Il sogno spezzato di Agitu Gudeta. Era un simbolo d’integrazione

Ha confessato nella notte il dipendente dell’azienda ‘La capra felice’: è stato lui colpire la pastora etiope Agitu Gudeta, titolare dell’azienda e simbolo di integrazione e imprenditoria femminile trovata morta ieri nella sua abitazione di Frassilongo, in Val dei Mocheni. L’uomo è un ghanese di trentadue anni. Lamentava il mancato pagamento di uno stipendio. La notizia è stata resa nota dalla Tgr Trento. 

Agitu Gudeta era arrivata in Italia per studiare: si era laureata a Trento, in Sociologia, e sempre in Trentino era tornata dopo la fuga dal suo paese natale, l’Etiopia, in cui pendeva su di lei la minaccia di arresto da parte del governo per le sue denunce contro il land grabbing, l’appropriazione della terra da parte di multinazionali. Stabilitasi a Frassilongo, aveva recuperata un gregge di capre in via di estinzione, salvandole e avviando l’azienda ‘La capra felice’, in cui produceva formaggi in maniera sostenibile. Anni fa denunciò di essere stata perseguitata, anche per motivi razziali, dai vicini. Aveva 42 anni.

“Finisce il sogno di Agitu Ideo Gudeta, barbaramente assassinata a Trento da un suo dipendente. Una donna da ricordare, un esempio di integrazione”. Lo afferma Francesco Garofalo, presidente del Centro studi “Giorgio La Pira” di Cassano all’Jonio. “Agitu era scappata dall’Etiopia per un futuro migliore. Simbolo per il suo impegno contro l’accaparramento delle terre da parte delle multinazionali – ricorda –. Attraverso il suo lavoro e la sua storia voleva parlare e dare l’esempio”.
Il presidente del Centro La Pira sottolinea l’impegno della donna a “trasformare la sua attività in un agriturismo, puntare sull’accoglienza”. “Oggi dobbiamo rendere omaggio a una donna, che ha dedicato la sua vita per gli altri, perché non capita tutti i giorni di incontrare una persona così, che da sola decide di affrontare la sfida per eccellenza: una vita da sola in montagna, recuperando un mestiere antico e faticoso come quello della pastorizia con dedizione, e per pura scelta, nonostante una laurea in sociologia”. “Agitu resterà per tutti – conclude Garofalo – la ragazza venuta dall’Etiopia, la pastora delle capre felici, dal sorriso luminoso, simbolo di integrazione, che in alta quota cercava semplicemente la pace”.

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