Maria Carla Marchesi: “Per rispondere alle necessità nate con la pandemia in città le parrocchie hanno creato una rete”

71 anni (portati benissimo). Un carico di esperienze nell’ambito sociale. Una voce squillante e un cuore aperto. Maria Carla Marchesi è un uragano di vita. Scuola, disabilità, autismo, accoglienza, marginalità. Una vita spesa per gli altri. Maria Carla ha deciso di non fermarsi. Si è da poco lasciata alle spalle l’impegno in amministrazione, 5 anni da assessore ai servizi sociali nella giunta di Giorgio Gori, ma ha deciso di rimettersi in gioco. La pandemia ha aperto nuove ferite nel tessuto sociale della sua comunità e lei ancora una volta ha deciso di non tirarsi indietro. In prima linea per coordinare il neonato gruppo Caritas della parrocchia di San Paolo, che sta portando avanti il progetto Ricominciamo Insieme ma non solo.

“Sono stata per quasi quarant’anni nella scuola, in particolare per vent’anni nel provveditorato agli studi per l’integrazione di alunni disabili – inizia a raccontare, ripercorrendo la sua storia con uno sguardo che sa non di nostalgia ma di gratitudine -. Sono referente scientifica di Spazio autismo, un’associazione di promozione sociale che ha vent’anni di attività, seguendo moltissime famiglie. Ho anche seguito l’area della grave marginalità, la situazione dei rifugiati negli anni di difficilissima accoglienza, insomma sono sempre stata impegnata nel sociale”. Lo scorso anno la decisione di lasciare l’assessorato. “Ho lasciato nel 2019 non per stanchezza, ma per bisogno di dedicarmi di più alla mia famiglia”.

Ma quando il prete della sua parrocchia le ha chiesto una mano, non si è sentita di dire di no. “Con il parroco abbiamo già seguito alcune attività di supporto alle situazioni di fragilità durante la Quaresima o nei periodi di attività missionaria. Con la pandemia ci si è resi conto che anche nella nostra parrocchia, che pure non è tra i quartieri più difficili, il numero di persone che venivano a chiedere aiuto era diventato più numeroso”. Da qui l’iniziativa di costituzione di un gruppo Caritas in parrocchia, attivando i due progetti diocesani Ricominciamo insieme e Nessuno resti indietro. E la richiesta a Maria Carla di coordinarlo. “La parrocchia era da sempre attenta ai bisogni delle persone in difficoltà, adesso abbiamo una struttura organizzativa più stabile e solida per le persone che offrono il proprio volontariato. Per far questo è stato importante il supporto di Caritas, in particolare del referente per la CET1 Giordano Feltre: si è costruita una rete tra le parrocchie della città molto preziosa. Alcune l’avevano già grazie ai centri di primo ascolto, ma non tutte. Questa sinergia permette di gestire anche le situazioni legate ai confini labili delle parrocchie: per decidere se un richiedente fa parte di una o dell’altra ci si accorda con i colleghi delle zone vicine”.

E così Maria Carla, insieme ad altri sei volontari, è partita in questa nuova impresa. Sono già tante le iniziative messe in campo dal neonato gruppo Caritas di San Paolo, come la raccolta viveri e l’ascolto dei bisogni espressi dalle persone fragili del quartiere. Così come preziosa è la sinergia che si sta costruendo nel quartiere, grazie alla collaborazione con la rete sociale ma anche grazie ai contatti che i volontari tengono con le altre persone della comunità. Il gruppo, infatti, non ha ancora un magazzino in cui raccoglie il materiale, ma quando arriva una richiesta di aiuto i volontari si danno da fare tra i propri contatti cercando di reperire il necessario. “E così – commenta Maria Carla – cresce all’interno della comunità la cultura dell’attenzione al fragile: un’attenzione che si astiene dal giudizio. Quando qualcuno arriva a chiedere non si giudica, si cerca di capire il problema e di aiutare. Ad oggi abbiamo presentato progetti per circa venticinque persone: molti sono sudamericani, ma ci sono anche persone dell’Est e italiani”.

Tante le situazioni che hanno colpito Maria Carla in queste settimane. “Spesso si tratta di famiglie monogenitoriali, in cui la mamma è il capofamiglia. Sono situazioni che mi hanno fatto molto riflettere: ci siamo accorti che esistono famiglie dove le mamme hanno tutto sulle spalle, devono lavorare per forza, a volte non possono perché hanno figli piccoli, sono in difficoltà a livello logistico, nella gestione dei figli, del rapporto con la scuola: sono sempre in affanno. Molte difficoltà economiche sono legate alla perdita o alla diminuzione del lavoro: il Covid ha messo le famiglie in ginocchio, senza più possibilità di pagare l’affitto e le utenze. Il rischio è creare debiti che è difficile sanare. Spesso ci sono bambini piccoli e le mamme cercano di temperare le difficoltà della famiglia, facendo in modo che i bambini abbiano ciò di cui hanno bisogno, come il materiale scolastico e i giochi”.

Quando si parla di bambini, a Maria Carla si scalda il cuore e si illuminano gli occhi. “Ho constatato che è vero che ci sono bambini che fortunatamente frequentano la scuola materna, così mangiano una volta al giorno, altrimenti salterebbero il pasto per tutta la giornata. Cerchiamo di stare molto attenti alle situazioni dove ci sono i bambini, superando anche le regole che ci siamo dati. La loro situazione va tutelata al 300%, sia a livello di salute sia di serenità”.

Di fronte alle richieste che arrivano, i volontari di Caritas anzitutto ascoltano e cercano di conoscere. “C’è un contatto diretto, ci si rende conto della situazione di difficoltà, distinguendo chi è abituato a chiedere sempre e chi invece ha l’acqua alla gola, non sa più dove sbattere la testa e per fortuna trova aperta la porta della parrocchia. Si stabilisce un contatto, ci si incontra, si individuano le priorità all’interno delle difficoltà. Se ci sono delle emergenze si cerca di tamponarle subito con il pacco spesa, il vestiario o la carta prepagata che diamo grazie al fondo costituito con le offerte dei nostri parrocchiani”.

È ricorrente anche un’altra domanda. “Il 95% delle persone che arrivano cercano lavoro: spesso sono persone giovani che vorrebbero lavorare ma non trovano un posto. Se già era difficile prima, adesso lo è diventato ancora di più. Ma crediamo sia una questione importante: se uno avesse almeno un piccolo reddito, ci sarebbe meno richiesta di assistenza. Dopo aver dato i contributi si cerca infatti di fare in modo che le persone diventino indipendenti, anche se è difficile dire di no”.

Un tessuto sociale pieno di ferite. Ma colorato di speranza. Quella che dà chi a 71 anni di età continua a rimettersi in gioco per tendere la mano a chi è in difficoltà. “Io credo che finché uno ha la capacità mentale e la possibilità fisica non ci siano limiti di età – sorride Maria Carla -. Ognuno deve usare il proprio tempo per il bene degli altri, che è anche il proprio. Sono molto impegnata, ma questo mi fa bene. Credo che sia giusto che la vita venga spesa per il bene della comunità: sono sempre stata convinta di questo”.