Matteo Bergamelli: “Ho scoperto la bellezza della fede e lo racconto sui social”

“Guardate a Lui e sarete raggianti”. Matteo Bergamelli si presenta così sul suo profilo Instagram. La gioia di cui ha parla è quella che colora la sua vita e traspare dal sorriso che si spalanca sul suo volto. 31 anni, originario di Nembro, anche se attualmente vive in provincia di Padova, dove lavora come programmatore in un’azienda informatica. 

La sua esperienza di blogger, che l’ha portato oggi ad avere quasi 12 mila seguaci su Instagram, nasce dal suo cammino di fede. “Sono credente e ho sempre frequentato la parrocchia – inizia a raccontare -, ma ad un certo punto ho sentito il desiderio di approfondire la mia fede. Così nel 2016, l’anno del giubileo della misericordia, ho deciso di partire a piedi, da solo e senza soldi, per andare a Roma e fare esperienza della misericordia di Dio. La sfida si è rivelata una sorpresa grandissima: Dio non mi ha abbandonato, mi ha mostrato tutta la sua provvidenza attraverso le persone incontrate. A un certo punto, per esempio, mi sono fatto male a un piede: una persona mi ha prestato una bici e sono arrivato a Roma con quella”.

Oltre a vivere questo viaggio in prima persona, Matteo ha provato anche a raccontarlo attraverso i social network. “Ho pensato alla possibilità di condividere video e foto, mi sembrava un’opportunità veramente bella. Comunicavo qualcosa di semplice, concreto ma allo stesso tempo molto significativo: un ragazzo laico parte nelle sue vacanze, fa un’avventura, scopre un sacco di gente che gli vuole bene e dietro di loro vede la presenza di Dio. Penso sia un messaggio potentissimo”.

Il racconto del suo viaggio è diventato un libro, che nel titolo ‘Racconti di un pellegrino rosso’ riecheggia i celebri ‘Racconti di un pellegrino russo’, adattato al colore dei capelli di Matteo.  “Tutto è cominciato da lì. Mi sono detto: dato che mi piace fare foto, usare i social e comunicare, perché non farlo durante tutto l’anno? Non solo quando sono in vacanza, ma anche nella quotidianità… Così ho cominciato a raccontare la mia esperienza di fede”.

La prima esperienza si svolge su una radio. “Ho iniziato a raccontare quello che facevo nella mia settimana attraverso Radio fra le note, la web radio di un sacerdote genovese, don Roberto Fiscer. La trasmissione si chiamava: ‘Il Signore, Bergamelli!’. Raccontavo la mia esperienza di Dio nel quotidiano, quella di un giovane che vive da solo, lavora, ha le sue passioni e va a Messa tutti i giorni”. 

Ma dalla radio nasce anche il tentativo di utilizzare lo strumento dei social. “Per provare a parlare di fede in modo simpatico ho sviluppato una serie chiamata ‘Catechinsta’, ovvero catechismo attraverso Instagram. Ho provato a raccontare la fede a partire da alcuni oggetti che vedevo nella mia quotidianità. Per esempio, alla foto di un pacco di Amazon, che ha sul retro un adesivo a forma di croce, ho associato la frase: ‘Dio ti ama per prime, non ti tira pacco e quando lo accogli è uno sballo’. O ancora la foto del mio angolo di preghiera con croce e candela ridenominato ‘praystation: l’unica che ti dà uno stick di gioia’. L’esperienza di Catechinsta diventerà presto oggetto anche di un libro, che sto scrivendo con le edizioni Paoline. Tutto questo mi ha aperto anche alle testimonianze: hanno cominciato a scrivermi ragazzi, animatori e sacerdoti che vedevano in me una fede fresca, genuina, e mi chiedevano la disponibilità ad andare nella loro parrocchia per raccontare la mia esperienza. Instagram mi ha permesso di incontrare moltissime persone: sono stato a fare una cinquantina di serate in un anno, per esempio a Trento nella scuola salesiana, a Matera dall’ufficio di pastorale giovanile, a Napoli, a Genova e un po’ in tutta Italia. Ultimamente ne sto facendo molte su Zoom. La cosa bella dei social è che ti aprono a relazioni reali”.

Il mondo dei social continua ad evolversi e non c’è solo Youtube. “Da poco, per esempio, mi sono buttato su Tik Tok per esserci anche in questa piazza virtuale. Ho provato anche ad utilizzare Youtube: perché non fare video? Su una storia di Instagram ho chiesto se qualcuno poteva prestarmi una buona macchina fotografica. Dopo poco tempo mi è arrivato un pacco da Genova con una Reflex in regalo, con la richiesta di usarla bene. Ho fatto qualche video anche se la piattaforma dove riesco ad esprimermi meglio resta Instagram”.

Diversi mezzi per comunicare un messaggio importante. “Provo a raccontare quello che Dio mi dà: quando ti fa un regalo è talmente grande che devi condividerlo, altrimenti va a male. È come quando vado a trovare mia nonna a Nembro: lei mi dà sempre un salame intero e una formaggella intera, ma io vivo da solo, così devo darne un po’ ai miei colleghi e ai vicini di casa, altrimenti rischierei che vadano a male”. 

Gli stimoli arrivano dalla vita quotidiana. Straordinario nell’ordinario. “Provo a comunicare quello che vivo ogni giorno da laico che lavora: stare con Dio è tanta roba. Raccontare e fare memoria è come rivivere una determinata esperienza positiva, rientrare nelle cose belle che Dio ti dà. Questa esperienza mi ha aperto un sacco di porte, mi ha fatto conoscere tantissime persone e io sono convinto che tutto questo non sia solo una cosa bella per me: quando fai le cose per Dio ci guadagnano tutti, anche gli altri: è solo Lui che dal niente fa tutte le cose”.

Matteo è partito da zero e ora è molto seguito su tutti i suoi canali. Come è stato possibile? “Tu fai il possibile e Dio farà l’impossibile. Ultimamente capisco che non contano tanto i numeri, Dio non guarda i numeri ma i nomi, i cuori. La sua logica è lasciare le 99 pecore per andare in cerca di quella smarrita, allontanarsi dalle moltitudini per andare da Zaccheo. C’è per me il rischio di essere concentrato sui numeri, ma penso che sia importante la genuinità di un messaggio: il seme ha in sé stesso la forza di crescere: quello che la Parola di Dio incarna nella tua vita ha in sé la forza di diffondere il bene. Non dobbiamo concentrarci troppo sulle strategie di crescita numerica, ma piuttosto sul lasciare crescere in me questo seme e lasciargli esprimere la potenza che contiene”.Matteo Bergamelli