I consigli della puericultrice: allattamento e lavoro

L’allattamento al seno è sicuramente una pratica estremamente importante e gratificante per una madre, ma purtroppo tante volte si arriva a vivere un allattamento sereno e tranquillo, il più naturale possibile, dopo settimane o addirittura mesi dalla nascita. Spesso la madre è chiamata a tornare sul posto di lavoro proprio quando l’allattamento ha preso la sua strada. Cosa può fare allora la donna che desidera proseguire nell’allattamento al seno o comunque continuare a dare il proprio latte – e tutti i benefici che esso porta con sé – al bambino se nel frattempo deve anche lavorare? Ce lo spiega India Pezzotta, giovane puericultrice bergamasca: “La donna può essere istruita da parte di personale competente a spremere il suo seno con l’uso del tiralatte, manuale o elettrico (quest’ultimo, nella versione professionale, si può anche noleggiare in farmacia), e a conservare il suo latte. Il latte va conservato in appositi contenitori, una volta spremuti, che possono essere o dei barattoli o dei sacchetti monouso sterili. Essi devono riportare la data di spremitura in modo tale che, se una donna ha intenzione di fare una scorta da conservare per giorni, possa poi andare a usare prima il latte più vecchio. Il latte materno può essere conservato a temperatura ambiente per otto ore, ma in estate si consiglia di consumarlo entro quattro ore dalla spremitura. In frigorifero, il latte spremuto si conserva fino a un massimo di cinque giorni, facendo attenzione a riporlo nella parte posteriore in modo tale che all’azione di apertura e chiusura non risenta delle variazioni di temperatura. Può essere possibile infine mantenere il latte nel congelatore e consentirgli così di avere una durata pari a un massimo di cinque mesi. Lo scongelamento deve avvenire in maniera graduale, passando il contenitore prima per qualche ora nel frigorifero e poi consumare il latte in esso contenuto entro ventiquattro ore”. La donna che allatta è tutelata anche dalla legge? “Sì- afferma l’esperta – la legge del 26 maggio 2011 permette alle neomamme di usufruire di una o due ore lavorative quotidiane retribuite (a seconda che si lavori part-time o full-time) e utilizzarle o per l’allattamento o per la spremitura del latte, anche sul posto di lavoro. Il latte può essere riposto nel contenitore sterile in una borsa termica fino al ritorno a casa. In caso di gemelli queste ore sono raddoppiate”.