Il sorriso stampato sul volto. Gli occhi pieni di gioia. Monica ha 21 anni e un grande entusiasmo. Viene da Ranica, studia al Conservatorio di Bergamo, dove sta per laurearsi in fagotto. Ma ha anche un forte interesse per l’ambito sociale, coltivato già alle scuole superiori, frequentando il liceo delle scienze umane e vivendo esperienze di alternanza scuola-lavoro in una comunità adolescenziale. All’inizio dell’estate del 2020 ha incontrato il servizio Esodo e dopo le prime serate di prova è diventata una volontaria fissa della mensa della stazione.
“Mi sono avvicinata al servizio Esodo tramite un amico, che presta servizio in stazione nel turno del mercoledì sera – inizia a raccontare Monica -. Mi ha raccontato la sua esperienza e la cosa mi è interessata sin da subito, così ho deciso di provare anche io. Il coordinatore del servizio Esodo Fabio Defendi mi ha detto di andare per provare un paio di volte: è necessario capire le dinamiche, vedere se può fare per te e ambientarsi prima di prendersi l’impegno”.
E coì Monica il 1° giugno dello scorso anno fa il suo primo servizio in stazione. “Le prime volte ero spaesata – ricorda -, avevo qualche idea di cosa aspettarmi ma non lo sapevo con precisione. All’inizio stavo per lo più ad osservare, rimanendo all’esterno e guardando le varie persone che arrivavano. Molti mi chiedevano chi fossi perché non mi avevano mai visto. Ho iniziato a conoscere gli altri volontari e pian piano mi sono inserita. Ora facciamo tutti un po’ di tutto: a volte impiattiamo, a volte distribuiamo i sacchetti, a volte stiamo fuori a salutare e accogliere”.
I primi passi non sono stati facili. Ma gli ostacoli si superano. “La difficoltà è proprio farsi conoscere. All’inizio non sai bene come approcciarti: si tratta di persone che hanno una vita completamente diversa dalla nostra, non sai mai fin dove chiedere, come comportarti…”.
Uno dei momenti più belli del servizio, secondo Monica, è quello successivo alla distribuzione dei pasti. “Quando si fa il giro alle pensiline, alla fine del turno. Si entra nella loro casa e nel loro ambiente loro si lasciano avvicinare, prendono questo gesto come un ricordo, un’attenzione verso loro di loro. Li vediamo più disponibili ad accoglierci e a raccontarci di sé. Lì anche noi non siamo di fretta per il servizio e riusciamo a dedicare un po’ più di tempo a loro”.
Così Monica è diventata una volontaria fissa del turno del mercoledì. “Nel gruppo di volontari mi ha colpito che, nonostante abbiamo età molto diverse (la più piccola ne ha 20, il più grande 75), abbiamo un fortissimo legame. Una sera delle scorse settimane pensavamo addirittura ad un’ipotetica vacanza insieme, quando si potrà fare. Siamo un gruppo molto unito e questo motiva ancora di più”.
Un impegno che – dice Monica – le sta piacendo talmente tanto da non costarle fatica. E che le sta regalando tante soddisfazioni. “Il ricordo più vivo è del pomeriggio della vigilia di Natale: ero in stazione a distribuire i pacchi regali. Un signore ha trovato sul biglietto i nomi della mia famiglia, se li ricordava perché glieli avevo detti e quando mi rivisto mi ha detto che quel dono gli ha cambiato il Natale, gli ha fatto tornare il sorriso”.
La gioia con cui vive questo servizio spinge Monica a consigliarlo anche ad altri suoi coetanei. “Consiglierei sicuramente di fare questa esperienza. Si tratta di un impegno di tre ore a settimana, nulla di impossibile. Magari dopo aver provato capisci che non è l’ambiente in cui ti trovi a tuo agio, ma se ti capita come nel mio caso scopri un mondo. È stata un’esperienza che mi ha cambiato prospettive, al punto che adesso sto pensando di iscrivermi all’Università di Scienze dell’educazione”. Perché è solo l’amore che genera e apre prospettive nuove.