Sabato pomeriggio. A poco più di ventiquattro ore dall’annuncio che ha confermato la “zona rossa” per la Lombardia.
E’ di nuovo zona rossa
Ieri mattina spiegavo ai miei studenti di terza “A”, a Grumello, come intendevo proseguire con il programma, dopo aver concluso la sezione di Storia della Chiesa. “Ragazzi, stiamo a vedere come evolve la situazione: se la prossima settimana siamo in presenza, ci dedichiamo ad approfondire insieme, dialogando tra noi a partire da alcuni spunti che vi darò, i sacramenti della Cresima e del Matrimonio, che ho scelto per il programma di quest’anno; se invece saremo in didattica a distanza, affronteremo la storia delle religioni, così teniamo le lezioni che prevedono i lavori di gruppo e il confronto tra noi per quando torniamo!”.
Li guardavo, sperando contro ogni dato sanitario che zona rossa non fosse. Guardavo a Tommy che era concentrato durante l’interrogazione, Linda che alzava la mano per intervenire, Sara, serissima come sempre, che non perdeva una parola della lezione, Carlo e Marco, che compongono con Tommy un trio anche di chierichetti fantastico, che sostengono l’amico interrogato con gli occhi. Speravo con tutte le forze di non doverli nuovamente vedere da dietro uno schermo.
Invece niente, va così, giusto o no che sia, va così. Ieri sera ho pregato di rabbia, di testa più che di cuore. Mi spiaceva per i ragazzi, per le loro famiglie, per le persone a me care, dopo tanti anni con loro, che gestiscono bar e ristoranti e adesso hanno paura davvero che arrivi il giorno nel quale non ce la faranno più a riaprire. La notte ha portato riposo, non consiglio.
Al mattino un flash e riapro un libro, bellissimo
Poi, stamattina, un flash. Mi viene in mente che a marzo, durante il lockdown più duro, in quella Quaresima nella quale a Grumello abbiamo accompagnato, in un mese, 62 persone alla sepoltura, e a Telgate 29, nella disperata ricerca di parole che sapessero di Risurrezione, in un momento in cui la morte faceva da padrona, avevo letto un libro di Teologia. Un bellissimo libro, intitolato Alla fine il nulla? Sulla risurrezione e sulla vita eterna, del biblista tedesco Gerhard Lohfink.
Mi sono anche ricordato di aver scritto, a lato di una pagina, una piccola glossa: “passaggio splendido!”. Prendo il libro, cerco quella pagina, la trovo, è la pagina numero 176, e torno a gustarla. “La risurrezione della carne deve comprendere tutto questo. Se determinati libri sono stati parte del mio diventare persona, la mia relazione con questi libri deve risorgere con me. Se un giardino, che ho coltivato e curato, è stato un pezzo della mia vita, la mia relazione con quel giardino, il mio coltivarlo e curarlo, risorgerà con me. Se ho amato un animale, che è diventato un pezzo della mia vita, la mia relazione con il suo affetto e la sua fedeltà risorgeranno con me. Ma molto più importante: se un altro essere umano è diventato mio amico, uno che per me c’era sempre e che sempre mi ha aiutato, questo “essere con” il mio amico sarà parte della mia risurrezione”. Lohfink conclude questo passaggio con un esempio sponsale, che si può però ampliare in questo modo, secondo me: se le persone si sono amate, se hanno condiviso la loro vita, la risurrezione comprenderà tutto ciò che si sono donate tra loro con autenticità.
Questo passaggio del libro mi ha cambiato la giornata, perché mi ha permesso di rileggere gli eventi sotto una luce differente. Siamo esseri per la risurrezione, per il dono reciproco che genera vita. Alziamo la testa e proseguiamo il cammino. C’è davvero luce all’orizzonte. Ragazzi, ci si vede la prossima settimana: alle 8 tutti connessi davanti al computer! Sono concessi la tazza del caffelatte, il ciuffo ribelle, il viso struccato e lo sbadiglio d’ordinanza. Basta che ci vediamo: c’è da lavorare!