“Dire Fare Abitare” è un progetto che da oltre dieci anni offre risposte concrete a persone in situazioni di disagio e con fragilità. Nei giorni scorsi in via Serassi 17 è stata inaugurata la nuova casa, che attualmente accoglie tre ospiti dai 20 ai 30 anni che stanno intraprendendo un percorso di inserimento in attività lavorative e formative, e due volontari. Il tempo medio di permanenza delle persone accolte è di circa un anno.
Nato nel 2009 da una proposta raccolta allora dall’Opera Bonomelli quale ente capofila e soggetto gestore del progetto, “Dire Fare Abitare” ha perseguito dal principio due obiettivi: offrire una risposta alloggiativa temporanea per soggetti in situazione di disagio abitativo a seguito di un evento di crisi (relazionale, economica, familiare, ecc.) e stimolare una riflessione intorno al tema dell’abitare. Il progetto si è sviluppato negli anni attraverso la gestione di due appartamenti collocati uno nel quartiere di Longuelo, di proprietà della parrocchia, l’altro in Città Alta di proprietà del Comune di Bergamo, oggi sostituito da questo in via Serassi.
La sua peculiarità è la compresenza/convivenza in ciascuno degli alloggi di volontari e ospiti. Questo elemento rappresenta ancora oggi un punto fondamentale sia sul versante della risposta al bisogno alloggiativo di persone in situazione di fragilità, sia sul versante più culturale intorno al tema dell’abitare collaborativo e solidale.
Rispetto all’accoglienza degli ospiti, le situazioni di difficoltà sono di vario genere e hanno livelli differenti di complessità: problematiche familiari connesse alla separazione dal coniuge associate a precarietà lavorativa ed economica, oppure difficoltà relazionali all’interno del nucleo familiare di origine per soggetti giovani, con conseguente allontanamento ed espulsione dalla casa d’origine. Ci sono poi la perdita di lavoro e assenza di rete di supporto o la conclusione di percorsi assistenziali/terapeutici che non hanno consentito di raggiungere l’autonomia abitativa, l’autonomizzazione di soggetti con biografie complesse (adozioni, malattia psichica), precarietà lavorativa o insufficiente reddito.
Rispetto alla partecipazione dei volontari, significativa è la collaborazione con il Centro Servizi Bottega del Volontariato che ha consentito negli anni di impostare e portare avanti un lavoro di supporto e formazione dei volontari coinvolti nell’esperienza, oltre che una compartecipazione nel loro reperimento che prevede colloqui individuali con il tutor, un percorso formativo di preparazione all’esperienza, oltre che un’attività di tutoraggio periodica nel periodo successivo.
“Sono molto contenta di inaugurare questa sede di proprietà comunale che oggi viene destinata ad un progetto in cui credo molto, l’housing sociale, che si rivela di grande importanza per la gestione dell’area della fragilità. – dichiara l’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Bergamo Marcella Messina – Il valore di quest’esperienza è nell’intreccio di biografie di vita che nella convivenza costituiscono cittadinanza: da una parte le persone protagoniste dell’esperienza riabilitativa, uomini e donne finalmente al centro di un percorso di relazioni e di vita protetta ma, contemporaneamente, autonoma e reale; dall’altra i volontari, studenti e lavoratori spesso impegnati in esperienze di associazionismo, che testimoniano il significato “esistenziale” di un progetto che diviene spesso rivelatore e risolutivo delle scelte di vita personali e professionali a seguire.”
“Ringrazio, infine, la collega Assessora al Verde Marzia Marchesi, i suoi uffici e Orobica Ambiente che si sono adoperati per rendere il giardino di questa casa un luogo accogliente e fruibile.” Aggiunge l’Assessore Messina. “L’inaugurazione di oggi rappresenta la concretizzazione e la continuità di un progetto che è partito dodici anni fa in modo sperimentale facendo da precursore di tutta una serie di prospettive e di risposte alla fragilità ora consolidate. – afferma Giacomo Invernizzi, Direttore Opera Bonomelli – Oggi il tema dell’housing, della cittadinanza attiva e di queste nuove forme di volontariato, che non sono strettamente legate all’esperienza dell’associazionismo ma intercettano un’esigenza individuale sempre più emergente, rappresenta una strada virtuosa e proficua di accoglienza e di integrazione sociale.”
“Per fare in modo che la città sia una comunità è necessario che qualcuno ci provi. – sostiene Don Massimo Maffioletti, Vicario Città di Bergamo – La comunità è il vero antidoto contro gli individualismi, contro lo scisma tra l’’Io’ e il ‘noi’, contro la difesa dell’interesse dei singoli e per la difesa del bene di tutti. La situazione attuale, che ci impone di dare il primato all’immunità, richiede di riproporre con forza l’idea di comunità che è sentire la responsabilità della collettività sulle spalle di tutti. E questa inaugurazione di oggi è un esempio concreto di comunità che si realizza.”
“Il CSV realizza delle azioni accompagnamento, aiutiamo le persone ad esprimere, rivelare ciò che hanno già dentro. In un momento in cui le relazioni umane sono molto difficili, – conclude Brunella Conca del Centro di Servizio per il Volontariato di Bergamo – progetti come questo dimostrano che in realtà esistono ancora e che siamo uomini se riflettiamo il nostro sguardo nell’altro.”