Villaggio degli Sposi, Barbara racconta: “In crisi anche famiglie normali, il primo passo è ascoltare”

Ricominciare insieme vuol dire intrecciare fili e tessere legami. Ascoltare e offrire accoglienza. Non si tratta solo di erogare contributi economici: il progetto Ricominciamo insieme vuole fare di più. La società ferita dalla pandemia si è trovata più debole a livello economico ma anche più fragile nel tessuto sociale. Ricominciamo insieme è la storia di chi vuole seminare germi di bene dentro le difficoltà. Un esercito di volontari che, dalla primavera scorsa sino a fine anno, sta portando avanti una grande opera di intercettazione del disagio. 

Storie che sanno di Vangelo e illuminano di speranza. Come quella di Barbara, che viene dal Villaggio degli Sposi. Due figli, un lavoro, anni di impegno in parrocchia e in Caritas, ma finora solo con i minori. A maggio la richiesta di disponibilità dal suo parroco per un nuovo incarico. “Don Patrizio Moioli mi ha segnalato che serviva un referente in parrocchia per il progetto Ricominciamo insieme, qualcuno che non fosse già impegnato nei Centri di primo ascolto – inizia a raccontare Barbara con un sorriso che sa di umiltà e generosità -. Io credo molto nella messa a servizio: se posso, penso sia giusto dare la mia disponibilità”. 

Così, insieme ad un’altra volontaria, Sara, inizia questa nuova esperienza. “È stato ed è tuttora sicuramente molto impegnativo, soprattutto a livello di tempo: qui al Villaggio arrivano anche le richieste dal quartiere Grumello e sono state tantissime, soprattutto nel periodo di fine giugno e luglio. Siamo in oratorio per i colloqui due volte a settimana, il martedì e il giovedì, anche se molto spesso veniamo anche gli altri giorni per preparare i documenti e digitare le domande. L’orario dello sportello sarebbe dalle 15 alle 17, anche se in realtà di solito arriviamo un po’ prima e a volte quando finiamo sono le 19…”. Un impegno notevole, che Barbara però non sente come un peso. “Non mi costringe nessuno – sorride -, e nel volontariato è proprio vero che il tuo impegno è utile per te stesso prima ancora che per gli altri”.

Le famiglie in difficoltà, per ottenere la carta soldo erogata da Caritas, devono necessariamente rivolgersi al servizio di ascolto organizzato sul territorio. E non è solo una questione formale. “L’incontro con le persone in difficoltà serve molto, soprattutto perché in questa esperienza stiamo incontrando persone che mai avrebbero pensato di trovarsi in questa situazione: famiglie normali, abituate ad avere un reddito fisso, che si sono trovate con la cassa integrazione o addirittura per qualche mese senza nessun reddito. Qui cerchiamo di essere vicini, di non giudicare, ma di fare dei passi per accogliere”. E le relazioni che si creano fra volontari e bisognosi vanno ben oltre la compilazione di un modulo. “Si sono creati e consolidati dei rapporti molto forti e questo mi fa piacere. Spesso sono emerse altre necessità e siamo stati ricontattati. In oratorio hanno trovato delle persone disponibili all’aiuto, innanzitutto all’ascolto. A volte arrivano chiamate anche il sabato e la domenica, ma io volentieri mi rendo disponibile: non si tratta di risolvere tutti i problemi, a volte anzi ti chiamano anche solo per un consiglio di fronte ad una scelta”.

Nei volontari, il volto di una Chiesa che accoglie, una presenza rassicurante, una mano aperta al dono. “Chi è in difficoltà scopre che in oratorio può trovare un posto accogliente: l’oratorio per me deve proprio essere una casa aperta a tutti. Sappiamo che non è facile andare a chiedere aiuto, ma grazie a Ricominciamo insieme abbiamo incontrato tante situazioni di fragilità, cercando di aiutarle anche da altri punti di vista”. 

Un’esperienza che arricchisce anzitutto chi dona. Un’opportunità anche per crescere. “Tutte le esperienze che ho fatto in oratorio mi hanno cambiato – ricorda ancora Barbara -, questa in particolare mi sta arricchendo grazie all’incontro con tante persone. Proprio da qui è nata anche l’idea di chiedere ad un educatore di AEPER di attivare qui al Villaggio un percorso di formazione per noi operatori di Caritas e per i segretari dell’oratorio (le prime persone che si incontrano arrivando qui): l’obiettivo è migliorare la capacità di ascolto ed elaborazione dei vissuti che vengono consegnati”. Un bisogno sempre più presente. Un dono probabilmente più prezioso del denaro. Che si concretizza in una presenza amica. “Quando vengono le persone cerchiamo di non parlare solo dei bisogni, di non porci solo come chi risolve i problemi: partiamo dallo stesso livello, non guardiamo dall’alto in basso e cerchiamo di metterli a loro agio. Insomma, cerchiamo di essere fratelli”.