Vizi e virtù: dialogo tra Papa Francesco e don Marco Pozza, pescatore di storie

Don Marco Pozza si definisce “pescatore di storie”: una bella immagine per definire quello che è il suo quotidiano lavoro come cappellano del carcere “Due Palazzi” di Padova: “Mi piacciono le storie – ha spiegato don Marco – entrare in carcere la mattina e restare lì, come un pescatore, a tirar su delle storie”. Ma oltre che a scovarle e ad ascoltarle, in realtà a don Marco piace anche raccontarle le storie. Ed ecco, allora, che sette di queste hanno preso vita in una serie tivù intitolata “Vizi e virtù – conversazione con Francesco”, un “dialogo tra Papa Francesco e don Marco Pozza”, un progetto costruito assieme a Papa Francesco, prodotto da Elisabetta Sola e Nicola Salvi della bergamasca Officina della Comunicazione per Discovery Italia, per la regia di Dario Edoardo Viganò, in onda sul canale Nove in tre serate che, dopo la prima del 20 marzo, proseguiranno sabato 27 e domenica 4 aprile (ore 21.25, sul Nove). Sette episodi, sette storie per indagare il rapporto tra i vizi (Ira, Disperazione, Incostanza, Gelosia, Infedeltà, Ingiustizia, Stoltezza) e le virtù (Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza, Fede, Speranza e Carità), indagate attraverso tre piani narrativi differenti ma strettamente collegati tra loro che lo stesso don Marco definisce come “un viaggio tra pozzanghere e cielo”. Il primo è quello del dialogo tra don Marco e Papa Francesco che in qualche modo inquadra e commenta i temi trattati nella puntata; il secondo è il racconto delle storie di gente comune, storie vere di persone che hanno vissuto la propria esistenza in bilico tra vizi e virtù: quella dell’ex boss mafioso Domenico Vullo e della fedeltà della moglie del detenuto, trovatasi a crescere da sola i loro figli; la disperazione e la determinazione dei genitori del piccolo Sirio Persichetti, un bambino con una diagnosi di tetraparesi; Valentino Valente, un ragazzo che ha pagato con il carcere minorile il suo temperamento troppo aggressivo; la storia di Jessica Gallerani e Federica Sigon, due mamme diverse accomunate da un grande gesto di carità; la terribile dipendenza dal gioco di Tiberio Patrizi, un uomo mite e sensibile caduto nel vortice della ludopatia; la costanza di perseguire gli obiettivi dell’atleta di Ultracycling Omar De Felice; la storia di Piero Nava, inconsapevole testimone dell’omicidio del giudice Livatino. E, terzo, l’interevento di personaggi della cultura, della musica, dello spettacolo, dello sport – da Carlo Verdone a Mara Venier, da J-Ax a Sinisa Mihajlovic, da Silvia Avallone ad Elisa Di Francisca –  con interventi che nella struttura della narrazione, vogliono dare “pennellate di saggezza o di leggerezza, che offrono al pubblico una visione semplice di questi personaggi, svelando spaccati di vita inediti e inaspettati”. Mara Venier, per esempio,racconta : “ho avuto tanti episodi nella mia vita dove ci sono stati tradimenti, persone che mi hanno ferita veramente, però io rimuovo, non voglio convivere con il rancore, per cui, mi arrabbio, però poi mi placo, chiedo scusa e soprattutto dimentico chi mi ha fatto del male”, mentre Carlo Verdone rivela che per lui “non si può ridere su tutto, questo è evidente, ci sono delle cose sulle quali non si può ridere. Però quando manca lo sguardo ironico sulla realtà la vita è meno bella, meno divertente… ha meno anima”. Ma la particolarità della serie che, va detto, è veramente ben costruita, ottimamente diretta, toccante nel tracciare percorsi narrativi inconsueti e spiazzanti, nasce da una suggestione molto particolare: quella di don Marco quando scopre gli affreschi di Giotto dedicati appunto ai vizi e alle virtù, affrescati nella cappella degli Scrovegni di Padova, affreschi che don Marco, ammette, non conosceva e che scopre solo da una riproduzione a stampa vista proprio nel suo carcere. Quella stampa gli apre un mondo, dice don Marco: «non mi ero mai reso conto della grandezza che Giotto aveva lasciato a Padova, quella di una vera e propria catechesi, soprattutto vedendola riprodotta in carcere.  I vizi contrapposti alle virtù esposti sulle mura del nostro carcere mi ha fatto nascere un sospetto, cioè che è vero che nessun uomo e nessuna donna è tutto vizio o tutta virtù, in ogni uomo e in ogni donna c’è l’arcangelo e c’è la bestia, c’è il bene e c’è il male». Dopo “fede e Infedeltà”, “Speranza e Disperazione, la serie, come dicevamo, proseguirà sabato 27 con altre due storie dedicate a “Ira e Temperanza” e “Carità e Gelosia”, per poi concludersi la domenica di Pasqua (il 4 aprile) con gli ultimi tre episodi: “Stoltezza e Prudenza”, “Fortezza e Incostanza” e “Giustizie e Ingiustizia”, in un percorso che non vuole dare risposte ma porre domande: ancora don Marco: «non è l’umanità che sta dentro la Chiesa ma è la Chiesa ad abitare dentro l’umanità. Ragione per cui le domande del mondo e l’umanità che si racconta, nel suo inevitabile intreccio di vizi e virtù, è la scintilla che abita questo nostro racconto. Un lavoro immaginato, pensato e cresciuto con Papa Francesco, del quale vorrebbe essere compagno e compagnia»: perché non è vero – spiega ancora don Marco – che “finché c’è vita c’è speranza” ma, al contrario, finché c’è speranza c’è vita e, come dice papa Francesco: “la speranza è come l’ossigeno”.