Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana: consegne per consegnarsi

Ogni tanto alzava gli occhi e fastigi del duomo, che gli apparivano da prospettive diverse:
dovunque sulle guglie gotiche c’erano statue, fatte dello stesso marmo delle pareti,
erano centinaia e centinaia. Pensò ai maestri scalpellini che l’avevano scolpite: uomini sconosciuti i quali, qui e altrove, avevano speso la vita intera, soprattutto nel medio evo, a scolpire con pazienza, e spesso con arte mirabile, le statue delle cattedrali, anche quando sapevano che una volta state al loro posto, nessuno avrebbe potuto ammirarle: nessuno, tranne Dio.

Da Eugenio Corti, Il cavallo rosso

È pensabile che uno scalpellino si dedichi alla propria consegna con passione: per struttura stessa del lavoro, la dedizione e la cura non saranno disperse ma potranno sempre essere percepite da un attento osservatore. Ancora, la necessità di riprendere pazientemente più e più volte la materia per darle la forma ispirata. Anche un musicista incide una canzone proteso verso la versione definitiva, quella che sarà registrata e depositata negli archivi della musica.

Ci sono però altri incarichi il cui frutto non può essere fissato o anche quando è fissato non è per nulla appetibile all’interesse altrui: la pulizia dei mezzi di trasporto, la stampa degli ordini di merce preparata da un’impiegata, la potatura di una betulla di un giardino condominiale.

Credo però che ogni uomo abbia in se stesso una ricchezza inestimabile, quell’unicità che rende ogni gesto diverso da quello fatto da qualsiasi altra persona. Perché un magazziniere può muovere gli scatoloni mimando le migliori azioni della sua squadra del cuore, una commessa può ripiegare  per la centesima volta lo stesso maglione invenduto canticchiando le hit dell’estate.

Ci sono Santi che hanno fatto cose semplici mettendoci dentro il proprio credo, la propria persona. Non solo nell’estremo atto che mette fine alla permanenza terrena. Nelle consegne nascoste e umili, hanno fatto la scelta di consegnare la propria vita. Anche noi, siamo generosi nell’aprire le nostre vite agli altri, per farle vedere a chi c’è intorno a noi.

Non considero affatto facile questo atteggiamento. Anche solo nel trovare la modalità per esprimersi compatibile con il vivere civile. Forse in ufficio non posso tenere i Pink Floid a tutto volume, ma più facilmente mi è permesso preparare piccoli trucchi con le carte per incantare i colleghi.

Dio, buon Padre, penso che guarderà più come attendiamo a un impegno che non il risultato finale. Lo penso sorridere per le nostre bellezze tutte; penso sorridere Lui, insieme a chi vive accanto a me.