Don Dario Acquaroli: la collaborazione tra tutti tiene vive le fondamenta della comunità Don Milani

32 anni. Al Patronato di Sorisole da ormai tre anni e mezzo. Il sogno lui l’aveva già prima, ma il Vescovo, dopo l’ordinazione, gli aveva affidato l’incarico di direttore dell’oratorio di Borgo Santa Caterina. Don Dario Acquaroli, originario di Lallio, a Sorisole arriva nel settembre del 2017 come responsabile della comunità dei minori. Sotto l’ala di don Fausto sino alla primavera scorsa, ora don Dario si trova a raccoglierne le redini come direttore dell’intera comunità don Milani. A portare avanti con coraggio e intelligenza una grande storia con l’aiuto di tanti collaboratori.

“Dopo la morte di don Fausto, il 23 marzo scorso, abbiamo continuato ogni servizio, cercando la modalità migliore per portarlo avanti. C’è da dire che già don Fausto stava lavorando perché tutto potesse continuare anche senza di lui. Diceva spesso: ‘ormai gli anni sono 68, non pochi’, e si preoccupava del futuro. Aveva deciso già lui di individuare delle persone che coordinassero i vari servizi, restando lui a capo di tutto”.

E proprio su questi passi si sta andando avanti. “La riflessione accolta e condivisa con il Patronato è che una persona che sostituisca don Fausto non può esistere, sarebbe inutile cercarla, ma la collaborazione tra tutti permette che ogni cosa possa continuare: è il modo per tenere vive e presenti le fondamenta su cui tutto è stata creato”.

Si parte quindi con la nomina di don Dario a direttore della casa. “Io non ho nessun delirio di onnipotenza, non è che tutto deve passare da me – dichiara -. Abbiamo istituito un direttivo con i vari coordinatori individuati già da don Fausto, che nel confronto possano trovare le modalità più opportune e permettere che tutto vada avanti: sono presenti il coordinatore dell’area minori, dei maggiorenni, del servizio Esodo e il presidente della cooperativa il Mosaico. Il compito principale del direttore è quello di mettere sempre bene a fuoco quali sono le linee guida: quelle che si trovano nel Vangelo, nell’opera di don Bepo e di don Fausto. Su queste si deve basare tutta la formazione educativa e spirituale. Tutto questo lo faccio a nome e con l’aiuto di tutti i preti del Patronato San Vincenzo”.

Proprio questo spirito di collaborazione ha consentito di gestire un passaggio difficilissimo. “Tutto può continuare solo con questo spirito di condivisione e supporto reciproco. Dopo la morte di don Fausto non c’è stato nessuno che si ergesse a voler essere l’unico erede del suo carisma”.

Per don Dario, giovane sacerdote, non è stato certo facile passare dall’avere a fianco un riferimento granitico come don Fausto a questo nuovo ruolo. “Come ci diamo spesso, siamo tutti preoccupati ma sereni. La cosa che più manca a me sicuramente è avere a fianco la presenza fisica di don Fausto, un punto fermo e sicuro per tutto, una persona con cui confrontarmi, a volta anche scontrarmi. Era per me una guida e un accompagnamento, senza troppe parole. Questo manca tanto, manca la condivisione, il rendere conto di tutto quello che si fa, che ti permette di formarti. Prima bastava un nome, una presenza, perché tutto potesse essere sicuro. Adesso vedo per me il compito di accompagnare e guidare: il mio ruolo sta proprio nel rileggere, rivedere, pregare, tenendo fermo il legame con il Vangelo e l’opera di don Bepo e don Fausto. “Sono fondamentali per me l’ascolto e la condivisione con tutti quelli che hanno incontrato don Fausto. Non pretendo di essere io il porto sicuro che era lui per tanti, ma il mio compito è indicare la strada che è stata tracciata e percorsa, con quello stile”.

Un impegno concreto, ma anche un oggetto di studio. Perché don Dario sta frequentando la laurea magistrale in Scienze pedagogiche. È al suo secondo anno e sta lavorando ad una tesi che analizza le dinamiche della vicenda che lo vede pienamente coinvolto in questo periodo.  

 “Don Fausto ci teneva, mi ha praticamente obbligato – sorride -. Mi diceva che, a differenza di quando era giovane lui, ora è indispensabile, non solo avere un titolo ma delle competenze più forti, anche in regola con tutte le richieste e direttive. Sto frequentando la laurea magistrale in Scienze pedagogiche, con indirizzo Progettazione e gestione di interventi educativi, presso l’Università salesiana di Venezia. La scelta è legata al fatto che lo stile salesiano è in forte sintonia con quello del Patronato. La tesi a cui sto lavorando si occupa di come si può continuare una realtà forte anche dopo che non c’è più la persona che l’ha creata e gli ha dato carisma particolare: solo se si hanno ben presenti quei valori e fondamenti su cui quella realtà si basa. Se c’è questo ben presente, non solo si può continuare, ma anche costruire qualcosa di nuovo”.

La storia dell’opera di don Fausto va avanti così.