“Pace in terra agli uomini amati dal Signore”

La nuova traduzione del "Gloria"

Roma 14-9-2020 Conferenza Episcopale Nuovo Messale Ph: Cristian Gennari/Siciliani

Ci eravamo abituati ad augurare la pace in  terra agli “uomini di buona volontà”. E quella frase è entrata anche nei nostri modi correnti di dire, per designare un tipo di umani positivi, costruttivi, creatori di legami, capaci di perdonare: “di buona volontà”, appunto. Adesso, apparentemente, cambia tutto. Gli “uomini di buona volontà” sono diventati “uomini amati dal Signore”. Perché?

Il messale che si usa nelle messe è la traduzione italiana del testo ufficiale che è in latino. Il testo latino recita: “et in terra pax hominibus bonae voluntatis”: “pace in terra agli uomini di buona volontà”. Dunque la vecchia traduzione era alla lettera, ineccepibile. Solo che qui le cose si complicano. La frase, infatti, viene dal vangelo, Luca, capitolo 2. Vi si racconta della nascita di Gesù, della visita dei pastori e del canto degli angeli sopra la grotta di Betlemme: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Il testo greco, tradotto alla lettera, dice “e in terra pace agli uomini del (suo) beneplacito”, oppure: “della (sua) benevolenza”, della eudokia divina: “gli uomini che Dio ama,” o “amati dal Signore”, come traduce, correttamente, la versione ora in uso nella liturgia. 

Va ricordato che il testo latino del vangelo di Luca era quello della cosiddetta “vulgata”, versione ufficiale adottata dalla Chiesa, messa a punto  da s. Girolamo, tra la fine del quarto e l’inizio del quinto secolo, sul testo greco detto “dei Settanta”. Quella versione è rimasta in uso fino alla riforma del Vaticano II, negli anni ’60 del secolo scorso. Gli esegetici moderni spesso fanno le pulci al buon san Girolamo: le sue tradizioni qualche volta non sono precise. È il caso del canto degli angeli a Betlemme e del “Gloria”. In ogni caso, però, si capisce che quella traduzione abbia pesato molto, anche con le sue imprecisioni, se non altro per la sua lunghissima storia. Nel nostro caso il testo latino di Girolamo, le traduzioni liturgiche successive avevano sostituito quello che era l’enunciato teologico della condiscendenza di Dio, con l’affermazione morale della buona volontà umana. Ora le due cose sono in rapporto, come è ovvio, ma non coincidono. 

Oltretutto l’intero “Gloria” ha una struttura trinitaria, canto di lode per le tre Persone divine: “Signore Dio Padre onnipotente… Signore Figlio unigenito Gesù Cristo… con lo Spirito santo”. Particolarmente vistosa la seconda parte che acclama e invoca l’Agnello immolato e vivente, nostra Pasqua. La solennità dell’intero testo è dunque strettamente al servizio del suo carattere pasquale. L’inno si chiude con la proclamazione di fede che la Chiesa di rito bizantino mette sulle labbra dei fedeli al momento della comunione: «Tu solo Santo, tu solo il Signore, tu solo  l’Altissimo. Gesù Cristo, con lo Spirito santo, nella gloria di dio Padre». 

L’aspetto più “teologico” della nuova traduzione è maggiormente in sintonia con tutta l’impostazione dell’inno e, se si vuole ancora più precisi, con l’impostazione della intera celebrazione eucaristica. 

La reciteremo con particolare cordialità, nelle messe, anche se dimezzate dalla pandemia, il prossimo Natale. 

  1. Non sono d’accordo. Il lemma composto |eu-dokia| significa “buona opinione”, “buona intenzione”. Non c’è nessun fraintendimento possibile.Tradurlo con “gli uomini che Dio ama” non ha senso alcuno, né nella lettera del testo evangelico, né nel suo contenuto, che è l’opposto. Avere “Pace in terra” per coloro che hanno buona idea (del Signore)”, rende loro una libera scelta, quella cioé di prendere la strada della pace con Dio, unico viatico per avere la pace in terra, che è la via indicata da Gesù. “Pace agli uomini che Dio ama” trasforma la libera scelta umana in un atto totalmente passivo. Invece, per ottenere la pace (con Dio), occorre almeno “averne l’intenzione”: nulla di più, nulla di meno Pertanto la modifica apportata è per me un grave errore di traduzione, etico, e teologico.

  2. Concordo con Paolo della Sala. Il cambiamento per me era del tutto inopportuno e cambia addirittura il senso della frase. Dio ama tutti gli uomini, anche quelli che non lo seguono : la nuova frase fa pensare che vi siano degli uomini che Dio non ama. Inoltre una cosa è essere pieni di buona volontà, un’altra è essere amati da Dio (per il solo fatto di essere creature viventi). Mi sembra quindi un errore dottrinale che non fa onore a chi lo ha commesso. Certe cose è meglio lasciarle come sono e non cadere in simili svarioni … (io ripristinerei la precedente versione).

  3. Concordo in pieno con Paolo dalla Sala e Roberto Mayo. Non sono teologo, ma cerco di essere un semplice buon crstiano. Dio ama TUTTI e tutti vuole salvi. Ma ci vuole anche la disponibilità, la buona volontà del singolo uomo per essere in pace con Die e quindi salvarsi.
    Mi sorge il sospetto che il traduttore abbia forzato per avvicinarci alla dottrina protestante, e non vedo perchè dopo secoli e secoli si abbia voluto cambiare un testo tradizionale collaudato e pregato da miliardi di cristiani.

  4. Non conosco il greco, inoltre dopo 2 mila anni non siamo neppure più sicuri del vero significato delle parole. Tuttavia sono d’accordo con Paolo della Sala, anche perché sicuramente tradurre con ‘pace agli uomini che Dio ama’ non ha proprio alcun senso teologico, in quanto Dio ama già tutti gli uomini. La traduzione è una dimostrazione dello sbando in cui si trovano i vertici della chiesa.

  5. Mi pare che, cambiando il testo, si sia implicitamente, e del tutto infondatamente, introdotto il discrimine fra uomini amati dal Signore, che meritano la pace in terra, e uomini non amati. A me questa sostituzione pare erronea e del tutto fuorviante

  6. Buongiorno , l’espressione “Beati gli uomini amati dal Signore” presa così com’è non risulta chiara ,infatti se è vero che l’iniziativa è presa da Dio allora ciò significherebbe che Dio non ama tutti gli uomini ma solo quelli che investiti dal suo amore ne risultano beati, mentre beati gli uomini che amano il Signore giustifica la beatitudine conseguenza dell’aver accolto l’amore di Dio Padre di ogni uomo e che ama tutti indistintamente. D’altra parte Beati gli uomini (tutti) solo perché amati in modo privilegiato da Dio nella persona del suo figlio unigenito Gesù Cristo potrebbe spiegarne il senso che resta a mio avviso poco chiaro e certamente non immediato , né tocca la risposta che l’uomo deve dare all’annuncio . In ogni caso personalmente mi costa rompere una tradizione millenaria della Chiesa cambiare una preghiera recitata sin da bambino dove al di là delle parole si trasmetteva la fede secondo quella precisa preghiera sempre attuale perché è nello sforzo degli uomini di buona volontà che si coltiva quell’amicizia con Dio che può renderci beati. Allora perché l’urgenza di cambiare?. Un cordiale saluto

  7. Oggi mio figlio di 8 anni, mentre leggeva sul suo quaderno di religione la frase del Vangelo “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama.”, si è improvvisamente interrotto domandandomi “Quindi ci sono uomini che Dio non ama?”. Ovviamente comprendo, e con grande felicità, l’interrogarsi di mio figlio. E concordo pienamente con i commenti che mi precedono. Questa variazione è purtroppo uno dei tanti elementi che mi lasciano in totale disaccordo con molte “modalità” adottate dalla Chiesa oggi.

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