Ritorna la DAD. Una sfida che i ragazzi vinceranno

Venerdì 6 novembre. Da oggi, nelle regioni che il ministero ha incluso nelle “zone rosse”, ossia quelle a maggior rischio per la rapida diffusione del Coronavirus, scatta il lockdown e, con esso, la didattica a distanza (dad) per i ragazzi a partire dalla seconda media.

6 novembre, ore 8.10. La prima lezione con la Didattica a Distanza

Ore 8:10, prima ora. In 3A, a Grumello, è toccato a me stamattina inaugurare la dad. Mi trovo a scuola perché il regolamento chiede a noi docenti di tenere le lezioni dalla scuola, non dalle nostre abitazioni (peraltro, io poi a Grumello ho anche la prima media, che invece prosegue con la didattica in presenza). Quando sono entrato dalla porta della classe,  mentre connettevo il computer, guardavo i banchi vuoti dei ragazzi. Ho provato un senso di grande fatica, mista a dispiacere. Immaginavo che sarebbe stata dura, perché fare lezione dietro uno schermo è difficile, occorre continuamente “rilanciare”, con domande frequenti ai ragazzi, per “tenere il polso” della classe, verificare che gli alunni seguano la lezione e ne comprendano i passaggi.

“Avevano visto la ripresa della scuola in presenza, seppur faticosa dopo tanti mesi, come una rinascita… Invece… ancora qui, dietro un computer”  

E poi, mi dispiace, mi dispiace tanto. I ragazzi stavano venendo volentieri a scuola: avevano visto la ripresa della scuola in presenza, seppur faticosa dopo tanti mesi, come una rinascita, un’uscita dal buio che speravano definitiva, dopo tutto quello che, in particolare a Bergamo, avevamo vissuto nei mesi scorsi. Invece… ancora qui, dietro un computer.  

Poi, il computer si è connesso, i primi volti sono comparsi sullo schermo… ecco Carlo, Sara, Tommaso, Mattia, Lorenzo, Sofia…;  i primi “buongiorno profe” si sono sentiti dalle casse del computer, insieme al più confidenziale “ciao don”, che nel mio momento di fatica suona come una benedizione.  

Ci sono tutti. Li guardo

E lí, tanta gioia. I ragazzi c’erano, tutti. Li guardo, sono pronti a seguire la lezione: quaderno per gli appunti sotto mano e libro pronto all’utilizzo. Hanno voglia di far lezione, voglia di normalità, anche se qualcuno di loro qualche ora prima ha manifestato tutta la sua tristezza per non poter incontrare i suoi amici in classe.

Hanno voglia di far lezione, voglia di normalità,

E hanno seguito perfettamente la spiegazione. Totalitarismi del ‘900, Pio XI, enciclica Divini Redemptoris, rapporto Chiesa-comunismo. Argomenti né semplici né leggeri: ma la 3° A è sul pezzo! Si viaggia alla grande! Ogni tanto qualche battuta da parte mia, per ridere delle loro immagini di profilo con gli animali, scherzare con loro su chi fosse vestito per intero o chi avesse i pantaloni del pigiama sotto la felpa d’ordinanza, necessaria per essere presentabili.

Li ho visti sorridere, pur nella fatica di fare lezione così… abbiamo cercato insieme di tenere il morale alto. Non ci siamo detti che dovevamo sorridere, farci carico l’uno della fatica e del dispiacere dell’altro, ma lo abbiamo fatto, tutti insieme. E ci siamo sentiti vicini, perché, anche se non fisicamente, lo eravamo.

La vinceranno. La vinceremo. Insieme

Ore 9:00. La lezione termina: i ragazzi avranno 10 minuti prima dell’inizio dell’ora di inglese. Possono alzarsi, fare un giretto per casa, bere un thè… basta staccare lo sguardo dallo schermo per un pochino. Nel salutarli li guardo. Mi inteneriscono. Teniamo duro ragazzi… presto ci rivedremo. E speriamo di non fermarci più. I nostri ragazzi sono bravi… Vinceranno anche questa sfida.

È difficile, ma la vinceranno. O meglio, la vinceremo. Insieme.