Memoria, tempo, preghiera: Gaetano Piccolo indaga l’enigma dell’identità

Il consiglio di lettura della Biblioteca diocesana del Seminario Giovanni XXIII di Bergamo questa settimana riguarda il saggio di Gaetano Piccolo “Il gioco dei frammenti. Raccontare l’enigma dell’identità” (Edizioni San Paolo).

Anche se a volte può essere un gioco pericoloso o ingannevole, o può arrivare ad essere anche una vera e propria manipolazione, la possibilità di raccontare sé stessi e il mondo rimane una delle vie privilegiate per la conoscenza. Gaetano Piccolo, gesuita, docente di filosofia alla Pontificia Università Gregoriana, sviluppa in questo libro un percorso nel quale, intrecciando filosofia, letteratura e teologia, il narrare viene presentato non solo come strumento di cui l’uomo si serve, ma piuttosto come il luogo che egli costantemente abita per costruire la propria identità.

Da secoli, infatti, il racconto costruisce e custodisce l’identità di un popolo, di una cultura, di una religione, oltre ad essere il luogo per eccellenza della memoria personale e collettiva e strumento di formazione e di pensiero.

Dopo aver mostrato come il potere della narrazione può essere usato anche come mezzo di manipolazione e di controllo delle coscienze, attraverso una dettagliata analisi del romanzo 1984 di G. Orwell, l’autore passa all’analisi del genere autobiografico, inaugurato dalle Confessioni di sant’Agostino. In esse individua tre elementi fondamentali: la memoria (spazio interiore in cui avviene la rielaborazione dei ricordi), l’esperienza umana del tempo (già segnato da una carenza ontologica rispetto all’eternità e che si dispiega tra ricordo e attesa, tra la dispersione nel suo fluire e la capacità di trattenere e percepire la durata delle cose) e la preghiera (quale via per ritrovare l’autentico sé nel riconoscimento dell’Altro e nell’Altro).

Passando poi da un confronto tra la poetica di Aristotele e Platone, l’autore, attraverso gli scritti di P. Rioceur, sottolinea la forza dell’innovazione semantica operata in un racconto dalle metafore e afferma come il fine ultimo di ogni racconto sia l’incontro con il lettore, la sua capacità di offrire al lettore una chiave per rileggere la sua esperienza, la sua esistenza.

Il percorso si conclude con il pensiero del filosofo M. Heidegger, il quale mette in rilievo la capacità del linguaggio di attrarre e di interpellare sul mistero dell’essere, che proprio nella parola cifrata della poesia e del non detto trova la sua dimora.

Nella conclusione viene rivolto l’invito a verificare costantemente la validità delle narrazioni che ci vengono proposte, imparando a distinguere in modo responsabile cosa è immaginazione, cosa è manipolazione, cosa è realtà.
Silvia Piazzalunga

Per informazioni si può contattare la biblioteca diocesana: tel. 035.286.221 – 035.286.252; www.bibliotecadiocesanabg.itbiblioteca@seminario.bg.it