Chi sono i costruttori?

"Questo è tempo di costruttori", ha detto il Presidente Mattarella

La chiave di ingresso nel 2021 l’ha data il Presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno: “Questo é tempo di costruttori…”. Non si tratta di ri-costruire, ma di edificare ex-novo, in nuovi luoghi, con nuovi materiali, con nuovi progetti. Come si deve fare dopo un terremoto. Il  suggestivo appello del Presidente fa fatica a smuovere il cuore duro degli uomini e donne della politica e dei partiti.  Perciò l’anno 2021 si annuncia difficile come quello che abbiamo lasciato alle spalle. La sapienza retorica di Mattarella interpella i cittadini, in primo luogo, ma fondamentalmente i partiti. 

L’intelligenza del mondo è un dovere di tutti

Quali le responsabilità dei cittadini? Essi possono delegare molti compiti pubblici, ma non quello dell’intelligenza del mondo. La deriva populistica e giustizialista di questi ultimi due decenni non è dovuta soltanto al fallimento oggettivo della democrazia dei partiti e del sistema dei partiti in ordine al governo del Paese, è anche il prodotto di una mentalità assistenzialistica e passiva dei cittadini, che hanno delegato alla politica il compito elementare di conoscere, leggere, interpretare il mondo.

“I dati sconfortanti dell’ISTAT dicono
che solo il 41% degli Italiani
rriva a leggere almeno un libro all’anno”

I dati sconfortanti dell’ISTAT dicono che solo il 41% degli Italiani arriva a leggere almeno un libro all’anno. Sono arcinote le statistiche della dispersione scolastica (15%), dei NEET (23,67%) – Not in Employement, Education or Training-, dell’analfabetismo funzionale (il 47%).

Il ripiegamento su di sé, sul proprio “particulare”, è l’effetto di una cittadinanza povera di intelligenza della realtà. Le radici spirituali del populismo/sovranismo stanno nell’ignoranza, che fa percepire il mondo solo come minaccia, come fonte di rischio e di paura. Si può osservare che negli anni della ricostruzione postbellica quelle percentuali erano peggiori e che non sono mancate, neppure allora, le minacce e le paure del mondo. Ma la classe dirigente politica aveva legittimato il proprio arrivo al potere, lasciando via libera alle dinamiche, spesso selvagge, e alle forze di ricostruzione. In questi ultimi due decenni, invece, una parte di classe dirigente si è legittimata fornendo una risposta populista e sovranista all’accumulazione originaria di paura di fronte agli sconvolgimenti del mondo.

Questa classe  non si è proposta di scardinare le paure, offrendo un esercizio più raffinato dell’intelligenza del mondo, ma di confermarle e di gonfiarle, in un gioco di specchi e di retroazioni, che solo un traumatico evento esterno poteva spezzare. Ora, il Covid ha rotto più di uno specchio, ma non le cause che hanno generato le fughe e le paure del mondo.

La paura di perdere il potere

Ed è qui che, ancora una volta, si urta contro l’intreccio gordiano delle responsabilità dei cittadini con quelle primarie della classe dirigente politica, forgiata dal sistema politico-istituzionale. E’ questo il cuore di tenebra del Paese, dove risiede il monopolio dell’avorio bianco, quello del potere. Qui, nel cuore della politica, sta la resistenza alle riforme socio-economiche e politico-istituzionali, dopo la grande crisi di sistema degli anni 1989-94. Se non arrivano riforme, se persino il Recovery Fund e il MES e il NextGeneration EU sono catturati dentro le logiche del sistema pre-Covid, mediante un assemblaggio di vecchi progetti da parte del governo e di rivendicazioni corporative da parte dell’opposizione, ciò si deve alla resistenza del sistema politico, di chi sta al governo e di chi sta all’opposizione, gli uni e gli altri abbarbicati al passato, ostinatamente avversi ad ogni innovazione.

“Qual è il nocciolo “razionale” di questa resistenza?
La paura della perdita del potere”
Immagine: fotogramma da “Il Grande Dittatore”
di Charlie Chaplin

Qual è il nocciolo “razionale” di questa resistenza? La paura della perdita del potere o, per essere più precisi, dei poteri microfisici che i ceti politici di partito riescono ad accaparrarsi e a esercitare a fini di promozione sociale, carriere, status e fringe benefits (“beneficio accessorio”, Ndr). Fare riforme socio-economiche, dare poteri nuovi e diretti di decisione ai cittadini, fare spazio all’imprenditoria, piegare la burocrazia amministrativa, ricondurre la magistratura nei suoi confini, spezzare il legame incestuoso con la TV pubblica e con le testate giornalistiche principali significa mettere a rischio gli attuali poteri dei partiti, cioè del ceto piccolo-borghese che li controlla, al di fuori di ogni trasparenza e di ogni legge di regolamentazione. I partiti non ne hanno nessuna intenzione e si rimpallano ipocritamente le responsabilità dello stallo. Trasferire ai cittadini pezzi di potere è qualcosa che l’elite intende evitare come un suicidio. E chi sta momentaneamente all’opposizione? Ha lo stesso atteggiamento conservatore. Da anni assistiamo a questa noiosa altalena, per la quale le opposizioni del momento promettono cambiamenti epocali, se gli Italiani daranno loro la maggioranza dei consensi. In realtà, intendono famelicamente occupare i posti liberati, senza  straccio di un progetto alternativo. 

In attesa di una politica che inventa le istituzioni della partecipazione

Se leviamo lo sguardo sull’orizzonte storico, si constata che l’elite politica innovatrice del CLN ha fondato la Repubblica tra il 1943 e il 1948, ha promosso lo sviluppo economico, sociale e culturale del Paese, ma poi ha perso slancio riformatore, si è chiusa nel cerchio conservatore del proprio potere. La storia documenta molti casi di involuzione elitaria e conservatrice delle élites nate dai movimenti di liberazione. Lo si è constatato in Italia dopo il 1989. Ha resistito strenuamente, ha cambiato le sigle, ma il sistema dei partiti ,così come è uscito dal CLN del 1943, ha continuato ad essere l’architrave fissa del sistema politico-istituzionale. Sono cambiate le sigle, ma non il meccanismo oligarchico. E’ la legge ferrea dell’oligarchia, direbbe il Michels. Il Mattarellum è stato il massimo livello di innovazione raggiunto, ma sempre dentro i confini dei vecchi assetti istituzionali di potere. Non è un caso che l’inizio del blocco dello sviluppo dati da allora, che da allora sia incominciato prima lo stallo e poi il declino. Ogni qualvolta si sono tentate innovazioni istituzionali, chi era all’opposizione e anche parte di chi stava al governo – è il caso del referendum del 2016 – vi si è opposto. 

Servirebbe una politica che innova, una politica che inventa le istituzioni della partecipazione e della decisione del XXI secolo. Quella attuale non è all’altezza. I partiti sono diventati il principale ostacolo alla partecipazione dei cittadini alla politica. Non sono controllati dall’alto dalla legge, non sono controllati dal basso dagli associati. “La democrazia dei partiti” sta asfissiando la dinamica socio-economica del Paese. I partiti hanno fermato l’ascensore sociale, in combutta elettorale con le principali corporazioni del Paese.

Chi ha la forza di spezzare il circolo vizioso? Quis custodiet custodes? 

La lezione che viene fornita dalle vicende storiche dei Paesi comunisti dell’Est europeo, a cavallo del 1989, mostra che l’innovazione politico-istituzionale e, dunque, socio-economica è stata possibile, combinando la forza del movimento di massa dei cittadini e spezzoni di classi politiche dirigenti, che hanno “tradito” le vecchie fedeltà. 

Qui da noi l’ultimo movimento dal basso è stato quello del M5S e ne conosciamo l’esito conservatore, statalista, assistenzialista, parassitario. 

“Quanto a Renzi, ha provato lo schema dell’Est,
ma ha fallito, sia a causa di una cultura politica
incoerente, sia a causa di gravi errori politici”.

Quanto a Renzi, ha provato lo schema dell’Est, ma ha fallito, sia a causa di una cultura politica incoerente, talora segnata dal populismo, sia a causa di gravi errori politici. Il suo tentativo è stato soffocato dalla maggioranza del sistema politico, che ha mobilitato i cittadini a difesa del sistema presente. 

All’inizio del 2021, la situazione è dunque la seguente: il tempo delle attuali élites politiche non è quello dei “costruttori. 

E i cittadini? Non hanno a tutt’oggi gli strumenti istituzionali per riformare la politica. Circa una buona metà è in diserzione astensionista, l’altra metà continua a dare fiducia a questo sistema dei partiti. Perciò il sistema è al momento bloccato. 

In mancanza di un serio strumento referendario, che i partiti non hanno mai voluto, restano agli elettori i social media e dei leader politici che vogliano smuovere la palude. E la crisi al buio? Niente paura! Nel buio siamo già. 

  1. Leggo fra le righe, uno scoramento, che haimè, è stato da me più volte messo nero su bianco e non da oggi, in momenti meno sospetti e che ormai stanno oltrepassando un decennio di tentennamenti, di “tirare a campare, o a lassismo coperto da “dovere istituzionale secondo la Costituzione, senza riuscire ad oltrepassare l’ostacolo della inefficienza causata da poca lungimiranza! prese di posizioni, poco coraggiose, da parte della classe dirigente, tutta, atte solo a salvaguardare se stessa! Ora siamo in una vera e propria guerra, combattuta con armi spuntate, e che non riescono neanche minimamente a scalfire il vero “nemico” della indecisione elevata alla massima potenza! L’Europa si sta frammentando sempre di più, nel non convergere al suo capo, quelle politiche che dovrebbero portare ad avere una visione unica su problematiche che invece altri Continenti, vedi Asia, o Australia, hanno saputo meglio governare! saremo schiavi delle tecnologie messe sul mercato da questi continenti, mettendo all’angolo il Continente Americano? e l’Europa, fulcro di ogni “via” “per” e “da”, come intende affrontare quelle divergenze su basi fiscali, che tanto hanno danneggiato alcuni Paesi, come l’Italia, e che invece hanno trovato un equilibrio come, ad esempio, il Regno Unito? L’Italia ha solo il suo “suolo” da contrapporre agli altri Paesi Europei meglio attrezzati, in cui le espansioni economiche hanno maggiori garanzie di successo nella accelerazione decisionale di classi politiche di maggior acume egoistico nel salvaguardare gli interessi del proprio Paese! Il mondo è rivoluzionato da eventi che sono causati da fenomeni naturali, ma anche e soprattutto moltissimo, da cause derivanti dall’egoismo umano che ha una base comune, direi, planetaria! E, forse, la sola Europa, se non in “comunione” con il resto del mondo, non basta più! Papa Francesco, sta cercando di fare pervenire ai grandi del mondo, questo concetto fondamentale, sin dall’inizio del Suo Pontificato, e solo Dio lo sa, se riuscirà a scalfire quella parte dura delle menti che ancora non capiscono che siamo tutti sulla stessa barca! Che sia un Anno Nuovo, buono, pieno di Luce e speranza per tutti!

  2. Non mi convince il pessimismo (“buio”) della conclusione dell’articolo di Giovanni Cominelli.
    Mi sembra che il presidente Mattarella, nel suo discorso per il 2021 dal quale pure Cominelli prende inizialmente spunto, giunga a conclusioni ben diverse. Eccole: “Sarà un anno di lavoro intenso. Abbiamo le risorse per farcela”.

    1. Non per prendere le difese di Cominelli che non ne ha alcun bisogno, ma sappiamo che la macchina per avere le risorse ha già scaldato i motori da un pezzo, ma quante volte l’Italia, ha perso il treno, un treno che è ad alta velocità, ma che dal nostro Paese si è preferito una “tradotta”? Questo oltre che l’ultimo anno di Mattarella, è anche il nostro unico e solo ultimo treno! Saprà la nostra classe politica prenderlo e salire per un viaggio che non sarà tra i migliori? ai posteri l’ardua, anche se non troppo, sentenza! Tifiamo comunque per l’Italia, sempre…e comunque! Buon Anno e grazie

      1. Concordo sul fatto che Cominelli non ha bisogno di essere difeso. Se si sentisse ingiustamente attaccato, volendo saprebbe benissimo difendersi da solo. Concordo: sta arrivando per il Paese un ultimo treno, su cui dobbiamo affrettarci a salire in queste prossime settimane. L’ultimo discorso di fine anno di Mattarella ha indicato la strada, nelle premesse e secondo me anche nelle conclusioni, che ho perciò richiamato. Senza dimenticare che Sergio Mattarella ha costituto un solido punto di riferimento anche negli anni precedenti. Dopo le ultime elezioni politiche (sono passati quasi due anni!), che avevano dato la vittoria a Cinque Stelle e Lega su una piattaforma violentemente anti europea, ha gestito con saggezza e determinazione la fase di costituzione del governo giallo-verde. Rifiutando, ad esempio, la nomina a Ministro del professor Savona, e impedendo così il dilagare dell’antieuropeismo di governo. Nella crisi del primo Governo Conte, più di un anno fa, ha accompagnato con fermezza la costituzione di un nuovo governo, che ha sbarrato la strada alla definitiva rottura con l’Europa. Personalmente, ho grande fiducia che, per quanto gli compete, saprà gestire al meglio anche questo ultimo difficile anno del suo mandato. Tifiamo per l’Italia. E, come non si stanca di indicare Mattarella, per un legame sempre più stretto con l’Europa.

  3. Mattarella fra i “costruttori”? E’ fuori discussione che lo sia, tanto che io lo proporrei, se si potesse, anche per un secondo mandato, ma in questo contesto non è lui che viene messo in discussione, ma la classe dirigente politica con cui si trova a gestire questo drammatico momento globale! E’ vero che non bisogna generalizzare, ma anche se tanti hanno lavorato con la schiena dritta, con altrettanta onestà intellettuale dobbiamo denunciarne, il silenzio assordante, sulle riforme che a seguito delle stesse, avrebbero dovuto portare il nostro Paese alla “costruzione” ex novo, di un sistema, di rete e condivisione, ritenuto obsoleto e perché? perché non c’è ne condivisione ne rete! tutti a difendere il proprio orticello, che ancora oggi, proprio in questo momento, è ritenuto come unica possibilità di mantenere il “potere”! Non c’è una visione dagli intenti comuni, e che , invece, è prioritariamente della massima importanza affinché i “costruttori” possano lavorare per un bene comune! Comunque, chi vivrà, vedrà… e a giorni, ne sapremo, qualcosa in più, e se, ha prevalso la difesa del proprio orticello, oppure si abbattono definitivamente gli ostacoli guardando oltre! L’unica certezza, il nostro Presidente della Repubblica…a cui vanno i miei migliori auguri di proficua visione e fermezza nell’operato, dell’anno che verrà! cordialità!

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