e sperimentiamo l’amore di Dio, più scopriamo le nostre lontananze, il nostro peccato che fa soffrire Dio e deturpa la nostra identità di figli. Il peccato non è solo male in sé, ma fa male all’uomo e lo rende meno uomo perché deturpa l’immagine e somiglianza di Dio inscritta in noi. Se la vita cristiana si colloca in questa relazione d’amore, come possiamo pensare a un Dio giudice che si diverte a mandarci in purgatorio per farci pagare i debiti dei nostri peccati? 

“Chi ci potrà separare dall’amore di Dio? (…) Né morte, né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze né altezze né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,38). 

Tutto rinasce

L’anima, consapevole dell’immenso amore e della perfetta giustizia di Dio, soffrirà per non aver risposto in modo fedele a tale amore, ma sarà questo amore a purificarla da ciò che il peccato avrà lasciato in lei. Un grande teologo, Romano Guardini, così afferma: 

Quando un uomo entra nella luce divina, vede sé stesso con gli occhi di Dio. Ama la santità di Dio e odia sé stesso che è in contrasto con quella santità. Prende coscienza del suo stato, vive consapevolmente dinnanzi a Dio: questa sofferenza dev’essere inimmaginabile, eppure feconda. Nella luce santa di Dio l’uomo ha una visione completa di sé stesso: le circostanze e le cause, ciò che era già noto e ciò che era ancora nascosto perché troppo profondo o dimenticato o rimosso e cancellato. La sua visione non ha veli. In una misteriosa sofferenza, il cuore si mette a disposizione del pentimento e si consegna così alla potenza santificante dello Spirito creatore. L’istante mancato viene offerto di nuovo. L’errore è riparato. Il male è rivissuto e tradotto nel bene. Non si tratta di un miglioramento esteriore: attraverso il mistero della grazia rigeneratrice che opera nel pentimento tutto rinasce a nuova vita. Questa è la purificazione di cui parla la Chiesa.