Papa Francesco: “La Chiesa è una grande scuola di preghiera”

Papa Francesco, udienza generale. Foto Vatican Media - Sir

Papa Francesco ha dedicato l’udienza di oggi alla Chiesa come “scuola di preghiera”. “Non si può crescere senza momenti di crisi”, ha spiegato, mettendo in guardia dalla “preghiera pagana”

(Foto Vatican Media/SIR)

“I cambiamenti nella Chiesa senza preghiera non sono cambiamenti di Chiesa, sono cambiamenti di gruppo”. È il monito del Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, trasmessa in diretta streaming dalla Biblioteca privata del Palazzo apostolico. “Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”, si è chiesto Francesco sulla scorta del Vangelo di Luca: “O troverà soltanto organizzazioni, come un gruppo di imprenditori della fede, tutti organizzati bene, che fanno della beneficenza, tante cose…?”.

“Tutto nella Chiesa nasce nella preghiera, e tutto cresce grazie alla preghiera”,

ha spiegato il Papa: “Quando il Nemico, il Maligno, vuole combattere la Chiesa, lo fa prima di tutto cercando di prosciugare le sue fonti, impedendole di pregare. Per esempio, lo vediamo in certi gruppi che si mettono d’accordo per portare avanti riforme ecclesiali, cambiamenti nella vita della Chiesa… Ci sono tutte le organizzazioni, ci sono i media che informano tutti… Ma la preghiera non si vede, non si prega. ‘Dobbiamo cambiare questo, dobbiamo prendere questa decisione che è un po’ forte…’. È interessante la proposta, è interessante, solo con la discussione, solo con i media, ma dov’è la preghiera? La preghiera è quella che apre la porta allo Spirito Santo, che è quello che ispira per andare avanti”.

“Come prego?”, la domanda da porsi: “Come dei pappagalli o prego con il cuore? Prego sicuro che sono nella Chiesa e prego con la Chiesa, o prego un po’ secondo le mie idee e faccio che le mie idee diventino preghiera? Questa è una preghiera pagana, non cristiana”.

“La Chiesa è una grande scuola di preghiera”, l’esordio di Francesco: “Molti di noi hanno imparato a sillabare le prime orazioni stando sulle ginocchia dei genitori o dei nonni”. “La vita di una parrocchia e di ogni comunità cristiana è scandita dai tempi della liturgia e della preghiera comunitaria”, fa notare il Papa: “E questo è un compito essenziale della Chiesa: pregare ed educare a pregare. Trasmettere di generazione in generazione la lampada della fede con l’olio della preghiera. La lampada della fede che illumina, che sistema le cose davvero come sono, ma che può andare avanti solo con l’olio della preghiera. Altrimenti si spegne.

Senza la luce di questa lampada, non potremmo vedere la strada per evangelizzare, anzi, non potremmo vedere la strada per credere bene; non potremmo vedere i volti dei fratelli da avvicinare e da servire; non potremmo illuminare la stanza dove incontrarci in comunità… Senza la fede, tutto crolla; e senza la preghiera, la fede si spegne. Fede e preghiera, insieme. Non c’è un’altra via”.

“L’abito della fede non è inamidato, si sviluppa con noi, anche attraverso momenti di crisi e risurrezioni”, precisa il Papa: “Anzi, non si può crescere senza momenti di crisi, perché la crisi ti fa crescere. E il respiro della fede è la preghiera: cresciamo nella fede tanto quanto impariamo a pregare”. “Dopo certi passaggi della vita, ci accorgiamo che senza la fede non avremmo potuto farcela e che la preghiera è stata la nostra forza”, l’analisi di Francesco: “Non solo la preghiera personale, ma anche quella dei fratelli e delle sorelle, e della comunità che ci ha accompagnato e sostenuto, della gente che ci conosce, alla quale chiediamo di pregare per noi”. “Anche per questo – osserva il Papa – nella Chiesa fioriscono in continuazione comunità e gruppi dediti alla preghiera. Qualche cristiano sente perfino la chiamata a fare della preghiera l’azione principale delle sue giornate”. Nella Chiesa, inoltre, “ci sono monasteri, conventi, eremi, dove vivono persone consacrate a Dio e che spesso diventano centri di irradiazione spirituale, irradiano spiritualità. Sono piccole oasi in cui si condivide una preghiera intensa e si costruisce giorno per giorno la comunione fraterna. Sono cellule vitali, non solo per il tessuto ecclesiale ma per la società stessa. Pensiamo al ruolo che ha avuto il monachesimo per la nascita e la crescita della civiltà europea, e anche in altre culture”.

“Pregare e lavorare in comunità manda avanti il mondo. È un motore”,

assicura il Papa: “Se cessa la preghiera, per un po’ sembra che tutto possa andare avanti come sempre, per inerzia, ma dopo poco tempo la Chiesa si accorge di essere diventata come un involucro vuoto, di aver smarrito l’asse portante, di non possedere più la sorgente del calore e dell’amore”. L’esempio citato è quello de santi: “Spesso agli occhi del mondo contano poco, in realtà sono quelli che lo sostengono, non con le armi del denaro e del potere, dei mezzi di comunicazione e così via, ma con le armi della preghiera”.