Che meraviglia, la neve. Abbraccio morbido che trasforma le cose

Cose che piacciono ad Alice: 

  • afferrare le stalattiti di ghiaccio che pendono dalle rocce innevate, staccarle, leccarle e mangiarsele, come fossero ghiaccioli, piano piano, fino alla fine;
  • raccogliere la neve soffice appena caduta e metterla in bocca facendola sciogliere come fosse zucchero filato;
  • costruire pupazze di neve. Pupazze nel senso che sono senza dubbio molto femminili, con il fiocco, la gonnellona, i capelli lunghi. Nascono al termine di storie lunghe e affascinanti che ne pregustano l’arrivo. Tipo che oggi tutto è partito da un fiocco di neve di nome Chiara, appena giunto sulla terra ma con idee già chiare su ciò che sognava di diventare;
  • fissare gli abeti imbiancati e aspettare di vedere i rami pieni di neve disfarsi pian piano del proprio carico, con eleganza, malgrado tutto.

Cose che piacciono a Tommaso:

  • trovare le discese più impervie e lanciarsi col bob a tutta, sfidando le leggi della gravità, prendendo in giro il terrore della mamma fifona, dimostrando che se la neve è fresca basta buttarsi di lato per salvarsi dallo schianto;
  • costruire palle di neve enormi e lanciarle addosso a chiunque, ridendo come un matto;
  • sdraiarsi nella neve e fare l’angelo;
  • camminare tanto, in salita, fino a immergersi nella neve, sentirla arrivare fin sopra le ginocchia. E poi rotolarsi giù.

Cose che piacciono a me:

riscoprire nei miei bimbi tutta la magia delle neve. Che posandosi sulle cose le rende diverse, trasforma il paesaggio, immerge in un mondo ovattato. La neve che è come un abbraccio morbido, del quale ti fidi e nel quale vuoi abbandonarti. Perché nella neve hai voglia di lanciarti, di rotolarti, di immergerti. Perché sai che la superficie soffice ti accoglierà. E’ meraviglia, è dono gratuito, è invito a cambiare prospettiva, è lentezza e sonno leggero, è biancore immacolato che entra nei ripari bui e silenziosi. E’ freddo improvviso in faccia che ti sveglia.

E ci sono cose innate, che facciamo d’istinto: anche io, da piccola, prendevo i ghiaccioli dalle rocce e li mangiavo. Anche io aspettavo a bocca aperta che un fiocco di neve si posasse, lungo la sua infinita discesa, proprio sulla mia lingua. Nessuno te lo spiega, eppure lo fai. Perché, alla fin fine, per fortuna, siamo ancora parte della natura. E basta una spolverata di fiocchi bianchi per ricordarcelo.