Romano, quaderno del Macs sul convento di S. Maria della Misericordia

«Maggio è il mese dedicato alla Madonna e alla sua devozione e quest’anno il Papa ha chiesto, in particolare, di pregare attivando tutti i santuari del mondo». Con quest’introduzione, don Tarcisio Tironi, Direttore del Macs di Romano di Lombardia, ha presentato sabato scorso il secondo quaderno del M.A.C.S. intitolato «Il Convento di S. Maria della Misericordia (1481-1769) Tre opere al M.A.C.S» che è stato scritto da Bruno Cassinelli, architetto romanese, amico e volontario del museo scomparso pochi mesi fa.

«i Quaderni del M.A.C.S. – Collezione firme d’autore» è l’iniziativa editoriale promossa dal Museo di Arte e Cultura Sacra di Romano di Lombardia nell’ambito dell’850° anniversario della fondazione della città in collaborazione con l’amministrazione comunale, «ricostruendo la conoscenza della nostra città» afferma don Tironi. Dopo la pubblicazione del primo quaderno, dedicato al restauro del leone alato presente in Piazza Roma a Romano, in questo secondo libretto, si dà spazio al convento agostiniano di Santa Maria della Misericordia la cui soppressione dalla Repubblica di Venezia, avvenuta nel 1769, ha fatto perdere ogni traccia.

Grazie agli studi dell’architetto Bruno Cassinelli, «attraverso le mappe antiche», precisa don Tironi, questo convento era stato costruito nel 1481 e sorgeva nei campi a est, al di fuori delle mura, a sud, della città romanese, vicino alla chiesa Madonna del Ponte, in strada della Ràsica, ora via dei Patrioti Romanesi ed era composto da: chiesa, sagrato, due chiostri e brolo. Nonostante la demolizione di questo convento, a Romano di Lombardia, esistono tre vie che ricordano tre famosi Agostiniani della città: Giovanni da Romano (fine ‘300-inizio ‘400), celebre oratore e Priore del Convento di S. Agostino in Bergamo; Belino Crotti (1400-1458), a cui si deve la presenza a Romano di Lombardia delle reliquie di Santa Maria Maddalena e cappellano di Bartolomeo Colleoni; Lattanzio Aglio (morto nel 1552), versatile in ogni disciplina ecclesiastica e predicatore. Inoltre, un altro aspetto importante è il recupero di tre opere d’arte, attualmente conservate nelle sale espositive del M.A.C.S. che furono tolte dalla chiesa conventuale prima della sua demolizione: la prima è Mostra di tabernacolo tardo quattrocentesca in pietra; la pala d’altare della cappella della B.V. della Cintura realizzata nel primo decennio del Seicento da Giovanni Paolo Cavagna; la statua lignea di sant’Antonio da Padova.

La «Mostra di Tabernacolo» è un pannello di pietra bianca arenaria di altezza 160 cm e largo 115 cm ed è stato datato negli anni immediatamente precedenti alla consacrazione della chiesa, avvenuta nel 1494. Quest’opera è un esempio di tabernacolo eucaristico figurato in uso nel periodo antecedente alla Riforma luterana e alla successiva Controriforma cattolica ed era situato nella cappella absidale della chiesa conventuale. Alla metà del XVII secolo, questo tabernacolo venne spostato e posto sul fronte libero della facciata esterna dell’Oratorio Madonna del Ponte, eretta nel 1627 dagli agostiniani. Nel 1937, su volontà dell’allora vescovo monsignor Bernareggi venne portato in Curia fino al settembre 2006 quando il tabernacolo venne restituito alla Parrocchia di Romano, in occasione dell’inaugurazione del M.A.C.S..

Pala d’altare «Madonna della cintura con i santi Agostino, Monica, Nicola da Tolentino e offerenti» di Giovanni Paolo Cavagna

La seconda opera è la pala d’altare dedicata alla Madonna della Cintura di Giovanni Paolo Cavagna. Risalente al primo decennio del Seicento, era collocata inizialmente sopra l’altare della cappella della B.V. della Cintura nella chiesa conventuale di S. Maria della Misericordia. Nel 1780, dopo il Decreto di soppressione del convento, la pala del Cavagna venne venduta al conte Giacomo Carrara da parte di Francesco Galbiati per 87 lire. Il dipinto, ora nel patrimonio del Museo dell’Accademia Carrara, è dal 2018 in comodato temporaneo al M.A.C.S. di Romano ed è esposto nella Sala 5 Girolamo da Romano. Quest’opera è intitolata «Madonna della cintura con i santi Agostino, Monica, Nicola da Tolentino e offerenti» e raffigura la Madonna assisa su una nuvola tra una schiera di angeli adoranti con il Bambino in braccio mentre consegna a S. Agostino una cintura alla presenza di S. Monica e S. Nicola da Tolentino; ai lati sono presenti sei offerenti, di cui tre uomini e tre donne, i committenti dell’opera. Ed è proprio da questo gruppo che, dichiara don Tironi, «io e Bruno iniziamo la ricerca sugli offerenti», scoprendo che sono gli eredi delle famiglie dei fratelli Innocente (1535-1597) e Giacomo (1545-1600) Firmino da Calepio che abitavano al di fuori delle mura di Romano e sono: i tre figli di Innocente, Giacomo, Francesco e Antonio, le due figlie di Giacomo, Elisabetta e Margherita e la loro mamma, rimasta vedova, Domitella.

Infine, la terza opera recuperata riguarda la statua lignea di S. Antonio da Padova, realizzata nel 1653 da un autore ignoto di origini lombarde. Il suo legame con il convento agostiniano romanese è dovuto a causa delle dispute, ormai passate vicende processuali che avevano coinvolto sia i frati del convento sia il donatore della scultura. La statua raffigura il Santo come nell’iconografia tradizionale e si presenta a grandezza naturale, policroma ed è posta al Macs e vicino al pannello «Mostra di Tabernacolo».

La statua lignea S. Antonio da Padova e «Mostra di Tabernacolo» esposte al Macs di Romano

Il secondo quaderno «Il Convento di Santa Maria della Misericordia (1481-1769) Tre opere al M.A.C.S.» si può acquistare presso il Museo di Arte e Cultura Sacra di Romano di Lombardia al costo di 10 euro. Per visitare le tre opere al museo, l’accesso è libero e gratuito il mercoledì e giovedì dalle 9.30 alle 12.30, mentre il venerdì, il sabato e la domenica dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.30.