Cattonerd: quattro giovani raccontano la fede sul web con la lingua di fumetti e serie tv

Quattro ragazzi di Roma – Dario, Alex, Monica e Debora – che hanno miscelato le loro passioni. Ne è nato un progetto che si è poi diffuso in tutta Italia, attirando l’interesse e il coinvolgimento di un’altra trentina di laici e religiosi, grazie alla loro costante apertura ad altre collaborazioni. 

Cattonerd nasce nel 2013 da un incontro fra persone con storie diverse ma interessi comuni. “Siamo due ragazzi e due ragazze che ci siamo conosciuti la prima volta a una fiera del fumetto e poi ci siamo incontrati una seconda volta ai Dieci comandamenti, l’esperienza nata da don Fabio Rosini – inizia a raccontare Dario, uno dei fondatori -. Dopo le serate ci trovavamo spesso a scherzare condividendo le nostre passioni: fumetti, serie tv, manga e videogiochi. Passavamo senza soluzione di continuità dai Dieci comandamenti alle nostre passioni. A un certo punto le due cose si fondevano e l’anno successivo è nata l’idea di iniziare a parlare di fede attraverso la metafora dei nerd, di provare ad evangelizzare non partendo dal brano biblico in sé ma, per esempio, dal fumetto”.

Dalle proprie passioni un linguaggio anticonvenzionale per provare a parlare di Dio in modo simpatico e accattivante. “Abbiamo provato a scherzare e parlare anche con altre persone non credenti: utilizziamo ciò che ci piace e lì dentro raccontiamo in cosa crediamo, trovando così un punto di contatto anche tra esperienze e punti di vista diversi”.

Tanti gli strumenti utilizzati. “Abbiamo iniziato con un web magazine, una rivista online in cui scrivere articoli per spiegare aspetti della dottrina, della fede, della liturgia, partendo da una serie tv o un fumetto. Abbiamo utilizzato due approcci diversi: o prendiamo un’opera ed estrapoliamo il messaggio cristiano (anche se gli autori sono atei o di altre religioni, guardiamo la compatibilità, senza ricercare messaggi subliminali o reconditi); oppure, viceversa, partire dal messaggio evangelico, dalla Bibbia e trovare poi degli esempi concreti in cui comunicare quel contenuto”.

Dal sito internet con cui sono partiti, i Cattonerd approdano presto sui social network. “Abbiamo iniziato a fare dei meme sui social, sempre con lo stesso spirito. Nel 2013 i cattolici erano su internet solo per fare apologetica o politica, con un atteggiamento di contrapposizione all’ondata ateista e anticlericale dell’inizio del millennio, ma sempre in maniera seriosa e impostata. Noi abbiamo provato ad utilizzare un atteggiamento diverso, fatto di leggerezza e anche autoironia: insomma, abbiamo detto basta al clima di pesantezza, per tornare ad essere aperti al dialogo, senza antagonismi e senza sentire il dovere di combattere contro qualcosa o qualcuno”.

Uno dei luoghi dove i Cattonerd si sentono a casa è Lucca. “Tutti gli anni facciamo una sorta di pellegrinaggio al Lucca Comics. Questa città è da un lato Lucca la bianca, con la sua forte cristianità, dall’altro lato è la sede del fumetto. Lì abbiamo iniziato a sponsorizzare la Messa dei Cosplay, dove un prete permette di partecipare alla funzione ai ragazzi vestiti da fumetti, e abbiamo partecipato ad altre attività della diocesi di Lucca (nell’ultima edizione, per esempio, ad una conferenza)”.

Oggi tra gli strumenti di comunicazione prediletti c’è anche Youtube. “Lo utilizziamo innanzitutto per pubblicare i video delle conferenze che abbiamo organizzato o a cui abbiamo partecipato e delle interviste che abbiamo fatto. Ultimamente riportiamo anche le live che stiamo organizzando su Twitch: abbiamo chiamato questi eventi ‘Birra con Cattonerd’. Invitiamo uno o più ospiti a discutere come se fossimo in un pub, un posto dove bere, ridere e scherzare, un’occasione per trattare argomenti anche profondi ma con la capacità di scherzarci su in maniera semplice. Abbiamo fatto, per esempio, dei live sulle origini di Halloween, sulla castità, sul fidanzamento, su Tolkien, sul trashendantale (le forme di devozionismo popolare che risultano pacchiane, per esempio le immagini glitterate, quella cultura cattolica che ha perso il senso di bellezza). Creiamo un dibattito e ci ridiamo sopra, senza perdere il rispetto per l’argomento. È importante per questi eventi la presenza del pubblico, che scrive mentre facciamo la live: questa interazione attiva spesso porta a deviare gli argomenti, gli spettatori sono come un ospite in più, possono modificare il corso della puntata. I contenuti video poi vengono anche convertiti in podcast per chi ritenesse questa forma più comoda. Proprio in questo periodo ci stiamo organizzando anche per produrre dei contenuti più specifici per Youtube: ogni social, infatti, ha le sue forme di linguaggio”.

Per Dario e gli altri tre fondatori, tutte queste attività vengono portate avanti nel tempo libero. “Non è un’attività lavorativa, nessuno di noi lo fa a tempo pieno né ci guadagna. Ci mettiamo mano nel tempo libero del tempo libero e non sempre è facile perché nel frattempo siamo cresciuti, oggi abbiamo tra i 30 e i 40 anni…”.

Soprattutto alle sue origini, un progetto di questo tipo ha fatto storcere il naso a qualcuno. “Il primo giorno in cui siamo andati online era la festa di Tutti i Santi, perché sapevamo che un progetto del genere aveva bisogno del patrocinio di tutti i Santi – scherza Dario -. All’inizio è stato complicato: ci prendevamo per blasfemi oppure pensavano che volessimo prendere in giro i cristiani. Adesso è diventata cosa comune, ma fino a qualche anno fare i meme cristiani era impensabile”.

Cattonerd è un’esperienza che ha donato e sta donando tanto innanzitutto ai suoi fondatori. “Abbiamo vissuto la possibilità di entrare nelle nostre passioni con uno sguardo più attento a ciò in cui crediamo, di godere di quello che il mondo offre senza ricorrere sempre alla demonizzazione con cui spesso ci si pone nei confronti di videogiochi e serie tv – spiega Dario -. Si tende a pensare Dio da una parte e ciò che mi piace dall’altra. La possibilità di trasformare le nostre passioni in un modo per far conoscere Dio ci ha dato un senso di libertà enorme. È stato invece una cosa bellissima capire che Dio mi chiama anche attraverso le mie passioni, Dio è presente nella mia vita anche lì”.

In questo gli fa eco anche Monica: “Tutto è nato all’interno di un percorso di fede – racconta -, abbiamo scoperto che Dio centrava con la nostra vita a tutti i livelli, ovunque noi vivessimo, non solo nei momenti in cui eravamo in parrocchia. Ci siamo chiesti: non può essere che, anche nel tempo che passiamo su cose nerd, Dio ci sta parlando? Volevamo provare con la nostra esperienza a superare la contrapposizione tra sacro e profano, anche grazie al tono scherzoso dei nostri contributi. Nella nostra follia è nata una bella rete di conoscenze e amicizie e questo ci ha fatto crescere anche a livello di fede, oltre che nella nostra amicizia”.