Diario del Ramadan. La gentilezza rende le persone migliori

Proponiamo anche quest’anno una rubrica per raccontare il Ramadan e capire meglio e più da vicino che cosa accade in questo periodo nelle comunità musulmane che vivono tra di noi. L’iniziativa nasce in collaborazione con l’Ufficio diocesano per il dialogo interreligioso di Bergamo: un approfondimento culturale a sostegno della conoscenza reciproca e del dialogo. Protagonista di questo “diario” è Noha, una giovane studentessa universitaria che vive e lavora nella nostra provincia.

Oggi è il 22 di aprile. Ramadan è iniziato il 13. Il che significa che siamo al 10 di Ramadan. Son già passati dieci giorni, il tempo sta volando. Ormai mi sono abituata alla nuova routine: mi alzo al mattino, mi lavo faccia e i denti stando attenta a non bere acqua, mi metto alla scrivania e inizio a lavorare alla mia tesi. Ho finito le ore di tirocinio il che significa che ho più tempo libero. La pausa pranzo la passo guardando qualche episodio su Netflix, due o tre in base alla voglia che ho di ritornare sui libri. Non mento: qualche volta mi è capitato di addormentarmi a metà episodio e svegliarmi rintronata a metà pomeriggio. Quest’anno son più pigra del solito e faccio meno movimento e oggi, che devo ritirare dei libri dalla biblioteca, ne approfitto per uscire a fare una camminata, cambiare aria e fare un po’ di attività fisica. Mentre passeggio per Via XX Settembre, noto con un lieve senso di malinconia che i bar sono vuoti, alcuni addirittura chiusi. In giro qualche persona ha una tazza di caffè bollente da asporto in una mano e il cane a guinzaglio nell’altra. Ma i tavolini, solitamente stracolmi di drink e piatti di aperitivo, sono deserti. Con il Covid-19 sembra quasi che anche Bergamo sia a digiuno. Ricordo gli anni passati, durante il Ramadan, andare in giro era quasi un’autopunizione: le tentazioni erano ovunque. Gelaterie piene di persone che si gustavano un gelato o camerieri dei bar che sfrecciavano con vassoi pieni di bevande fresche e taglieri di cibo facendoti venire l’acquolina in bocca e la voglia di unirti all’abbuffata. Adesso, con i locali chiusi e il cibo disponibile solo da asporto, le persone si chiudono in casa a mangiare ed è difficile trovare in giro qualcuno con delle pietanze in mano. Almeno non con la stessa frequenza di prima. Proseguo la mia passeggiata in direzione della biblioteca. Lì, vengo accolta da un bibliotecario scorbutico: mi guarda, senza salutare, e poi si rivolge alla collega con tono scocciato: “Se hai finito non devi stare qui ad aspettarmi, portali giù in magazzino!”. Subito mi innervosisco per lo sguardo e il tono antipatico dell’uomo. Mi avvicino salutando e presento il mio tesserino. Lui, senza neanche ricambiare il saluto, lo scannerizza e mi liquida dicendomi che il libro sarà disponibile solo tra mezz’ora. Avrei voluto rispondergli con lo stesso tono scorbutico ma mi ricordo che durante il mese di Ramadan devo cercare di eliminare tutte le cattive abitudini. Quindi faccio un respiro profondo e m’immagino che possa avere avuto una giornata lunga e stressante. Ringrazio con un sorriso e decido di tornare dopo mezz’ora. Questo mio cambio di atteggiamento mi ha fatto subito sentire meglio. Probabilmente se avessi risposto male, avrei discusso con l’uomo e mi sarei portata il peso e la frustrazione del battibecco per un po’. Di certo non è facile resistere a questi impulsi e alla tentazione di “ripagare con la stessa moneta” anche perché spesso non si dà peso alle conseguenze che ne derivano. Scegliendo di essere gentile però avevo evitato di creare quest’energia negativa sia in me che in lui. E probabilmente ero riuscita anche a tenere valido il mio digiuno. Infatti, durante il Ramadan è importante non cedere a nessun tipo di tentazione non solo carnale o riguardante il cibo ma anche comportamenti impulsivi guidati dalla natura irascibile dell’uomo. Nell’Islam piccoli gesti come sorridere, ricambiare il saluto oppure essere pazienti, sono azioni fondamentali considerate hasanat (buone azioni) perciò comportano una buona ricompensa. Durante il Ramadan, inoltre,  l’Islam ci spinge a essere persone migliori moltiplicando il peso e il valore di tutte queste hasanat rispetto agli altri giorni dell’anno: farne una è come averne fatto dieci, venti, cento o mille. Il mese di Ramadan è quindi il mese perfetto per praticare queste nuove abitudini e migliorare sé stessi. Ovviamente questo “allenamento” serve per costruire abitudini durature che devono essere mantenute per tutto il resto dell’anno. Cosa che però, data la natura umana, non è scontata. Infatti, ecco perché se avete qualche conoscente musulmano lo avrete visto diventare “un musulmano e una persona migliore” durante questo periodo per poi tornare alle sue solite abitudini. Io stessa cado in questa trappola e non riesco a mantenere tutte le buone abitudini che ho costruito durante il Ramadan. Tuttavia, anno dopo anno cerco di migliorare e imparare sempre qualcosa di nuovo e se durante l’anno perdo qualcosa, cerco di riprenderlo e di reintrodurlo ricordandomi gli effetti benefici che ho provato sulla mia pelle durante il mese di Ramadan. Ecco perché per me è molto importante il periodo di Ramadan non solo dal punto di vista puramente religioso ma anche spirituale: mi aiuta a crescere e creare abitudini che mi rendono una persona migliore che vive in pace con sé stessa e con gli altri. 
Noha Tofeile