La cultura della cura come percorso di pace e la politica malata

Il messaggio di papa Francesco per la 54a Giornata mondiale della pace scorre sullo sfondo di una pandemia inarrestabile e di un’umanità disorientata.
“La cultura della cura come percorso di pace”, tema del messaggio, scava nella coscienza, pone interrogativi, indica e apre percorsi. La voce di Francesco si leva in un mondo in cui la desertificazione etica e spirituale avanza.
C’è, tra gli altri, un soggetto fragile a cui Francesco si rivolge, anche se non lo cita espressamente: la politica. Indebolita da una febbre alta si presente del tutto priva di forza culturale.
Non ci si aspettava di assistere, in giorni di grande trepidazione, a spettacoli di dubbia dignità, non ci si aspettava una contrapposizione fuori dalle righe proprio mentre si rafforzava l’appello all’unità nella lotta a un male senza confini.
Avere cura della politica sembrerebbe dunque una battaglia persa e sarebbe davvero persa se non si trovassero i motivi per reagire al pessimismo e alla rassegnazione, se non si avesse il coraggio di aprire nuovi percorsi del pensare e dell’agire per il bene comune.
Costruire “la cultura della cura per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro oggi spesso prevalente”: questa è la strada maestra a cui si è chiamati per ricostruire la politica, per passare dalla lamentela alla scelta responsabile. Per fare della politica uno strumento di pace e di giustizia.
Parole al vento? Si può credere ancora in questa strada?
Certo è che questa avventura non inizierà se i media e l’opinione pubblica continueranno a girare attorno a chi, anche nelle alte sedi istituzionali, è più incline allo scontro che al dialogo, agli slogan che ai ragionamenti, al frammento che all’insieme, all’effimero che all’essenziale. Proprio per sfuggire a questa deriva urge aprire un percorso di ribellione.
Le difficoltà sono più che evidenti e spesso la tentazione è di prendere le distanze ma, si legge nel messaggio di Francesco per la pace: “non abituiamoci a voltare lo sguardo”, Non abituiamoci a voltare la sguardo neppure di fronte a una politica malata.
Si può tuttavia dire che in questa grande sfida per il futuro molti segni anche recenti consentono di cogliere il filo che corre tra il magistero di un Papa di 84 anni, il pensiero di un Presidente della Repubblica di 79 anni e “il sogno” di migliaia di giovani e giovanissimi. Un filo che regge un’alleanza dalla quale potrà nascere la cultura della cura anche per la politica, un filo che indica una grande scommessa.