In un periodo come quello che stiamo vivendo, dominato dalla pandemia di Covid-19, c’è stata una parola che, ricorrentemente, ha aleggiato sulla bocca di molte persone e che, ancora adesso, viene spesso evocata: resilienza, ovvero la capacità, da parte di un individuo, di affrontare e superare un evento traumatico, adattandosi ad esso e traendone, infine, beneficio. Una prova di forza che richiede volontà e creatività e, qualche volta, anche una profonda propensione al cambiamento.
A dimostrarlo, la storia di Alessandro Bana che, dopo aver perso il lavoro a causa delle chiusure, determinate dall’epidemia, ha voluto rilanciarsi tramite la passione per il modellismo. «Dopo gli studi superiori, sono partito per le Canarie, a Tenerife, per svolgere l’attività di animatore turistico – racconta Alessandro Bana, 29 anni, un diploma di grafico pubblicitario –. È stata un’esperienza molto bella, formativa, di crescita professionale, ma, soprattutto, di crescita personale e umana, in cui ho potuto incrementare le mie capacità organizzative, conoscere gente che proveniva da ogni parte del mondo e, oltre che migliorare il mio inglese, apprendere nuove lingue straniere. La parentesi in Spagna ha formato il mio carattere, mi ha dato maggior sicurezza e consapevolezza e mi ha fatto comprendere come l’odio per il diverso sia solo frutto di ignoranza e paura». Dopo cinque anni, però, Alessandro torna in Italia. «Mi sentivo contento e soddisfatto, ma non avevo intenzione di fare l’animatore turistico per tutta la vita. Cercavo stabilità, anche perché la mancanza di famiglia e amici si faceva, ogni giorno, sempre più forte.
Verso fine 2018, sono quindi tornato a Lenna e, dopo un breve periodo, in cui ho lavorato come impiegato in un’azienda, sono stato assunto da una scuola di sci, a Valtorta. Qui, ero responsabile della manutenzione delle attrezzature e dell’accoglienza degli iscritti. Non mi dispiaceva come mansione, anche perché mi permetteva di relazionarmi con i clienti e di mettere in campo le mie competenze comunicative e la mia personalità solare ed estroversa. L’idea era quella di tenermi impegnato, durante la stagione invernale, con la scuola di sci, mentre, a partire dalla primavera, avrei cominciato a operare nell’impresa boschiva di mio fratello Alberto. Ma il Covid, alla fine, ha fatto saltare in aria tutti i miei piani». Durante il primo lock down, Alessandro si trova disoccupato e inizia per lui un momento di profonda riflessione. «A fine febbraio, la scuola di sci aveva chiuso e non potevo nemmeno unirmi a mio fratello, dato che anche l’attività di taglialegna era stata colpita dalle restrizioni – spiega Alessandro –.
Mi sono sentito smarrito, non sapevo cosa fare. Per me, cresciuto all’aria aperta e abituato a non stare mai fermo, si è aperto un baratro di grande tristezza e sofferenza. Ho incominciato a pensare a come avrei potuto agire per supplire a questa condizione o, per lo meno, per tenermi occupato, ma non mi veniva in mente nulla». Ma un giorno, quasi per caso, tutto cambia. «Durante la fine della scorsa estate, un mio caro amico mi scrive, chiedendomi se potevo restituirgli delle miniature de “Il Signore degli Anelli” che, mesi prima, mi aveva venduto, rassicurandomi che me le avrebbe pagate il doppio, dato che si era accorto di come quei pezzi fossero diventati molto rari. Da tempo, ero appassionato di modellini da collezione e mi dissi che io stesso avrei potuto dar vita a delle piccole creazioni che, una volta decorate, avrei poi potuto rivendere. Da quel momento, ho capito come dare una nuova forma a quella passione che, da un po’ di anni, animava il mio tempo libero». Una passione nata durante l’adolescenza: «Quando ero studente, ero molto interessato alla Storia, soprattutto quella riguardante i romani e i longobardi – racconta Alessandro –. Un interesse, condiviso con altri miei coetanei (un po’ nerd come il sottoscritto), che si accompagnava a quello per Tolkien e per il genere fantasy in generale: collezionare le riproduzioni in scala di guerrieri, soldati, personaggi storici o letterari era per me un passatempo stimolante e divertente. A casa, possedevo già diverso materiale, ma disponevo di pochissima esperienza. Ho incominciato, quindi, a seguire tutorial su YouTube e a mettermi in contatto con chi, da anni, faceva questo mestiere. Pian, piano, ho imparato a circondarmi della giusta quantità di materiale e a incrementare la mia esperienza, dando vita a delle miniature ben rifinite e a dei diorami di tutto rispetto». Un processo articolato, non semplice, che ha richiesto molta pazienza. «Dar vita a delle vere e proprie miniature, a dei pannelli e a degli sfondi, non è come dilettarsi a raccogliere pupazzetti – afferma Alessandro –. Innanzitutto, bisogna avere un’idea chiara di quel che si vuole realmente fare, del momento che si vuole rappresentare e realizzare. Si eseguono dei disegni preparatori, degli schizzi e, in base alla superficie che si vuole occupare, si calcolano misure, formato e numero di pezzi; I materiali che servono per completare un diorama sono svariati. Di solito, le miniature (in scala 1:72 e ordinabili attraverso “sprue” appositi, pensati da aziende che operano nel campo del modellismo e dei giochi da tavolo), sono fabbricate in metallo, resina o plastica, ma, per quanto riguarda il piano, entrano in gioco anche parti in compensato, polistirolo, polistirene, muschio, pietra, terriccio, silicone, cotone, stoffa, nylon, cuoio e tant’altri materiali ancora, fra cui quelli di riciclo. Per assemblare, pitturare e incollare un solo modello, possono passare pure ore, bisogna essere precisi, agili e avere una mano ferma». Un lavoro minuzioso che non lascia nulla al caso e che deve essere il più veritiero possibile. «Voglio che le mie creazioni siano credibili, sin nei minimi particolari – spiega Alessandro –. Se, per esempio, riproduco lo scenario di una battaglia, non posso posizionare in terza fila un soldato in procinto di attaccare. Proprio per questo, amo documentarmi continuamente, sia attraverso lo studio dell’anatomia umana, sia tramite i manuali di storia e i tanti programmi a, sfondo divulgativo, che trovo in tv o sul web, come, per esempio, quelli di Alessandro Barbero.
Ad oggi, posso vantare una ventina di diorama e più di mille miniature (che vanno dall’antichità classica al Basso Medioevo, passando per “Warhammer” e “Il Signore degli Anelli”) e, tramite la mia pagina Instagram, sono tanti i clienti, italiani ed europei, che mi hanno contattato per acquistare le mie creazioni. Come in ogni cosa, molto dipende anche dalla mia capacità di farmi conoscere: anche per questo, punto molto sulle esposizioni, durante feste e sagre, e presto creerò un sito ad hoc». Ma l’aspirazione di Alessandro non si ferma qui. «Per ora, le ordinazioni sono parecchie e ne sono davvero soddisfatto, ma il mio sogno nel cassetto è un altro – afferma Alessandro –, mi piacerebbe mettere i miei diorami al servizio della didattica. Sarebbe per me un onore poter andare nelle scuole con i miei manufatti per raccontare, per esempio, un momento della storia romana, che poi è la storia di tutti noi». Un entusiasmo contagioso, quello di Alessandro Bana, che, nonostante le avversità di questo periodo, ha saputo consolidarsi e fortificarsi: «In un certo senso, sono grato al Covid-19, perché, grazie ad esso, ho capito che il senso della vita è fare ciò che più ti piace e scoprire che ci sono tantissime altre persone che condividono con te questa passione e che sono contente nel vedere le tue nuove creazioni. È vero, prima avevo la possibilità di viaggiare, muovermi liberamente, conoscere nuove persone, ora svolgo un mestiere da monaco certosino, se così si può dire. Ma tutto questo fa parte del naturale cambiamento con cui ognuno di noi, prima o poi, deve fare i conti. Non vi è nulla di strano. Ho trovato il mio equilibrio e mi sento sereno, anche perché sono riuscito a ricavare, da una situazione di difficoltà, un bene. E ciò mi riempie di gioia, perché la felicità va e viene, mentre la serenità resta».