Verso l’alt(r)o, la meditazione della settimana: non temere. Per fede

“Non temere, Maria,
perché hai trovato grazia
presso il tuo Signore,
che si dona a te.
Non temere, Abramo,
la tua debolezza:
padre di un nuovo popolo
nella fede sarai.
Non temere, Mosè,
se tu non sai parlare,
perché la voce del Signore
parlerà per te.
Non temere, Giuseppe,
di prendere Maria,
perché in lei Dio compirà
il mistero d’Amore.
Pietro, no, non temere,
se il Signore ha scelto
la tua fede povera,
per convincere il mondo.” 

Marco Frisina, “Non temere”


Mi colpisce come questa parola ricorra moltissime volte in tutta la Bibbia, circa 80. Credo che sia l’augurio più bello che si possa fare ad una persona: “Non avere paura, non temere”. Tuttavia per essere credibile questo invito presuppone una presenza. Una presenza vera, percepibile. Altrimenti restano parole con retrogusto di inganno.

“Non temere” dice Dio quando si avvicina all’uomo e lo chiama a grandi cose, a sogni che neanche poteva immaginare per la loro grandezza. “Non temere” dice Dio quando si abbassa sulla storia dell’umanità per chiamarla a sé. “Non temere” dice Dio presentandosi alle nostre vite come Padre.

Spesso abbiamo paura a realizzare i sogni, abbiamo paura a essere noi stessi, a guardarci allo specchio del cuore, abbiamo paura ad essere onesti in un mondo che suggerisce la furbizia, abbiamo paura a manifestare il nostro credo, ad essere contenti e gioiosi semplicemente perché vivere la vita è bello. Noi uomini abbiamo molte paure per natura, ma quanto sarebbe straordinario poter vivere senza questi freni, vivere nella verità delle nostre potenzialità e dei nostri limiti. Quanto sarebbe bello liberare la gioia.

Spesso ci fermiamo qui: a quanto sarebbe bello. Ma Dio già l’ha superato presentandosi a noi così: “Non temere”.  Lui c’è. E si incomincia a percepire questa presenza umile nella nostra vita capace di liberare dalla paura.  Certo, è fede.