Santina, volontaria speciale. Le sue visite in Rsa regalavano il sorriso a tutti. Lei inclusa

«Non esitare nel visitare gli ammalati, perché per questo sarai amato» cita un versetto del libro del Siracide della Bibbia.

Una frase molto importante per non dimenticare le RSA, uno dei luoghi più colpiti dalla pandemia. Oggi, con la seconda ondata, sono tornate chiusure e limitazioni, parenti e volontari devono adeguarsi a normative che impongono la sostituzione del contatto fisico con quello virtuale.

Per gli ospiti il personale sanitario quale infermieri, operatori OSS e ASA è prezioso, ma accanto alle cure mediche è fondamentale anche un altro aspetto, quello incarnato nella figura del volontario. Storie di piccoli grandi sorrisi, tenere carezze, vicinanza e umanità.

Tra questi volontari, c’è un’allegra signora di ottantacinque anni: Santa Filomena Morlacchi, chiamata da tutti “Santina”.

Residente a Urgnano, per ben ventiquattro anni è stata un punto di riferimento importante. Ogni giorno partiva da casa sua, a piedi, in bici e poi accompagnata in auto, per andare a visitare e rallegrare gli ospiti della RSA Istituto Magri.

Per lei, ogni giorno, andare alla casa di riposo era un appuntamento fisso, che le consentiva di stare con tante persone alle quali portare sollievo con un sorriso, e con le sue amiche, anch’esse volontarie (Annalisa, Emi, Gina, Letizia e Teresa). Racconta Santina: «andavo lì dal lunedì al sabato, dalle 14.30 alle 17.30 e per me era uno svago, una grande soddisfazione ritrovarmi lì con le mie amiche volontarie e gli ospiti».

Tantissime le attività che Santina e i volontari svolgevano insieme agli ospiti, in carrozzina e non, per tenere loro compagnia: «Si recitava il Santo Rosario nella cappelletta, si giocava a carte e a tombola, si ballava, si cantava, facevamo merenda, festeggiavamo i compleanni portando le torte e i biscotti; due o tre volte l’anno io e i volontari venivamo anche invitati a pranzo nella casa di riposo insieme agli ospiti e ai loro parenti e addirittura partecipavamo alle gite fuori porta».

Soprattutto, la spensieratezza e l’allegria regnavano sovrane durante il Carnevale perché Santina, con gli altri volontari e responsabili della struttura, si travestiva da zingara o da pirata per rallegrare gli ospiti.

Durante la festa del Carnevale alla RSA Istituto Magri di Urgnano. Nel tondo giallo, è la signora Santina insieme ai volontari ed educatrici.

Inoltre,  aggiunge Santina, «tutti gli anni, in occasione della festa di Santa Lucia, io mi vestivo come la Santa, indossando una camicia da notte bianca e un velo bianco che mi copriva il viso e poi, siccome gli ospiti volevano vedere chi c’era dietro al velo, io lo levavo e tutti mi applaudivano. Poi a Natale indossavo i panni della Madonna, con il mio abito bianco e il velo azzurro, in braccio tenevo la statuetta del Bambin Gesù ed insieme a un volontario, che impersonava San Giuseppe, ci recavamo in tutte le stanze della RSA per far baciare la statuetta del Bambinello».

In occasione del Natale, la signora Santina indossava i panni della Madonna.

Ma quando è iniziata la pandemia, per Santina e gli altri volontari non è stato più possibile passare questi spensierati momenti: «ho provato tanta tristezza, perché dovevo rimanere a casa e credo che anche i malati lo fossero, perché portavamo l’allegria. Inoltre, ho avuto anche paura perché io volevo uscire, ma temevo di essere un “pericolo” per gli altri e per me stessa».

Santina, come tutti volontari della casa di riposo Magri di Urgnano, prova un grande affetto e una grande empatia verso gli ospiti: «ricordo che quando entravo nella casa di riposo, gli ospiti mi salutavano e per me il loro saluto era importante, perché mi sentivo utile per loro». In particolare, tra i tanti malati a cui Santina pensa spesso, c’è Angelo, un ospite in carrozzina sulla sessantina che risiede da un paio di anni nella casa di riposo : «la prima volta che lo vidi era “muto” e ho deciso di passarci del tempo assieme: recitavo con lui il Rosario, cantavamo le canzoni popolari insieme alle mie amiche e, a piccoli passi, ho conquistato la sua fiducia e il suo affetto, tant’è vero che Angelo ha iniziato a parlare, rendendomi molto felice ed emozionata».

Immancabili, in quelle giornate passate forzatamente a casa, sono state le telefonate costanti tra Santina e le sue amiche volontarie: parlavano tantissimo e, tra i tanti argomenti, a volte, purtroppo veniva a sapere che erano morti degli ospiti, dei volontari, il parroco Don Mariano, tutte persone a cui era molto affezionata; anche sua cugina Luigina, ospite nella struttura, le telefonava per non sentirsi sola.

E ancora oggi, nonostante non ci sia ancora la possibilità di far visita agli ospiti presso la RSA di Urgnano, Santina esprime il grande desiderio di tornare lì, perché, conclude «ricomincerei volentieri a far ridere loro e me stessa».