Aldo Agazzi, grande educatore. Un libro per ricordarlo a vent’anni dalla morte

«Nessuno è cretino!». È il titolo, indubbiamente provocatorio, di un volume che ripercorre vita, opera e pensiero di Aldo Agazzi, a vent’anni dalla scomparsa (1906-2000), uno dei più autorevoli pedagogisti di ispirazione cristiana del Novecento, conosciuto a livello internazionale per i suoi studi in pedagogia e didattica e che testimoniò sempre una grande fiducia verso l’uomo. Autore del libro (edizioni Progetto) è il giornalista Roberto Alborghetti, in cui ha raccolto una serie di colloqui da lui avuti con l’insigne pedagogista. Il volume può colmare una lacuna: a causa della pandemia, non si sono potute tenere celebrazioni o iniziative per ricordarne il pensiero a cui hanno attinto intere generazioni di docenti, educatori e formatori.

«Il titolo provocatorio — racconta Alborghetti — esprime la fiducia che Aldo Agazzi riponeva nelle potenzialità e nelle risorse dell’essere umano. Il libro si presenta come un lucido viaggio nella memoria tra fatti, esperienze, persone e personaggi che hanno segnato la storia dell’Italia contemporanea. Per la grandezza e l’attualità del suo pensiero e intuizioni, Aldo Agazzi ancora oggi può ispirare il mondo educativo a ritrovare coraggio, motivazioni e ideali».

Grazie ai colloqui, il libro diviene una autobiografia per agli argomenti trattati, come infanzia, scuola, Sessantotto, libertà, letteratura e filosofia, rapporti con grandi personalità, per esempio Papa Giovanni, il sindaco La Pira, Paolo VI, Lazzati, Carretto, Mazza. Fra le sue riflessioni anche la tristezza perché la scuola non faceva più imparare a memoria poesie o brani, come si faceva un tempo. «Agazzi mi disse he era una grande lacuna — prosegue Alborghetti —, perché allenare la memoria significa costruire un patrimonio che porteremo sempre dentro di noi e che dà la possibilità di nuovi arricchimenti. Inoltre, affermava che il gioco era decisivo nello sviluppo del bambino, perché in stretta parentela con il bello, l’estetica, l’arte e la creatività».

Nei colloqui, Aldo Agazzi citava anche i suoi filosofi preferiti, fondamentali nella sua formazione, cioè Platone, Sant’Agostino e Kant. Il libro si chiude con una riflessione del figlio Evandro, filosofo della scienza e accademico di fama internazionale, che ricorda il padre con toni commossi. «In tutte le pagine — conclude Alborghetti — esce il ritratto di un uomo, Aldo Agazzi, a cui la cultura e l’educazione devono molto».