Migrazioni. In Italia e nel mondo. Il saggio di Franco Valenti

La proposta di lettura della Biblioteca diocesana del Seminario Giovanni XXIII di Bergamo: “Migrazioni. In Italia e nel mondo“, di Franco Valenti.

La scelta, già nel titolo, di parlare di migrazioni, collocando il contesto italiano in quello mondiale più ampio, rivela intuitivamente la prospettiva cosmopolita che sta alla base del saggio di Franco Valenti. Secondo l’autore, infatti, i processi migratori contemporanei dovrebbero essere analizzati in modo olistico, considerando i rapporti di forza tra gli stati, le crisi umanitarie globali e la contrazione delle frontiere causata dalla globalizzazione, ma anche ricordando quella storia di migrazioni che ci ha riguardato più da vicino e auspicando una “cittadinanza cosmopolita di prossimità” che aprirebbe a scenari futuri dove i migranti siano considerati risorse piuttosto che minacce. 

Il contributo di Valenti, consulente internazionale in materia di politiche per l’immigrazione, offre quindi un importante spunto di riflessione, supportato anche da dati statistici, per meglio comprendere lo scacchiere globale contemporaneo e la complessità dei fenomeni migratori. 

In primo luogo, l’autore ci ricorda che l’Italia, così come gli altri paesi europei, è stato, ed è ancora, un paese di emigrazione oltre che di immigrazione, avvantaggiato però da una politica dei visti che consente ai propri cittadini un’ampia libertà di movimento, rispetto ad altri Stati, come quelli africani e asiatici che, paradossalmente, sono caratterizzati da un capitale umano più elevato e da una significativa crescita del PIL. In secondo luogo, l’immagine, spesso amplificata dai media e dalla politica, dello straniero quale usurpatore di lavoro e ricchezze, nonché importatore di religioni e culture avverse, non sarebbe convalidata dai numeri e dalle percentuali che rivelano, piuttosto, un inesorabile declino demografico nel vecchio continente e una crisi dei sistemi di welfare difficile da contenere. 

Secondo Valenti, si renderebbe dunque necessaria una collaborazione proficua tra gli Stati in un’ottica di investimento sul futuro ma anche di ripensamento degli attuali paradigmi di gestione dei flussi migratori, in modo da riuscire a superare l’attuale rimedio emergenziale rivelatosi inefficace.

Chiara Maino