Campagnola: le opere di Gianriccardo Piccoli sul filo della memoria

Nel mese di novembre l’abside della chiesa parrocchiale di Campagnola ha ospitato l’installazione di Gianriccardo Piccoli intitolata “L’esile filo della memoria nella fragile materia della vita”. Che la vita sia fragile ce lo sta dimostrando questo tempo di pandemia. A Bergamo lo abbiamo vissuto particolarmente nei mesi di marzo e aprile ed è proprio in quel tempo che nello studio dell’artista Gianriccardo Piccoli sono nate le opere esposte a Campagnola. Si tratta di figure nere, il tema è quello della morte. Se sembra incredibile parlare di morte nel tempo di Natale, forse sembra ancora più incredibile, da un altro punto di vista, parlare di Natale nel periodo più “nero” della storia recente delle nostre comunità. Ma dal nero si aprono spiragli di luce, «nel gioco tra la luce e le tenebre morte e vita si affrontano in un prodigioso duello: in ciascuno di noi si alternano momenti di luce e di buio, di speranza e di disperazione, il tragico e la sua possibile trasfigurazione nella trasformazione del trauma» scrive don Enrico D’Ambrosio, parroco di Campagnola. Sono molte le persone che hanno bisogno di trasfigurare il proprio dolore, di dargli voce e riconosimento. «La morte fa parte della vita» ma forse non eravamo più abituati a sentirla così prepotente. Le opere di Piccoli, nate dalla riflessione su tutto il dolore e la morte portati dal Covid, aiutano la rielaborazione di cui abbiamo bisogno. Sono disposte a semicerchio, lungo il perimetro dell’abside, disegnano «non più la curva del contagio, ma della cura», la cura della memoria di chi non c’è più. Sopra, al centro, una grande croce dorata le illumina e le custodisce: anche dal buio della morte può scaturire la luce, la luce del Natale che porta nuova vita e nuova speranza.