Parte il pellegrinaggio pastorale del vescovo: “La meta non è un luogo ma un incontro”

«La meta non è un luogo, ma un incontro». Con questa affermazione che è già un programma, il vescovo Francesco Beschi scandirà il suo «pellegrinaggio pastorale» nell’intera diocesi, che toccherà ogni parrocchia e durerà più anni. Inoltre, monsignor Beschi ha scelto di chiamare «pellegrinaggio pastorale» la tradizionale visita pastorale che ogni vescovo è obbligato a effettuare alla propria diocesi come prescrive il Codice di Diritto canonico. L’apertura ufficiale si tiene sabato 13 febbraio in Cattedrale alle 18 con una solenne Concelebrazione eucaristica (trasmessa in diretta su BergamoTv).

«DOVE LA VITA ACCADE»

Il pellegrinaggio pastorale vedrà l’attenta visita a ogni parrocchia diocesana e lo snodarsi della sua vita, fatta di sacerdoti, persone, opere e gruppi. «Con ogni comunità — sottolinea monsignor Giulio Dellavite, segretario generale della Curia — il vescovo condividerà l’ordinarietà quotidiana. Visiterà un ambito significativo, incontrerà i sacerdoti familiarmente nelle loro case, celebrerà l’Eucaristia. Come ha promesso nei momenti di preghiera vissuti a distanza durante i mesi più oscuri della pandemia, pregherà il Rosario affidando a Maria le intenzioni e le sofferenze di tutti e di ciascuno». 

Il pellegrinaggio pastorale si pone anche nell’ottica dell’ultima Lettera pastorale del vescovo intitolata «Servire la vita là dove la vita accade», con una riflessione a largo raggio sulla parrocchia «fraterna, ospitale e prossima e il servizio del presbiterio». In pratica, il vescovo  percorrerà le strade dove la vita accade, cioè dove ogni giorno si muove la vita degli uomini e delle donne che abitano la propria comunità.

L’IMMAGINE SCELTA E LE «TRE CORSIE»

Per il pellegrinaggio pastorale non è stato scelta l’immagine di un quadro famoso. «Significativamente — prosegue monsignor Dellavite — è stato scelto un disegno simpatico che è stato regalato al vescovo durante una visita a una parrocchia». Questa decisione esprime da subito il legame alla vita concreta. «Care sorelle e fratelli — scrive il vescovo presentando il suo prossimo cammino — il mio pellegrinaggio pastorale avviene nel momento in cui siamo giunti a delineare tre corsie di un unico percorso, contrassegnato dall’esigenza pastorale di declinare e soprattutto coniugare fede e vita, Vangelo e cultura, Chiesa e mondo». Queste le «tre corsie»: le comunità ecclesiali territoriali, le fraternità presbiterali e la parrocchia fraterna, ospitale e prossima. «Come ogni pellegrinaggio — scrive ancora il vescovo — la meta non è un luogo, ma un incontro».

La seconda caratteristica dell’immagine scelta indica — rileva monsignor Dellavite — che «i confini della Chiesa bergamasca sono lo sfondo, ma i personaggi non sono dentro un edificio sacro, lo formano loro stessi come pietre vive di una Chiesa viva. Questo richiede l’impegno di una Chiesa in uscita, come invoca Papa Francesco: non è più il tempo di pensare a come portare la gente in chiesa, ma come portare la Chiesa alla gente».

PASTORALE E VIOLINO

Nell’immagine, il vescovo regge il pastorale e anche un violino, strumento da lui suonato in gioventù. «È il riferimento alle caratteristiche specifiche di ognuno — conclude monsignor Dellavite — in base alle sue qualità e competenze messe a servizio degli altri. Questo indica “lo stile della sinodalità”: ognuno suona note diverse, ma che diventano armonia di un’unica partitura. Così succede nelle nostre comunità dove ognuno, diverso dagli altri, interpreta le note del Vangelo. A servizio di questa armonia e sostenerne l’unità, il vescovo si fa pellegrino nel servire la musica della vita della Chiesa di Bergamo là dove la vita accade».