Naufragio nel Mediterraneo: “Un grido non ascoltato che ci interroga”

“L’ennesima tragedia nel Mar Mediterraneo, cimitero assurdo di altri 130 migranti, morti dopo due giorni di invocazione di aiuto non ascoltata” è “un nuovo episodio di ‘barbarie dal volto umano’ aggiunta a tante altre, documentate con attenzione dalla nostra stampa cattolica”. Così mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto e delegato per i migranti della Conferenza episcopale siciliana, ha commentato l’ennesimo naufragio di migranti nel Mediterraneo. “Fratelli tutti”, prosegue il vescovo, “non è un semplice sogno del Papa o di alcuni visionari. È l’unico futuro degno dell’umanità”. “Così, con tanti altri, mentre chiediamo all’Europa dei governanti di ripensare a una rinascita dalla pandemia nel segno dell’apertura alla famiglia umana e dell’attenzione ai più deboli, ci sentiamo tutti coinvolti per la nostra parte nell’esodo necessario dall’indifferenza alla fraternità”, aggiunge mons. Stagliano, ricordando che “la Chiesa, per questo, pone segni, accogliendo i poveri del territorio e i migranti con reti di prossimità e presidi di legalità, e vuole essere segno di un’umanità fraterna”. “Le sue prese di posizione – spiega – non sono dettate da ‘visioni politiche’, ma dall’urgenza del senso della giustizia del Vangelo. Tantomeno propongono ‘soluzioni tecniche’ alla politica, mentre non possono non fare appello alla coscienza di tutti, perché si resti umani e si consegni alle nuove generazioni un mondo bello e ospitale”.
“Aiutare vite in difficoltà, accresciute nei nostri territori dalla pandemia, e soccorrere vite in pericolo è un dovere a cui non si può venire meno, perché ogni persona, soprattutto se nel bisogno e in pericolo, è immagine di Dio e sua visita”, ammonisce Staglianò, convinto che “aiutando e salvando i più deboli salviamo anche noi da un’indifferenza che anestetizza e insterilisce”. È tempo di coraggio, di generosità, di visione lungimirante”. “È tempo di una nuova immaginazione della società aperta e solidale, che si radica nel cuore di chi vuole restare umano e consegnare un’eredità di vita buona ai figli”, continua il vescovo che ritiene “indispensabile evitare di fermarci alle parole: è urgente impegnarci a esserci con quella carità che, come lucidamente affermava il beato Antonio Rosmini, è vera se unisce corpo, intelligenza e cuore!”.
Ricordando l’intenzione di preghiera recitata ieri in tutte le parrocchie della Sicilia per volere dei vescovi della Regione, mons. Staglianò conclude affermando che “l’esodo che urge è il passaggio dall’indifferenza alla fraternità, per dare senso alla preghiera cristiana, diversamente alienante”.Alberto Baviera