Tamponi ai bambini, ansie e paure. Che fare? Stiamo calmi, mostriamoci comprensivi, ascoltiamo i più piccoli.

Gli acciacchi d’autunno sono arrivati puntuali per grandi e piccini: colpi di tosse, starnuti, naso che cola e qualche linea di febbre sono frequentissimi in questa stagione, ma quest’anno è facile entrare nel panico e pensare subito al tanto temuto virus covid-19.

Sotto la massima osservazione sono soprattutto i bambini, ai quali da mesi ormai sono stati chiesti uno sforzo enorme e tanti sacrifici; hanno saputo però adattarsi alle nuove abitudini con la straordinaria capacità tipica della loro età. Dopo il lockdown, in questi successivi mesi di contatti sociali ridotti all’osso, riuscire a fare chiarezza per quanto riguarda i tamponi ai bambini è un’ardua impresa ed anche per questo il confronto corre moltissimo anche sui social, dove gruppi di genitori si scambiano informazioni, cercano di supportarsi e arginare l’inevitabile ansia.

Numerose telefonate in ATS, attese, prenotazioni, quarantena fiduciaria, conseguenti difficoltà per mamme e papà che lavorano, ecc ecc..i problemi sono tantissimi e si rischia di travolgere con la propria angoscia anche i nostri figli. La verità è che rischiamo di preoccuparci soprattutto che il piccolo non abbia contratto il virus, ma forse meno di ciò che lui sta provando e di come sta vivendo questo difficile momento.

Per questo motivo abbiamo chiesto l’aiuto di Eleonora Tischer, psicologa dell’età evolutiva presso il CentroAnch’io di Gorle e collaboratrice di scuole dell’infanzia bergamasche: “Prima di tutto manteniamo la calma: l’agitazione dell’adulto viene immediatamente colta ed interiorizzata dal bambino, che potrebbe dedurre (se già non lo pensa) di essere gravemente malato ed in pericolo. Ma dalle statistiche emerge, ad oggi, che i bambini avrebbero meno probabilità di contrarre il virus e che, se contagiati, assai di rado manifestano sintomi gravi a tal punto da dover essere ospedalizzati. Fondamentale è spiegare: va detto al bambino che, anche se rara, esiste la possibilità che il virus si sia intrufolato nel suo corpicino e che è quindi necessario fare un esame per sapere se c’è, per potersi poi curare nel modo giusto. Potremmo spiegarlo così: “Questo esame si chiama tampone e consiste nell’infilare nel naso un lungo cotton-fioc, farlo bagnare di muco toccando le pareti umide del naso e poi analizzare il muco raccolto con macchinari molto speciali. Questi macchinari ci diranno se il virus è entrato o no, e ci diranno come curarci, ma per scoprirlo hanno bisogno di qualche giorno. Ecco perché rimarremo in casa finché non avremo la risposta: se quel dispettoso è entrato nel tuo corpicino, lo terremo imprigionato lì, dove lo sconfiggeremo con delle potenti medicine, e non gli permetteremo di entrare nel naso di nessun altro!”. Ci si chiede: quindi bisogna dire loro la verità? “Sì, quando il bambino chiederà “farà male?” occorre evitare rassicurazioni o minimizzazioni come “non sentirai niente”. E’ molto meglio dire “sentirai un po’ di fastidio perché per essere sicuri di aver cercato il virus proprio dappertutto, il cotton-fioc deve frugare per benino tutto il naso, anche nei nascondigli più profondi. Ma durerà poco”. Dire la verità permetterà al bambino di mantenere una buona relazione di fiducia con il genitore, di sentir validato il suo “fastidio” e di potersi preparare a riceverlo (magari accorgendosi, a cose fatte, che non era poi così fastidioso)”. E se il bambino si mostrerà impaurito? “Mostrarsi comprensivi. Avere paura di cose nuove è normale, ma possiamo affrontare insieme questa paura e trasformarla in coraggio! Anche la tristezza e la rabbia del dover rimanere a casa sono da comprendere e validare, è sicuramente spiacevole non poter giocare con gli amici per qualche giorno, ma si può trasformare la rabbia in energia e la tristezza in creatività: fate una lista di attività divertenti da fare insieme!”.


Molti bambini in questi giorni stanno rispettando proprio la quarantena fiduciaria, in attesa dell’esito del tampone a seguito di casi di compagni di classe risultati positivi. Tutti, comunque, stanno vivendo la sospensione di diverse attività ludico-ricreative e sportive.
Prosegue la psicologa: “Tutti loro stanno vivendo malissimo la sospensione delle attività sportive, soprattutto i bambini e i ragazzi che hanno più bisogno di muoversi (come chi ha una diagnosi di ADHD): per loro lo sport non è solo svago, ma un vero e proprio strumento di benessere che, aiutandoli a dare sfogo all’energia fisica, permette loro di rendere di più nello studio, di avere un migliore tono dell’umore e di riposare meglio. Il livello di stress è davvero alto poiché la situazione è di costante incertezza e di difficile programmazione di attività future. Credo sia fondamentale però chiarire un aspetto: se è vero che gli assembramenti favoriscono il diffondersi del contagio, e se è vero che negli under 20 è difficile che il covid assuma la sua forma peggiore e quindi il virus rischia di circolare indisturbato, non è altrettanto vero che il virus viene trasmesso dai più giovani. Purtroppo l’aver chiuso scuole e sport sta un po’ facendo passare tra le righe questo concetto distorto e c’è il rischio che i più piccoli si sentano responsabili di quanto sta succedendo. Credo sia importante spiegare ai bambini perché sono state prese certe decisioni (come la chiusura di scuole e palestre), che non è colpa loro, che non sono infetti, pericolosi o più fragili dei grandi. E’ importante che i bambini sappiano che è utile indossare la mascherina, lavare le mani, provare la febbre, ma è ancora più importante sottolineare il fatto che, come loro, anche i grandi lo fanno. Come loro, anche i grandi stanno modificando le loro abitudini. Facciamoli sentire compresi e ascoltati. I bambini spesso esprimono il loro disagio attraverso sintomi somatici, comportamenti aggressivi o capricci: parlare di quanto questa situazione possa far paura o renda tristi o arrabbiati è utile ad abbassare l’intensità di queste emozioni, a ridurre comportamenti disfunzionali e a rinforzare il legame affettivo con l’adulto. Cerchiamo di essere particolarmente comprensivi ed affettuosi con loro in questo momento (almeno tra stretti congiunti si può!). Gli stiamo chiedendo tanto”.