I notiziari parrocchiali: punti di riferimento anche nel mondo dei social

Nel mondo tumultuoso della comunicazione, sono considerati «stampa minore». Eppure, come pulpiti di carta, hanno una loro nobiltà, perché i notiziari parrocchiali hanno una storia e un sempre un grande spazio nel cammino di formazione e informazione. Sono alcuni spunti emersi, lunedì sera 25 gennaio, nell’incontro di formazione in streaming «A cosa serve un notiziario parrocchiale?», condotto da don Mattia Magoni, direttore dell’Ufficio diocesano comunicazioni sociali. Una proposta che ha raccolto vasto successo, con oltre un centinaio di persone collegate. Nella nostra diocesi la diffusione dei notiziari parrocchiali è capillare: ogni mese ne sono stampate 40.000 copie, che raggiungono ben 200.000 persone.

Pulpiti di carta

Don Magoni ha esordito ricordando l’evoluzione che ha interessato anche i notiziari parrocchiali nel corso dei decenni. «Negli anni Sessanta erano essenzialmente dei bollettini, erano “la voce del parroco” e si privilegiava l’informazione. Nei due decenni successivi, per i cambiamenti sociali, diventano “un popolo in cammino”, per tenere i contatti con tutti. Negli anni Novanta assumono il “credere”, cioè la formazione. I notiziari parrocchiali hanno una melodia propria, ma inserita nell’unica sinfonia della comunicazione». Don Magoni ha ricordato la famosa Lettera pastorale «Il lembo del mantello»  del cardinale Carlo Maria Martini, dove viene ripreso il brano evangelico della donna convintissima di guarire soltanto toccando il mantello di Cristo. Brano ripreso dal cardinale dando del «tu» ai mezzi di comunicazione, mettendoli in rapporto con il messaggio cristiano, perché nel nostro tempo fanno il servizio del lembo del mantello. «Questa donna — ha detto don Magoni — è nella massa, come è la maggior parte delle persone nelle parrocchie, cioè anche i lontani o i praticanti saltuari. Qui si pone il notiziario parrocchiale, scritto in stragrande maggioranza da non professionisti».

Quali le caratteristiche fondamentali della loro «mission»? «La loro presenza può far scoccare la scintilla per riscoprire o avvicinarsi alla fede, diventando un pulpito di carta, perché grazie allo scritto si può comunicare fede e vita comunitaria. Sono un camminare insieme, perché non basta più soltanto l’informazione, ma si mettono in contatto con l’unica famiglia parrocchiale».

Strategie d’informazione

Ci sono altre caratteristiche indispensabili per il notiziario. «Non devono mai mancare le informazioni — ha detto don Magoni —, non sempre curate adeguatamente. Oggi molti non conoscono neppure il nome del parroco, i gruppi e gli orari di Messe e incontri. Così pure è necessario il calendario parrocchiale, perché la gente deve e vuole sapere. Sono anche indispensabili gli spazi riservati alla vita della Chiesa locale e alla Chiesa universale, ambiti purtroppo ancora carenti nei notiziari parrocchiali. Quindi spazio a temi attinenti la fede, come spiritualità, Bibbia, liturgia, arte, e temi di attualità, come sociopolitico, cultura, mondo, problematiche varie, che sono necessari per guardare la realtà con gli occhi della fede». Fondamentale anche l’estetica. «Oggi è assolutamente necessaria la grande cura della grafica e della scelta delle foto, perché sono un racconto di ciò che accade. Pagine colorate comunicano gioia e anche una foto conquista».

Le cinque “W” alla base della comunicazione

È poi intervenuto Diego Colombo, caposervizio de L’Eco di Bergamo, dicendosi convinto che «nella rivoluzione della comunicazione i notiziari parrocchiali hanno un futuro». Quindi ha parlato delle caratteristiche pratiche di un articolo: testi non lunghi e non ridondanti di aggettivi o avverbi; distinguere i fatti dalle opinioni personali; dare importanza sia all’«attacco», cioè gli inizi del pezzo, per attirare i lettori, sia alle interviste, che richiedono prima di documentarsi; puntare molto sui titoli. Ogni articolo deve rispondere alle cinque «W», riprese dall’inglese: chi, che cosa, dove, quando, perché.

Dopo alcuni interventi, don Magoni ha annunciato che si sta pensando a un corso per gli impegnati nei notiziari parrocchiali. E ha ricordato anche il ruolo nuovo del sito «Santalessandro.org» nell’ambito della comunicazione e della formazione nella nostra diocesi.