Arriva la Superlega. Uno schiaffo a sport ed educazione

Morale (triste) della favola: è nata la Superlega. Alla fine non vissero tutti felici e contenti, ma vinsero i soldi; e quando a vincere sono soldi ed interessi personali, tutto va in rovina, anche lo sport e l’educazione. L’annuncio è di poche ore fa: è nata la Superlega, una competizione per club a numero chiuso alternativa alla Champions League, che riunirà le “migliori” squadre europee in una sorta di super elite. Proprio così: si tratta di una competizione calcistica privata (ossia non regolata da enti quali Fifa, Uefa e leghe nazionali), a cadenza annuale, nella quale a sfidarsi saranno i club più blasonati d’Europa. Le squadre che potranno partecipare saranno 20: 15 qualificate di diritto (ossia col posto assicurato, sempre!) e 5 tratte da ciascuno dei maggiori campionati (ossia, una squadra per campionato), per risultati conseguiti nella stagione precedente. Alcune reazioni mi sorgono spontanee, a caldo.

Prima di tutto, inorridisco all’idea di un campionato che accolga, di fatto, solo i club con maggiori capitali e interessi economici. Peraltro, con grandi ombre, perché tra i club, anche italiani (sono tre al momento gli aderenti: Juventus, Inter e Milan), aderenti alla nuova competizione, ve ne sono alcuni con bilanci costantemente in rosso per centinaia di milioni di euro e che, nonostante questo, da parecchi anni non vincono nulla: dunque, pieni di debiti e senza trofei da anni. Si parteciperà quindi grazie ai meriti legati alle competizioni internazionali vinte trent’anni fa? Ridicolo. Una seconda questione, che lego all’educazione, che mi sta sempre a cuore. Educhiamo i nostri ragazzi a dare il meglio di sé, a conquistare le loro soddisfazioni con impegno e fatica, a rialzarsi dopo una delusione, a non darsi mai per sconfitti in un’esperienza, soprattutto in partenza. Bene, la Superlega distrugge questi elementi educativi decisivi.

Ti chiami Atalanta, Sassuolo, Udinese, Chievo, Sampdoria ecc.? Bene, anche se sul campo, in questi anni, hai ottenuto, grazie alla serietà delle società, ad allenatori competenti, a bilanci rigorosamente in ordine, al lavoro con giovani trasformati in campioni con il duro lavoro, alla fatica vissuta insieme di un gruppo affiatato sul campo e fuori, risultati straordinari e impensabili anche solo fino a pochi anni prima, tu non farai parte di questa competizione. Perché lì ci va chi ha i soldi (e mega debiti..) e chi, come affermò Andrea Agnelli con un’espressione delirante, “chi ha storia internazionale”: certo, perché la storia si è conclusa con la sua squadra, che vinse l’ultimo trofeo europeo (la Champions) quando io avevo 12 anni, nel 1996. E, ovviamente, la storia europea di alcune società, vedi l’Atalanta, che è in costruzione in questi anni, con grandi meriti di molti, vale zero. E così, chi ha i soldi può decretare che la storia di chi ottiene i risultati sul campo, con impegno, vale zero. Addio allo sport sano e all’educazione.

Anche nel calcio ci sono le caste e a far parte delle più alte sono sempre le stesse squadre, in accordo tra loro. Gli enti principali legati al mondo del calcio, Fifa, Uefa e leghe nazionali, insieme a diversi premier di paesi europei, ministri dello sport, campioni del calcio di ieri e di oggi, squadre importanti che hanno rifiutato di aderire a una proposta immorale (Paris Saint Germain, Bayern Monaco e Borussia Dortmund in testa), stanno opponendo resistenza e chiedendo sanzioni pesanti per chi ha creato la Superlega, presieduta dal presidente del Real Madrid, Florentino Perez. Non so cosa accadrà, forse i soldi vinceranno davvero e le sanzioni non ci saranno. Che fare per non assecondare questa scelta dei ricchi che rovina sport ed educazione? Semplice: lasciare spenta la televisione e non abbonarsi. Che i ricchi giochino tra loro, senza che alcuno li guardi e faccia il tifo.