Storia delle visite pastorali a Bergamo. Sulle tracce dei vescovi Cornaro e Regazzoni

Continua il nostro cammino storico sulle visite pastorali dei vescovi di Bergamo alla diocesi nel corso dei secoli. In questo contributo si soffermiamo sul periodo immediatamente successivo al Concilio di Trento (1545-63), che decretò l’obbligo della visita pastorale periodica alle diocesi, definendola uno dei doveri più gravi del vescovo. Dopo il Tridentino, nella nostra diocesi le visite pastorali furono regolari e sospese soltanto momentaneamente per vari motivi. L’obiettivo primario, per il vescovo, all’indomani del Tridentino, era di calare le riforme conciliari nella realtà locale. Era un’impresa tutt’altro che agevole. Nella nostra diocesi però, anche se caratterizzata da abusi come altre realtà, i vescovi potevano contare sulla disponibilità delle forze sane fra il clero e i fedeli nel cammino di rinnovamento. In questo intento, in una commistione fra tratti pastorale, giuridico, canonico e amministrativo, la visita pastorale assume le caratteristiche di una rigida e rigorosa verifica e controllo sulla vita del clero (residenza, moralità, doveri, formazione culturale e spirituale) e dei fedeli (pratica religiosa, morale, feste religiose, superstizioni), sullo stato materiale delle chiese (spesso trascurate, per esempio vi si depositavano sacchi di granaglie e in alcuni casi nella pisside venne scoperto un verme), sui doveri e sulla situazione amministrativa delle confraternite, dove spesso i responsabili escludevano i parroci dai controlli.

Successori del vescovo Vittore Soranzo (1547-58), morto in disgrazia a Venezia per mai provate accuse di luteranesimo e che già prima del Tridentino aveva effettuato un’attenta visita pastorale, furono Luigi Lippomani (1558-59) e il cardinale Luigi Cornaro (1560-61). Tempi troppo brevi di permanenza perché potessero compiere la visita pastorale.

Federico Cornaro e Carlo Borromeo

Fu il vescovo Federico Cornaro (1561-77), che aveva partecipato alla terza fase del Tridentino, a intraprendere una vastissima, incisiva e intelligente azione di rinnovamento, spronato anche dalla vicinanza dell’arcivescovo di Milano cardinale Carlo Borromeo.
Fu il Cornaro a indire il 1° Sinodo diocesano e ad avviare il Seminario.
Molto accurata la sua visita pastorale, indetta dopo tre mesi dal suo ingresso, anche se interrotta più volte per motivi fondati, con un attento controllo su doveri e comportamenti del clero, stato delle chiese, liturgia, devozioni, superstizioni, andamento di confraternite e luoghi pii, dottrina cristiana. Nel 1577 fu nominato vescovo di Pavia e poi cardinale.

Nel 1575, su ordine del papa, anche la diocesi bergamasca venne sottoposta alla visita apostolica, affidata al cardinale Borromeo, per verificare lo stato di rinnovamento alle luci delle direttive del Tridentino. Fu una visita molto scrupolosa e anche severa, dando frutti per secoli. La sua peregrinazione, personale o tramite fidati collaboratori, toccò tutte le parrocchie diocesane e gli mostrò una realtà assai migliorata nei diversi ambiti (clero, popolo, confraternite) rispetto ad anni precedenti, trovando più da lodare che da biasimare, come scrisse, forse con enfasi, un canonico.
Con piglio forte, il Borromeo stroncò gli abusi rimasti anche se potevano urtare persone, istituzioni e situazioni consolidate, inserendo la diocesi in un deciso cammino di rinnovamento. Le sue riforme toccarono i capitoli delle due Cattedrali, le chiese (per esempio l’obbligo della costruzione delle sagrestie, del tabernacolo e del confessionale, l’obbligo delle Confraternite del SS. Sacramento)

Gerolamo Regazzoni

Dopo il Cornaro, l’azione dei vescovi successori fu abbastanza omogenea, seguendo linee di sostanziale continuità con le indicazioni dei tre Sinodi del Cornaro e con modalità consuete, in un’azione pastorale — come sottolinea lo storico monsignor Goffredo Zanchi — che «non sembra brillare per originalità», ma dando ugualmente frutti tangibili nel clero e nel popolo. Gerolamo Regazzoni (1577-92) compì ben quattro visite pastorali, mettendo al centro soprattutto i doveri del clero. Con le modalità precedenti, i successori Giovan Battista Milani (1592-1611), Giovanni Emo (1611-21), cardinale Federico Cornaro (1623-27), figlio del doge di Venezia, poi promosso alla sede patriarcale veneziana, Agostino Priuli (1627-32) e Luigi Grimani (1633-56) visitarono tutti, anche più di una volta, la diocesi, tranne il Priuli. L’azione pastorale e riformatrice di quest’ultimo fu molto incisiva, stroncata purtroppo prematuramente dalla morte per peste. Il suo Sinodo, molto preciso e accurato, è considerato il migliore in assoluto per secoli.

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